Sul ripiano del tavolo giacciono immobili, incrociate. Riposano, le mie mani, e le osservo, quasi con stupore, come se le vedessi per la prima volta. Le vedo sempre uguali, immutate nel tempo, pur sapendo che portano anch’esse i segni del tempo trascorso.
Le osservo e rifletto su quante cose hanno fatto, in quel tempo trascorso. Impossibile enunciarle tutte. Hanno avuto cura di tutto il mio corpo, hanno spaccato e costruito, maneggiato attrezzi, riparato motori, cucinato, stirato, sistemato tubi e cavi elettrici, cullato figli, cambiato pannolini. Hanno esplorato corpi di donne, hanno donato il piacere della carezza, ma anche picchiato e usato armi per proteggere altri; hanno scritto e persino dipinto, in un tempo ormai lontano.
Le osservo e mi rendo conto di come, attraverso i loro gesti, posso ripercorrere l’intera mia vita: sono lo specchio, a me solo visibile, della mia storia.
Le avessi osservate tempo fa, sarebbero state meno le cose fatte, più breve la storia. Se le osserverò trascorsi altri anni, mi racconteranno ancora quante cose hanno fatto, ma saranno più immobili, stanche, e mi diranno ciò che non potranno più fare, che non possono più alimentare la storia. Le osserverò, con un velo di malinconia, consapevole che quella piccola, privata storia sta per terminare.
Inviato da: magdalene57
il 12/01/2023 alle 09:12
Inviato da: cassetta2
il 11/01/2023 alle 19:41
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il 23/11/2021 alle 21:24
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il 18/11/2021 alle 08:23
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il 10/11/2021 alle 10:16