DONNE MIE CARE

MIRIAM MEGHNAGI


Recensione del film “Rosso Malpelo ” a cura di Vera Usai (voto: 7) La vicenda di Rosso Malpelo – scritta da Giovanni Verga più di cento anni fa - vive dell’universalità e attualità delle tematiche che tratta. Su questo punta il regista Pasquale Scimeca che sceglie, per l’uscita del film, “di costruire un’iniziativa rivolta ai ragazzi delle nostre scuole, nella settimana in cui si celebra la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia”. Un progetto che si allaccia a quello più grande di devolvere in beneficenza per tre anni – tramite l’apertura di un conto presso la Banca Etica - tutti i soldi che il film incasserà nelle sale cinematografiche. La Sicilia che rivela la macchina da presa di Scimeca è povera e inondata di sole: una terra che incanta lo spettatore per le distese sconfinate di campi e nuvole che un po’ ricordano quelli del Salvatores di "Io non ho paura". L’unico scopo, in questo luogo senza tempo, è sopravvivere. Relitti senz’anima che brulicano sotto terra, nelle miniere di zolfo, per guadagnarsi un pezzo di pane tornano al loro stato primordiale e istintivo di uomini. E così è per il cinema che, nella pellicola, è costretto ad abbandonare tutto il superfluo in nome di una regia pulita, essenziale, che segue l’attore e non costruisce retorica narrativa ed estetica visiva. I personaggi, di cui il regista si fa portavoce, sono però anche tutti quei bambini che, come Rosso Malpelo, sono costretti a sacrificare i giochi, la propria infanzia e i loro sogni. Una proposta apprezzabile e coraggiosa, quella del regista, di creare un film realista – che parla in siciliano, sottotitolato – e riempie le inquadrature di volti affaticati, corse sui prati inondati di sole, scene del duro regno dello sfruttamento minorile e di dolci divorati per saziare una fame sempre, avidamente, presente. Un film che parla per immagini che sa quando essere ironico e sa come diventare fruibile anche ad un pubblico non adulto, ma più di ogni altra cosa un film con cui credere ancora – citando lo stesso Scimeca – “che il cinema possa essere anche uno strumento efficace per trasmettere il valore della solidarietà”. Un compito che il cinema italiano, e non solo, sembra aver oggi un po’ perso di vista.