Creato da AIUTATECE il 31/05/2008

UOMINI SENZ'ANIME

LA VITA CHE NON C'E'

 

 

LO SAPEVI??

Post n°28 pubblicato il 07 Giugno 2008 da AIUTATECE

CATTURATO CON DUE KILI E MEZZO DI HASCIS

BENEVENTO

 
 
 

CONTINUANO AD ESSERE PERICOLOSI

Post n°27 pubblicato il 07 Giugno 2008 da AIUTATECE

Avellino: detenuto ucciso in carcere

07 giu 04:10 Cronache

AVELLINO - Assassinato nel carcere avellinese di Bellizzi Irpino un detenuto napoletano 34enne. Ignazio Romano e' stato trovato morto nella tarda serata di ieri nella cella che condivideva con altre quattro persone e che sarebbero gli autori dell'omicidio. In attesa dell'autopsia gli investigatori hanno rilevato tumefazioni ed ecchimosi sul corpo di Romano, soprattutto all'altezza della spalla e del fianco, che farebbero pensare a una violenta e mortale aggressione. Romano era stato condannato per reati connessi al traffico di droga e aveva scontato un anno dei quattro cui era stato condannato nel processo di primo grado. (Agr)

 
 
 

UCCISO PER LO STATO E PER NOI TUTTI

Post n°26 pubblicato il 06 Giugno 2008 da AIUTATECE

PAGANI (SALERNO) - E' morto il sottotenente Marco Pittone, 33 anni, coinvolto in un conflitto a fuoco in un ufficio postale di Pagani (Salerno). Alcuni banditi sono entrati in un ufficio postale e in seguito a un conflitto a fuoco hanno ferito il carabiniere. Trasferito all'ospedale di Nocera (Salerno), l'uomo e' stato sottoposto ad un intervento chirurgico ma dopo poco e' morto.

Il sottotenente era di origini sarde. Era di Giba, paese del Sulcis a una ottantina di chilometri da Cagliari dove vivono i genitori e una sorella. Prima di essere trasferito alla tenenza di Pagani, Pittone aveva prestato servizio da maresciallo alla Compagnia dei carabinieri di Bitti (Nuoro).

Tre uomini a volto coperto, armati di pistola, hanno fatto irruzione nell'ufficio postale intorno alle 10:30 ma all'interno vi era il sottotenente Pittone il quale alla vista dei malviventi ha esclamato 'abbassate le armi, carabinieri'. A quel punto ne e' nata una colluttazione, culminata con l'esplosione di due proiettili da un'arma che teneva tra le mani uno dei malviventi. I tre sono fuggiti, ma all'esterno hanno trovato un maresciallo dei carabinieri che ha esploso numerosi proiettili verso la Volkswagen Fox di colore nera a bordo della quale i rapinatori sono scappati.

Dall'ufficio postale i tre malviventi sono riusciti a portare via 3mila euro. Pittone era in servizio ma al momento era in borghese. Il carabiniere era all'interno dell'ufficio postale dove uno dei rapinatori ha scavalcato il bancone e ha preso i 3mila euro, mentre un altro stava, sempre all'interno, ma nei pressi della porta. E' verso quest'ultimo che si e' rivolto Pittone: gli ha intimato di abbassare le armi senza estrarre la pistola di ordinanza. Si e', quindi, lanciato verso il rapinatore il quale, presumibilmente, e' stato lui a far fuoco e ad uccidere Pittone. Intanto e' caccia all'uomo nel Salernitano, ma anche nel Napoletano, dove, a Torre Annunziata, e' stata ritrovata l'auto con la quale i tre rapinatori sono fuggiti.

"Noi non abbassiamo assolutamente la guardia e cercheremo di assicurare alla giustizia gli assassini dell'ufficiale". Lo ha detto il generale Francesco Mottola, comandante della regione carabinieri Campania,alla notizia della morte del sottotenente Marco Pittone, ucciso in un conflitto a fuoco con dei rapinatori in un ufficio postale di Pagani (Salerno). "L'ufficiale ha ingaggiato una colluttazione con i malviventi ma purtroppo è stato ferito mortalmente dal proiettile - ha aggiunto il generale - Noi non abbassiamo assolutamente la guardia".

