Da non perdere...

Lezioni americane.


Non era semplice mettere in scena uno scritto per una conferenza e farlo diventare grande teatro. Un tentativo poteva essere quello di prendere un grande attore e lasciargli il peso del testo. Forioso, invece, ha preso sì un grandissimo attore, Giorgio Albertazzi, ma gli ha costruito intorno con un leggero artificio, non siamo uditori della conferenza ma ospiti nel suo studio mentre completa e prova l’intervento, una splendida scrittura teatrale. Così la sua assistente, una “seducente” Roberta Caronia, diventa fondamentale alla narrazione. Oltre a spostare il piano dal monologo al dialogo alleggerisce spiegando(si) i passaggi più delicati, movimenta la scena (accovacciandosi, sedendosi, alzandosi…), mentre a tratti con una videocamera manda immagini sul telo che fa da fondale. Altro artificio leggero, ma estremamente funzionale, è la collocazione nel tempo, siamo sì nello studio di Calvino, ma nel 2009, e così non solo Albertazzi interpreta Calvino ma anche Calvino diventa Albertazzi, condividendone le ragioni e le memorie; il Mercuzio di Calvino diventa il Mercuzio di Albertazzi (con immagini dal film di Zeffirelli), il cenno sull’Amleto di Calvino diventa l’intera scena (tra l’altro bellissima) del “To be or not…” dell’Amleto di Albertazzi. “Lezioni Americane - Teatro Bellini fino a domenica.”Da non perdere perché: alla pesantezza della semplicità si preferisce la leggerezza della complessità.