DanyLove

Ho creato questo blog dopo che mi sono laureato per dar la possibilità a tutti, chi vuole, di potermi inviare del materiale, e di pubblicarlo nel blog, esaltando i problemi della gioventù e non solo. Ho creato diversi tag su cui potete scrivere e pubblicare il vostro pensiero.L'indirizzo email è danygiorgio@virgilio.it

 

STAI GUARDANDO IL MIO BLOG?LASCIA UN COMMENTO

immagine
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

 

« Messaggio #125Messaggio #127 »

Post N° 126

Post n°126 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da doctodany

La guerra contro l’Iraq, prefabbricata per gli appetiti corporativi del
racket, è un buco nell’acqua. La breve stagione unipolarista è durata
il tempo di un’eclisse, e ha fatto emergere vari blocchi regionali, tra
cui quello sudamericano. L’intreccio del petrolio-gas (russo, iraniano
e venezuelano), con l’eccedente dollarizzato dell’export cinese e gli
armamenti russi, è una combinazione di fattori che ha cominciato a
ridisegnare la mappa geopolitica. Ci sono mezzi finanziari, risorse,
autonomia, alleanze e strumenti di deterrenza idonei per difenderle.

La superiorità bellica nei cieli e nello spazio si è dimostrata non
determinante per la conquista e l’espropriazione delle materie prime di
un territorio nazionale, ancor meno quelle di un blocco regionale. Il
racket che proclamava urbi et orbi
la capacità di vincere due guerre combattute contemporaneamente, in due
continenti diversi, è costretto a passare alla NATO la patata bollente
dell’Afghanistan. Washington si libera del comando delle operazioni: è
difficile gestire due sconfitte parallele, e preparare due ritirate
contemporaneamente.


La Corea del nord sfida apertamente il club nucleare della “non
proliferazione”, ora ha l’atomica e i vettori per lanciarla oltre il
Giappone. L’Iran continua imperterrito a rivendicare il diritto
all’energia nucleare per l’uso civile. Gli Stati Uniti rimangono soli,
perché Cina e Russia non si sommano a sanzioni che non siano puramente
simboliche, persino i sudcoreani non gradiscono.

L’Unione Europea non può mentire a lungo, innanzitutto a se stessa, né
persistere nella schizofrenia: l’Iran è un grande mercato del suo
export, oltre che un decisivo fornitore di energetici.

Le marine militari che accompagnano la flotta da guerra degli Stati
Uniti di fronte alle coste iraniane, sono state testimoni dirette del
lancio di tre nuovi modelli di missili mare-mare, in grado di coprire
l’intero stretto di Hormuz. Gli iraniani hanno dimostrato la capacità
di colpire il traffico delle petroliere nel Golfo Persico, vale a dire
il 23% dell’approvvigionamento degli Stati Uniti, oltre a quello
europeo. Bisogna convenire che si tratta di qualcosa di più sofisticato
dei “katiusha” lanciati dai libanesi, che pure misero in grave
difficoltà gli “invitti” invasori israeliani.


Il racket ha messo a nudo, oltre alla velleità di un governo, la
credibilità di una dottrina strategica e l’impraticabilità
dell’egemonismo assoluto. Gli Stati Uniti non sono in grado di fare il
direttore d’orchestra del pianeta, devono cercare un altro ruolo, e
svolgere una funzione differente nel nuovo assetto multipolare.Chi
esibisce il debito più grande, e importa più di quello che esporta, non
può pretendere di fare il poliziotto del pianeta.

E’ problemático, però, tornare al vecchio egemonismo condiviso con i
soci minori, perché il Giappone e il blocco europeo sono ormai
concorrenza produttiva, finanziaria e monetaria. I tempi della
Trilaterale appartengono a un passato abbastanza remoto, e “Occidente”
è diventato solo un sinonimo di neoliberismo o di capitalismo
finanziario, con scarsa sostanza geopolitica.

Né gli Stati Uniti possono ripiegare allo storico isolazionismo,
abbandonato quando si sostituì al tramontato impero spagnolo appena
estromesso da Cuba e dalle Filipine. In poco più di due secoli ha
esaurito le ingenti risorse naturali di un Paese-continente, ora
dovrebbe raschiare il barile o sciogliere i ghiacciai dell’Alaska.
Hanno bisogno del mondo, però le regole del gioco non potranno più
essere le stesse.


E’ reale un impero basato solo sulla superiorità militare? Esercitata,
per di più, come pedagogia dissuasiva. solo contro i pesi piuma
(Grenada, Panama)? Sono passati 60 anni dall’ultima guerra vera
combattuta, quella terminata nel 1945, vinta in tandem con l’Unione
Sovietica (senza atomica). Nel frattempo, c’è stato solo il fiasco in
Corea e in Vietnam. La prima guerra contro l’Iraq è stata combattuta e
finanziata da una costellazione di nazioni. Agli uni le spese, ad altri
la “gloria”. Anche la distruzione della Jugoslavia è stata possibile
solo con l’inqualificabile complicità di Bruxelles.

Il dollaro, senza copertura aurea dal 1971, oggi è espressione di una economia primus inter pares,
grazie soprattutto alla forza delle armate e alle rendite di posizione
che ne derivano. Per essere credibili, queste devono essere
convincenti, cioè vincere sui campi di battaglia. Altrimenti il valore
reale dei segni monetari e finanziari torna alle materie prime, che
infatti stanno aumentando le loro quotazioni. E gli assi di equilibrio
stanno variando a favore dei blocchi regionali del nuovo firmamento
multipolare.