STASERA A PAGANI FIACCOLATA PER LEGALITA' - Una fiaccolata stasera attraversera' le strade di Pagani dove il carabiniere e' rimasto ucciso. Ad organizzarla, in maniera spontanea, le associazioni di volontariato di Pagani, ''a sostegno della legalita' e per commemorare il sottotenente Pittone''.

Cordoglio e' stato espresso dal mondo politico per la morte del carabiniere. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha inviato al comandante dell'Arma dei carabinieri, generale Gianfrancesco Siazzu, un telegramma nel quale ha espresso i sentimenti ''di profonda partecipazione e vicinanza'' per la morte del sottotenente. Messaggio di cordoglio inviato al comandante generale Siazzu anche dal presidente del Senato Renato Schifani. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa si e' detto ''profondamente rattristato''. Cordoglio anche dal segretario del Partito democratico Walter Veltroni che ha inviato al comandante generale dell'arma un messaggio.

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 06 Giugno 2008 da AIUTATECE

CAMORRA: 53 ARRESTI, SMANTELLATO IL CLAN DEI CASALESIMaggio 27, 2008 at 10:09 am | In Attualità, Cronaca |
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Voti in cambio di appalti pubblici. Smantellata la rete di fiancheggiatori del clan Casalesi
Sigilli ad immobili e quote societarie acquisite con i soldi provenienti dalle estorsioni.

Voti in cambio di appalti. A Napoli i carabinieri mettono le manette a 53 affiliati e fiancheggiatori del clan dei Casalesi. Antonio Iovine detto ‘o ninno di San Cipriano d’Aversa, latitante da oltre 11 anni, e i suoi uomini, corrompevano pubblici amministratori per acquisire appalti pubblici. In cambio hanno offerto voti ai candidati delle elezioni provinciali del 2004.

Sequestrati immobili, titoli e quote societarie per circa 80 milioni di euro, sicuro frutto, sostiene la Dda di Napoli, di riciclaggio dei proventi illeciti derivati dagli appalti truccati, dai videogiochi e dalle scommesse clandestine. Recuperati anche un kalasnikov e un fucile a pompa.

Tra gli arrestati anche il fratello di Antonio Iovine, Giuseppe, vigile urbano a San Cipriano d’Aversa, comune confinante con Casal di Principe. In carcere, tra gli altri, Pasquale Gianluca Pagano, fedelissimo del superlatitante. Sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e riciclaggio.

inserito da: Marianna De Rosa

fonte: Repubblica.it

 
 
 

bliz carabinieri 50 aresti

Post n°23 pubblicato il 06 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Napoli - Nel corso di un’operazione congiunta tra gli agenti delle squadre mobili delle Questure di Avellino e Napoli è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 50 presunti appartenenti al clan Cava, attivo nel Vallo di Lauro (Avellino) e in altre zone al confine tra le province di Napoli e Avellino. Gli arresti riguardano i reati di omicidi, estorsioni, rapine, porto e detenzione di armi, detenzione, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti. L’operazione vede coinvolti la Squadra Mobile di Napoli, con la collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Avellino e del Commissariato di Nola.

L'indagine Tra i destinatari del provvedimento anche lo storico capo clan, Biagio Cava. Questa cosca da oltre trent’anni è protagonista di una sanguinosa faida con l’altro clan del Vallo di Lauro, quello di Graziano. In carcere sono finiti anche i due reggenti del clan Cava, Bernardo fratello di Antonio e Salvatore fratello di Biagio, i due capi clan già detenuti da tempo in carcere. Iniziata nel 2003, l’attività di indagine ha comportato l’esecuzione di oltre trecento operazioni di intercettazione telefoniche ed ambientali, in auto ed abitazioni e di videosorveglianza, attraverso la quale gli investigatori ritengono di aver individuato beni riconducibili alle illecite attività del sodalizio, per i quali l’autorità giudiziaria ha emesso due distinti provvedimenti consistenti in un decreto di sequestro preventivo ed in un sequestro preventivo d’urgenza.

