DISTURBO OTTICO

Post N° 20


Mi porto fuori, ma solo con la mente ed una coperta. Fa freddo oggi.Lo vedo dalla fascia di cielo e di alberi che si muovono sotto la persiana.Giro per casa in mutande, niente di romantico. Tazze da lavare, dalle qualispostare lo sguardo, e caffè, uno dopo l'altro. Per scaldarmi. Consolarmi.Il caffè con il latte mi consola. Del risveglio. Mi ci obbligo, ad alzarmi. Succede da giorni. Da anni. Da sempre. Ciclico e connaturato.La sveglia ogni otto minuti. Impreco, piango, penso alle cose da fare, impilate le une sulle altre. Sono come montagne di biancheria da stirare, bollette scadute da mesi, lavatrici rotte e abiti sporchi ai lati del corridoio.Pagine e pagine di programma non ancora studiato, ogni giorno ti dici domani.Il domani che soffi più avanti, non di troppo, solo il giusto per non sentirne l'odore.Mi porto fuori con la mente. Perchè il corpo ha detto basta, lasciami stare, lasciami morire.Gli ho concesso un altro giorno, l'ultimo. Come ieri, il giorno prima, quello prima ancora.Un corpo da prendere a calci, il mio. Invece gli porto una coperta, come ai vecchi, seduti al sole d'inverno. Manco il sole. Autunno. Aspetteremo.Fuori il mondo mi stringe. Mi manca l'aria, lo spazio per respirare.Quando inspiro la mia pelle tocca altri mondi, mondi che gridano, spingono.Da piccola spesso perdevo l'autobus. Non riuscivo a salire tra tutti quei corpi nell'ora di punta. Preferivo aspettare, magari ore. Nel contatto mi graffio, mi riempio di lividi. Non mi so difendere,quando il corpo è così stanco da voler solo morire. Dormire tranquillo.Allora, avvolta nella coperta, mi porto fuori. Oggi nel parco vuoto.Quel parco è sempre stato vuoto, pieno di silenzio.Mi accarezzo, mi racconto delle storie. Mi immagino vecchia, con un libro.A parlare con un altro vecchio, che beve dalla bottiglia e sorride.E penso agli uomini che bevono, soli nel buio.