Creato da dolcevento45 il 29/06/2008
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DOLORE

Post n°47 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da dolcevento45

DOLORE

 

 

Quel dolor profondo più del mare,

che tortura maciulla il core mio

quelle stille di pianto atroci amare

che solcano cadendo il viso mio.

 

Quel singulto represso soffocato

Che in gemito pietoso si trasforma

D’un cuore crudelmente lacerato

E indizio ver certezza e norma.

 

Nello spasimo tremendo invoco un core,

magnanimo leale, invitto e forte

in cui possa versare il mio dolore,

quello strazio crudel più della morte.

 

Ma quest’alma gentil invan la cerco

Nei diletti in cui alberga un solo tetto,

ancor nell’amistà la ploro e cerco

indarno, inutilmente e senza effetto.

 

Col ciglio ancor di pianto molle

Il guardo fiso alle fulgenti stelle,

alla vergine luna che s’estolle

Nel bruno firmamento alle sorelle.

 

Ma Diana mi risponde, cerchi un core

Che moscia e comprenda il duro affanno

Che gli strali roventi del dolore

Trasformi in voluttà che pochi sanno?

 

Ma non cercarlo in aspra valle infida

Più su più su di Febo e delle stelle,

il core troverai e a Lui ti affida.

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

                         

RAFFAELLA

 
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IDEALE

Post n°46 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da dolcevento45

IDEALE

 

O di mia fanciullezza inclita Musa

O vago sogno di mia passione folle!

Perché, perché crudele alle pupille  mie ardenti

T’involasti, allor che fisse e immobili in te le luci

mie, più di mirarti ognor  faceansi accese?

Siccome augello che impennate l’ali

Fremente di passione si dispone

Nell’incantato azzurro il poderoso

Suo volo a vibrar robusto e ardito

Ma da fato crudele a terra spinto

Da fanciullo spetato immantinente

E’ ghermito afferrato e poscia spinto

In gabbia d’oro prigioniero ov’egli

Inutilmente si dibatte e freme

Alle sbarre si afferra, invido fissa

I compagni volar per l’infinito,

Con sforzo acuto si riscuote e allora

Tutte le vie ritenta per uscirne

Ma di suoi sforzi alfieri spossato  e stanco

In sua gabbia gemendo si abbandona.

Studio; e dolce e casto sogno

Di mia ridente fanciullezza allora

Che ai tuoi prati fioriti mi appressavo,

Con lena ardita di spaziare, indietro

Crudel fato mi sospinge ed ora,

In gabbia d’oro prigioniera afflitta

Con ansia innamorata io ti fisso.

Poeti, voi che la mia mente popolate

E di sogni e d’immagini e di fate

Non meco vi adirate se natura

Di tanto in tanto a me strappa un accento

Che senz’eco nell’aria si disperde.

Febo, o biondo Febo, a me nessuno

Di tua dolce armonia dettò le chiavi,

Il metro l’accento e poi la rima,

Nessun maestro mai dettò con cura.

Che importa a me se solitario

Uccel di bosco i miei stonati accenti

So l’ode il Creatore Onnipotente?

Che importa a me, se in silenzio arcano

La mia diletta musa per me sola

Suona profonda un’armonia soave?

Se i miei poveri versi da nessuno

Giammai son letti ma da me che sola

Li compongo e con fremiti d’amore

Li leggo appassionata e mi abbandono?

 

 

 RAFFAELLA

 
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ALLE STELLE

Post n°45 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da dolcevento45

ALLE STELLE

 

O del cielo già fosco e tenebroso

Leggiadre e gentili abitatrici.

Stelle, che l’alto ufficio aveste

Di trapuntar l’Empirio oscurato,

mentre quaggiù, da questo basso sito

immota, estatica ed ammirata

La gentil vostra beltà commossa ammiro,

nascer mi sento in core una tristezza

che il dolce piacer che provo allorché la sera

su questo balcone uscendo per ammirarvi

l’animo mio gode, mi amareggia.

O stelle, sì belle, sì gentili, sì leggiadre

Nel silenzio della notte scintillanti

Del mio tetto natio immensa volta

Di sì sublime vista godronne a lungo?

Dovunque, dappertutto e in ogni tempo

Potrò tacite stelle contemplarvi,

ma non han forse il terren natio

e la natale casa maggior pregio

di tante altre città e bei palagi?

Almeno, ah io spero almeno,

di poter dappertutto e in ogni tempo

contemplarvi con fronte schietta e serena,

di sostener senza chinar lo sguardo

per vergogna o rossor di male fatto

la vostra dolce, scrutante, sublime vista.

RAFFAELLA

 

 
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A LUCERA-POESIA DI MIA MADRE

Post n°44 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da dolcevento45

A  LUCERA

   Amo il nome gentile, amo l’ameno colle

su cui ridente si posa.

Amo i prati dove la rosa

sboccia profumata al ciel sereno.

 

Amo il Duomo dove si manifesta

la gloria e l’onor di che l’eresse.

Amo il castello, la rigogliosa messe

che forte mi dice sii fiera e desta.

 

Ma più delle sembianze gloriose e care,

amo il dialetto che mi fu insegnato,

quel dialetto gentil per chi vi è nato,

che dolce e commovente è l’evocare

 

 

Raffaella

 
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POESIA DI MIA MADRE AL MESE DI MAGGIO

Post n°43 pubblicato il 20 Settembre 2009 da dolcevento45

MAGGIO

 

 

Maggio,

col profumo dei fiori,

coi trilli giocondi di uccelli canori,

sei tornato quest’anno ripieno d’incanto.

 

Nell’azzurro tuo cupo, i miei sogni lontani

rivivo distinti nei fascini arcani,

che gli effluvi tuoi molli cullavan la sera,

al chiaro di luna, come dolce preghiera.

 

Maggio,

nel tuo vivo splendore, rivedo una Chiesa,

un materno pio core.

Rivedo la bruna, la Vergin Maria

che udiva la prece dell’anima mia.

E mi dava una casa, dei bimbi, l’amore,

i voti appagando di questo mio cuore.

 

Maggio,

sull’aure tue dolci, a quel tempio lontano,

porta il mio grazie e dille che l’amo,

ma dille che Maggio per me non c’è più,

come quelli trascorsi ai suoi piedi laggiù.

 

 

Raffaella

 
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