I sequestri Sequestrati beni immobili e società commerciali nelle province di Napoli, Avellino, Frosinone, Latina, l’Aquila, Piacenza e Parma, per un valore stimato complessivo - si legge nel comunicato della Polizia di Stato - di circa 160 milioni di euro. Gli investigatori spiegano che le accuse riguardano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo camorristico facente capo alla famiglia Cava di Quindici, di omicidio, estorsione, rapina, incendio, porto e detenzione di armi, detenzione, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti.

Il questore: "Nessuna tregua" "Da domani ci rimetteremo a lavoro per capire quali scenari si apriranno dopo gli arresti che abbiamo eseguito stamattina e quelli che già c’erano stati. Penetreremo nei gangli del clan Cava per non dargli tregua e sterminarlo definitivamente". Il Questore di Avellino Antonio De Jesu ha spiegato che, nelle scorse settimane, i carabinieri avevano già assestato un duro colpo all’altro clan avellinese, quello dei Graziano: "Oggi è toccato alla Polizia di Stato. Sinergicamente non daremo tregua alla camorra fino a quando lo Stato non avrà vinto". Il numero uno dei poliziotti irpini ha poi tenuto a sottolineare l’importanza dei "beni sequestrati al clan Cava per decine di milioni di euro", un sequestro "fondamentale perché togliere il potere economico alla camorra equivale a togliergli l’ossigeno".

 
 
 

camorra sciolto il comune

Post n°22 pubblicato il 06 Giugno 2008 da AIUTATECE
 



Orta di Atella. Sciolto il Comune per camorra
Data: Mercoledì, 04 giugno @ 14:07:40 CEST
Argomento: Caserta


Orta di atella. In piazza Virgilio, nel cuore del borgo antico di Casapozzano, sembra che tutto sia rimasto uguale. È il giorno che segue la sospensione del consiglio comunale decisa dal prefetto di Caserta Ezio Monaco per presunte infiltrazioni camorristiche. Sembra un giorno come tanti: i pensionati giocano a carte davanti al bar e le donne con i bambini vanno a fare la spesa.


Ma la «vergogna» viene fuori non appena si crea l’occasione per parlare. «Ci hanno fatto scendere a un livello troppo basso - dicono, tra una briscola e l’altra, due anziani - ma quando mai nel nostro paese c’è stata la camorra? Qui ci vuole un po’ di pulizia». Si riferiscono alle «anime sporche» di chi quella «sfortuna» (così etichettano lo scioglimento) l’ha buttata sulle spalle di tutti. Ma di sporco, in questa storia, ci sono anche le strade del paese, quelle che la Gmc, la società multiservizi della quale era entrato a far parte anche il Comune di Orta, lasciava invase dai rifiuti. Disservizi continui e inadempienze erano stati registrati da subito per quella società che nel luglio del 2005 aveva cominciato a gestire il servizio di nettezza urbana. La situazione negativa della Gmc, fondata nel 2004 dal Comune di Gricignano d’Aversa, si era rivelata subito: non garantiva i servizi previsti dal contratto, provocava problemi ai cittadini e anche ai suoi stessi dipendenti, sempre alle prese con uno stipendio che non arrivava mai. Il danno. E poi la beffa. Sulla decisione del prefetto Monaco, la Gmc ha infatti influito in maniera determinante. Dopo l’omicidio di Michele Orsi che, assieme al fratello Sergio, era titolare delle quote private della multiservice, la sospensione è arrivata naturale. E pensare che, nonostante il forte scontro interno alle anime politiche del paese, sull’ingresso della Gmc ad Orta di Atella, maggioranza e minoranza consiliari avevano anche trovato un accordo. Tutti votarono a favore, nel luglio di tre anni fa, per dare il via libera all’acquisto delle quote. Allora era primo cittadino l’attuale consigliere regionale dell’Udeur Angelo Brancaccio (foto a sinistra), il sindaco più votato d’Italia, alla sua seconda consiliatura. Al suo nome è legata un’altra bufera del mondo politico di Orta: l’arresto, avvenuto lo scorso anno, con accuse che andavano dalla corruzione all’estorsione; dallo scempio edilizio al peculato. Allora era in quota Ds, lo stesso partito dei fratelli Orsi che, dopo la stipula del contratto, si iscrissero alla locale sezione della Quercia. «Fu proprio Brancaccio a presentarci la Gmc come una manna dal cielo. Sembrava che quella società potesse essere la fine di tutti i problemi e per questo votammo sì»: Giovanni Migliaccio, attuale leader della minoranza, in quota Pd, il momento del voto lo ricorda bene. In quella consiliatura, infatti, ricopriva il ruolo di assessore. Anche il notoriamente scettico Arcangelo Roseto, che invece è sempre stato all’opposizione fedele alla linea di Rifondazione, pensò di far bene votando per la Gmc: «Le condizioni che ci erano state presentate erano ottime, ma in seguito - commenta con il senno di poi - bastarono poche settimane per capire che la Gmc non era all’altezza del suo ruolo». Da lì sono seguiti mesi e mesi di proteste. Atti inviati agli organi competenti, manifestazioni in strada, interrogazioni consiliari. «Abbiamo fatto una guerra - affermano Migliaccio e Roseto insieme - fino ad arrivare alla rescissione del contratto da parte del Comune. Certo, quel che resta è una profonda amarezza e anche la sensazione che la maggioranza non abbia fatto nulla per evitare questo brutto epilogo». L’assessore Dario Santillo, segretario cittadino dell’Udeur, si difende: «Non si deve fare di tutta l’erba un fascio - precisa - in questi tristi casi generalizzare è sbagliato».