In questo nuovo quadro, sconcerta l’ingenuità dimostrata in Finlandia
dai leader politici europei, quando ritennero di spaventare la Russia
perché il “petrolio e il gas non si possono mangiare”. Putin ha una
lista d’attesa di clienti eccellenti, e sta già costruendo le nuove
strutture per i rifornimenti verso la Cina e il Pacifico. Altrettanto
fa l’Iran con India e Cina, e il Venezuela verso il Brasile e il
subcontinente. Il mercato “occidentale” non è più imprescindibile, la
dipendenza sarà reciproca, sicuramente non è più unilaterale. Chi
dipende da chi?

Bruxelles deve decidere se continuare ad accodarsi alle avventure nel
mondo promosse dal racket di Bush - sempre e solo contro i diretti
fornitori dell’Europa! - oppure guardare il mappamondo, e convincersi
che è più vantaggioso accordarsi con gli iraniani e i russi. La cosa
più puerile, in ogni caso, è il mercimonio dei diritti umani a cambio
d’affari.

Il racket, invece, non ha nulla da perdere con embarghi o ritorsioni
contro l’Iran, visto che gli Stati Uniti hanno interrotto qualsiasi
relazione da tre decenni, e non si sognano certo di “democratizzare” i
fidi soci dei regimi feudali della penisola arabica.



Dopo aver proceduto a de-industrializzare, con il trasferimento
all’estero di tutta la struttura produttiva, le condizioni generali di
vita negli Stati Uniti sono precipitate, la classe media si è
impoverita, tutti comprano le merci importate dalla Cina, presenti in
ogni scaffale, indebitandosi con le carte di credito.

La prima sfida aperta al regime è stato portata a segno dalla parte più
vulnerabile e castigata della plebe. I latinoamericani hanno incrociato
le braccia, si sono ribellati contro il pericolo di essere dichiarati –
con un tratto di penna - delinquenti sociali, deportabili in qualsiasi
momento. Riesce difficile immaginare uno scenario in cui 15 milioni di
persone possono essere deportate, se non pensando a uno stadio
stalinista del neoliberismo.

D’altronde, con l’abbondanza di personale proveniente dalle fila dei
servizi segreti, sino ai vertici più alti del regime (ieri papi Bush,
oggi il nuovo ministro della difesa), è impossibile non rivelare una
similitudine con l’Unione Sovietica post-Breznev, quando il KGB
dirigeva Partito e Stato con Andropov.


Il racket è vicino al capolinea, ma quel che preoccupa è che non sembra
che esistano soluzioni diverse alla crisi severa degli Stati Uniti. La
prova venne dall’opaco Kerry: fallì perché non si identificano
differenze sostanziali tra i due partiti, né un nuovo progetto di Paese
all’altezza che la circostanza storica impone. Appaiono come due
correnti di un unico partito, quello del capitalismo finanziario, con
differenziazioni minori, di tipo tattico.

Entrambi intrappolate nell’utopia dei tecno-guerrieri con incomparabile
capacità distruttiva (per il nemico), ma con il tallone d’Achille di
“zero morti” (propri). Contraddizione insanabile che si accompagna alla
doppia morale, all’incoerenza di una scala di valori a estensione
variabile, che acutizza lo stridore lacerante tra discorso pubblico e
pratica quotidiana.


Questa è la diffusa percezione del sud del mondo, nella latitudine
non-industrializzata, nell’area araba, in Oriente e in America latina.

E anche tra le fila dei latinos
e degli afro – che forniscono soldati a basso costo per le tecno-guerre
- tangibile espressione della discriminazione e della disgregazione
interna, e del selettivo sistema di assimilazione etnica degli Stati
Uniti. Accanto al tradizionale sbarramento all’accesso verso l’élite
WASP, e alla chiusura verso gli strati medi, oggi l’impero moribondo
impone il “numero chiuso” anche per il riconoscimento legale dello
status di plebeo. In fondo, l’integrazione giuridica piena degli
afroamericani è cosa degli anni ’70, pagata con il sangue di Martin
Luther King e Malcolm X, e troppi altri.

La scarsa coesione e solidità del corpo sociale è una delle ragioni che
motivano la creazione artificiale del “nemico esterno” permanente. Dopo
il comunismo, il surrogato dello Stato-delinquente, poi una realtà
ancor più impalpabile come “Al Qaeda”, attualizzazione della
cinematografica Spectre. A forza di esportarla, della democrazia non è
rimasto quasi nulla.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: doctodany
Data di creazione: 09/01/2007
 

ER PUPONE

immagine
 
immagine
 

DANYLOVE DEE JAY

immagine
 

ULTIME VISITE AL BLOG

tg4_1988fragoletta2000GiadaGattivladimiro.rinaldienrica.deiacoM4rcoRomapoeticjusticeispanico_87masarr99telestisstillmadpsicologiaforensevocedimegaridePDL08gianandreac
 

ULTIMI COMMENTI

Un abbraccio...Lucexte:-))
Inviato da: Lucexteee
il 23/10/2007 alle 22:58
 
Vigili urbani agli incroci ne avrò visti si e no cento in...
Inviato da: pgrazzini
il 17/07/2007 alle 19:12
 
grazie del tuo invito..e del tuo passaggio nel mio blog1 ti...
Inviato da: zircone0
il 08/05/2007 alle 11:48
 
Un sorriso , un pensiero..x te dolce notte! Lucexte:-))
Inviato da: Lucexteee
il 27/02/2007 alle 02:53
 
Ciao!!!
Inviato da: giadaromana0
il 18/01/2007 alle 19:48
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

BASTA TASSE

immagine
 

CONTROO OGNI...

immagine
 

MELANDRI 2

immagine
 

NON È UN SMS

immagine
 

L'UOMO DEL BISOGNO

immagine
 

NO ALLA TURCHIA

immagine
 

E IO PAGO!

immagine
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963