Il Mattino di Caserta del 4 giugno 2008



 
 
 

A L'ESTERO E SOLO QUESTA NAPOLI

Post n°21 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 

QUESTA E LA CAMORRA

Post n°20 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 

SILVANA FUCITO VITTIMA DELLA CAMORRA

Post n°19 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Silvana Fucito

nick cornish for time
Crime Fightertaking on the mobbusinesswoman silvana fucito risks her life to help others defend themselves against the camorra

Just north of 1.5 m tall, Silvana Fucito is a towering example of how to stand up to the brutal crime syndicate that terrorizes Naples. The Neapolitan mob, the Camorra, picked on the wrong lady when it began demanding that Fucito and her husband, Gennaro Petrucci, cough up the notorious extortion payments known as the pizzo (from the Italian word for goatee, describing those who dip their beards in their neighbors’ soup) at the family paint store four years ago.

Like many, the couple first tried shooing the thugs away with excuses, free cans of paint and an occasional small “loan” that would never get repaid. But then in 2002, a pair of Camorra came into the store in the city’s rough San Giovanni neighborhood with a check to cash—for €100,000. One of the men flashed a pistol. Petrucci did his best, amid escalating threats, to try to convince the Camorra bosses that the couple didn’t have that kind of money. Then one day, Fucito decided that she would come out from behind the counter to confront the unwelcome guests. “When I stepped out—a woman—and told them to leave, they couldn’t unload on me,” she recalls. “They couldn’t threaten me. That must have made them even more angry.”

A few nights later, someone pried open the store’s metal security shutter just enough to squirt in gasoline and set the store ablaze. The fire spread quickly, completely destroying the 500-sq-m store and forcing the evacuation of more than 20 families in the apartment building above. “At first I was just enraged to see our 30 years of work, all our sacrifice, destroyed,” says the 54-year-old mother of three. “Then I thought that someone, even children, could have been killed.”

But it was the reaction of several residents—who blamed the fire on the victims for not paying the racket—that turned Fucito into a true crusader: “I realized something is wrong in the whole mentality. The pizzo is so deeply rooted here, it’s like a tax we are obliged to pay.” A few months later, she founded the San Giovanni Anti-Racket Association, and has spent every free moment since urging fellow business owners to refuse to pay the Camorra. Last year, some 2,000 extortion cases were reported to the police, up from just a few hundred before the Association was founded. Fifteen men were convicted in Fucito’s case. “Everyone talks about the politicians and the police, but it is first of all up to us, the citizens,” she says. True, she requires around-the-clock police protection, but says she wouldn’t have it any other way: “If it’s a pizzo or muggings or drugs in your neighborhood, it should make you burn with anger. It must always be the citizens first to demand respect for themselves.” When Fucito stands with others, she stands even taller.

 
 
 

QUESTA E LA CAMORRA

Post n°18 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE

QUESTO RAGAZZO E MORTO PERCHE UNO SPACCITORE GLI A VENDUTO DELA DROGA CHE A FATTO ARRICCHIRE UN CAMORRISTA

 
 
 

NON E COSI!!

Post n°17 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Napoli, 14:45CAMORRA: PARROCO CASAL DI PRINCIPE, COMUNITA' E' SCOSSA

Casal di Principe, la roccaforte del clan dei Casalesi e in particolare della fazione che fa capo al boss detenuto Francesco Bidognetti, e' una cittadina sospesa, in bilico tra voglia di scrollarsi di dosso la fama di comune della camorra e la paura. A dare voce a questi sentimenti contrastanti e' il parroco della chiesa di Maria Santissima Preziosa, don Delio Pellegrino. "La comunita' e' scossa - dice, parlando con i giornalisti - avvenimenti del genere possono creare nuove paure, quando sembrava che ci si volesse e ci si potesse liberare da una cappa che soffoca. Qui la camorra hai l'impressione di sentirteli sempre intorno".

Le altre news

 
 
 

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

L'ex consigliere della commissione Mitrokhin fermato all'aeroporto
di Capodichino con un mandato di cattura della procura di RomaNapoli, arrestato Scaramella
è accusato di traffico di armi

 

Scaramella nell'auto della polizia subito dopo l'arrivo a Napoli

NAPOLI - Mario Scaramella è stato arrestato a Napoli su ordine della Procura di Roma, dagli agenti della Digos della questura di Roma, all'aeroporto di Capodichino appena sbarcato dall'aereo proveniente da Londra. La procura di Roma accusa Scaramella di traffico d'armi, violazione del segreto d'ufficio e calunnia aggravata.

Un'automobile della polizia ha atteso l'aereo della British Airways - atterrato alle 14.10 - e il consulente viene condotto negli uffici della Polaria. Non sono in molti a riconoscerlo in aereo: la gente non sa di aver viaggiato con l'ex consulente della Mitrokhin, che ancora ha il sospetto di essere contaminato da Polonio 210, ma che, ormai si sa, non è 'radioattivo'.

Uscirà da quegli uffici, aggirando cameramen, fotografi e stampa, 3 ore dopo, per essere trasferito in una delle carceri romane, forse Regina Coeli. Sarà il magistrato a deciderlo, considerando anche le condizioni di salute del detenuto. Gli agenti della Digos portano via il bagaglio chiuso con lo scotch e due valigette di quelle che si utilizzano per trasportare i computer portatili.

A pochi minuti dall'atterraggio e dalla notizia dell'arresto - che nel circuito mediatico anglosassone viene divulgata come breaking news, segno della popolarità del personaggio - Scotland Yard fa sapere da Londra di essere estranea alla cattura. Il provvedimento, ribadisce la polizia inglese, "è una questione delle autorità italiane", e non rientra nelle indagini sull'avvelenamento dell' ex-agente del Kgb Aleksander Litvinenko.

L'ordinanza è stata emessa dal gip Orlando Muntoni del tribunale di Roma. L'ordine di custodia cautelare è stato chiesto dal pm della procura di Roma, Pietro Saviotti, che aveva ipotizzato nei confronti di Scaramella il reato di traffico di armi, reato contestato anche dalla procura di Napoli che ha poi trasferito il fascicolo a quella capitolina per competenza (Scaramella è giudice onorario a Ischia) e violazione del segreto di ufficio. Secondo quanto si è appreso, l'ordine di custodia cautelare era stato emesso già nella prima metà di dicembre. Ma gli inquirenti avrebbero preferito assicurarsi che le condizioni di salute dell'ex consulente della Mitrokhin,fossero soddisfacenti.
In sostanza l'arresto avrebbe potuto essere eseguito anche a Londra. Quando Scaramella ha deciso di tornare spontaneamente a Napoli, ha trovato ad attenderlo gli agenti della Digos.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, per quanto riguarda il reato di calunnia aggravata, tra l'altro a Scaramella viene contestato di aver attribuito ad un cittadino russo l'organizzazione di attentati in Italia. Mario Scaramella, secondo quanto si è appreso, sarà trasferito in un carcere di Roma.

La notizia dell'arresto è stata commentata dal ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Credo - ha osservato - sia giusto fugare subito le nebbie e dissipare tutto ciò che serve da contorno fumogeno. Spero si arrivi alla verità dei fatti e credo che la magistratura può farlo in maniera egregia". "Anche rispetto a questa intrigata vicenda - ha concluso Mastella - prima si chiarisce, meglio è perché mi pare che la trama fosse una trama volta a creare problemi in larga misura al centrosinistra e al presidente Prodi".

 
 
 

Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 03 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Camorra, la Prefettura sospende l'amministrazione di Orta
di Antonio Taglialatela del 2/06/2008 in Cronaca - Letto 425 volte - Voto: 0 / 5 - Commenti: 1

Comune di Orta di AtellaORTA DI ATELLA. L’amministrazione di Orta di Atella, guidata dal sindaco Salvatore Del Prete, è stata sospesa per presunte infiltrazioni camorristiche.



La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno nella cittadina atellana, anche perché, nonostante dall’8 novembre scorso fosse insediata la commissione d’accesso inviata dalla Prefettura, questa aveva ricevuto una proroga fino al prossimo agosto. Pertanto, nessuno si aspettava una decisione tale in questo periodo.

Ma l’arresto, lo scorso 26 maggio, del consigliere di opposizione e vicepresidente del consiglio comunale, Antonio Orefice, - segretario della Cancelleria della Procura generale della Corte d’Appello di Napoli, nell’ambito dell’operazione che ha portato a 53 arresti di persone affiliate o ritenute organiche al clan camorristico dei casalesi-gruppo Iovine (secondo gli inquirenti, Orefice era legato in particolare al boss Bruno Lanza, al quale faceva favori, come “insabbiare” fascicoli relativi ad ordinanze d’arresto per consentirgli la latitanza) - ha indotto il prefetto Ezio Monaco ad accelerare l’iter.

Inoltre, secondo alcune indiscrezioni, tra le motivazioni vi sarebbe anche l’omicidio dell’imprenditore casalese Michele Orsi, - la cui società è partner privato della società mista pubblico-privata Gmc, che opera nell’ambito dello smaltimento rifiuti, della quale Orta di Atella è uno dei comuni promotori. Il provvedimento di “sospensione”, a cui seguirà la richiesta di scioglimento definitivo, è stato adottato a conclusione della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica convocato stamani a Caserta, in via straordinaria, alla luce dell’uccisione di Orsi, il quale, dopo essere stato arrestato nei mesi scorsi per lo scandalo rifiuti del consorzio Ce4, era diventato “dichiarante”, ossia un testimone di giustizia e nei prossimi giorni avrebbe dovuto parlare dinanzi ai giudici.

Per la gestione provvisoria del Comune di Orta di Atella, il prefetto Monaco ha nominato tre commissari: il vice prefetto vicario Franco Provolo, il capo di gabinetto della prefettura Gerardo Iorio e il viceprefetto Gaetano Cupello.

Un altro momento critico per la comunità ortese coincise l'8 maggio dello scorso anno con l'arresto di Angelo Brancaccio, consigliere regionale dei Ds (oggi Udeur) ed ex sindaco di Orta di Atella, e di altre sei persone, tra tecnici e imprenditori. Estorsione, peculato e corruzione furono le accuse contestate a Brancaccio nell’ambito di una delicata inchiesta avviata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere su alcune speculazioni edilizie in città. Dopo venti giorni di detenzione e circa due mesi di domiciliari, Brancaccio ritornò libero.

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 02 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 02 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 02 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 02 Giugno 2008 da AIUTATECE

Napoli | 19 febbraio 2008
Tentata rapina a Napoli, un agente di polizia giudiziaria uccide il bandito e ferisce il complice
Un morto e un ferito, il bilancio di una tentata rapina
Un morto e un ferito, il bilancio di una tentata rapina

Un rapinatore è rimasto ucciso ed un suo complice gravemente ferito a Giugliano, comune dell'entroterra a Nord di Napoli. Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri la vittima della rapina, un agente di polizia giudiziaria fuori servizio, ha reagito all' assalto dei rapinatori esplodendo alcuni colpi di pistola. L'uomo colpito mortalmente si chiamava Francesco Primicerio, 30 anni, pregiudicato. Il suo complice Ciro Merolla, 44.

L'agente aveva appena eseguito un prelievo di contanti in una banca al corso Campano. I rapinatori lo hanno assalito all' uscita. Il ferito è stato trasportato all' ospedale San Giuliano.

 
 
 

Agguato a Casal di Principe

Post n°10 pubblicato il 02 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Domenica 1 Giugno 2008Camorra, clan dei "casalesi" dichiara guerra allo Stato: ucciso Michele Orsi

http://www.brightcove.tv/title.jsp?title=1584854797 VIDEO

CRONACA | Casal di Principe – Michele Orsi, 47 anni, è stato ucciso in un agguato camorristico a Casal di Principe.
Orsi era stato coinvolto insieme al fratello ed altre persone nello scandalo del Consorzio Eco 4, attivo nello smaltimento dei rifiuti in diversi comuni del basso casertano. Arrestato lo scorso anno insieme con altri dirigenti della società, l'imprenditore stava collaborando con gli investigatori. Ed è proprio per questo motivo che gli inquirenti pensano che l'uccisione possa rientrare nella strategia dei vertici dell'organizzazione camorristica casalese, che sta cercando di dissuadere chi intende collaborare con gli organi di giustizia. Tanto che i magistrati della direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Orsi, avevano chiesto la protezione. Orsi aveva testimoniato nei mesi scorsi nel processo che vede imputati alcuni imprenditori, fra cui Giuseppe Diana e Giuseppe Valenti, entrambi detenuti e coinvolti in una inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti. L'imprenditore aveva risposto alle domande del giudice durante l'udienza preliminare, e aveva fatto dichiarazioni accusatorie, ricostruendo il sistema politico-camorristico che vi sarebbe dietro lo smaltimento dei rifiuti in Campania.
Nelle scorse settimane Orsi aveva già subito le prime intimidazioni: ignoti avevano sparato colpi di pistola alla porta d'ingresso della sua abitazione. Orsi avrebbe dovuto deporre giovedì prossimo in un altro processo, sempre sulle irregolarità dello smaltimento dei rifiuti, i cui imputati sono però a piede libero.

 
 
 

FERITA LA NIPOTE DI UNA PENTITA  DEI CASALESI

Post n°9 pubblicato il 01 Giugno 2008 da AIUTATECE
 

Francesca Carrino, 25 anni, nipote di Anna, l'ex compagna del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti di recente diventata collaboratrice di giustizia, e che in una intervista ha invitato il capoclan a pentirsi, e' stata ferita in un agguato nel napoletano. Il fatto e' avvenuto in via Leonardo da Vinci a Villaricca, a casa della nonna della vittima Assunta Carrino, 68 anni; intorno alle 23.15 si e' fermata un auto con un lampeggiante blu, due persone hanno bussato alla porta e poi hanno sparato diversi colpi di pistola. Francesca Carrino e stata colpita allo stomaco da una pallottola ed e' stata trasportata all'ospedale Cardarelli, dove e' stata operata ed e' tutt'ora in prognosi riservata. Sul posto i carabinieri hanno repertato una dozzina di bossoli di pistola. La pista di indagini privilegiata e' quella della ritorsione rispetto l'invito al pentimento fatto dalla donna.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 01 Giugno 2008 da AIUTATECE

 
 
 
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