DanyLove

Post N° 102


Economia del kamikaze
Al Qaeda è un’azienda in franchising, un modello di distribuzione a basso investimento e grandi ritorni. Chi vuole usa il suo brand e ne replica i comportamenti. Un kamikaze costa poco: la sua vita, un breve addestramento, dell’esplosivo. Il ROI, o Ritorno dell’Investimento, è molto interessante, come direbbe un manager: centinaia di morti, paralisi delle città, psicosi della paura, diffusione dell’immagine. Il tutto con due lire. E i dividendi? Quelli li intascano, insieme ad Al Qaeda, i produttori di armi, le compagnie petrolifere, Bush, Blair… Un economista statunitense Lawrence Iannaccone dice che il mercato degli attentati suicidi è alimentato dalla domanda delle società e non dall’offerta. L’offerta dei kamikaze è inesauribile finché c’è una richiesta da parte di popolazioni che non vedono altri mezzi per ottenere i propri diritti. Bisogna quindi agire sulla domanda, promuovere giustizia e democrazia in tutto il mondo, e non ricorrere a sistemi illegali come la tortura che contribuiscono ad ingrossare le file dei terroristi. Io voglio dire che non c’entro. Voglio tirarmi fuori da questa guerra di marketing e di economia applicata al terrore. Basta! Basta con i “portatori di pace”! Basta con la tutela degli interessi delle compagnie petrolifere! Basta con l’introduzione del modello occidentale, globalista, consumistico nei Paesi musulmani! Basta con la delega data a incapaci per la costruzione del nostro futuro! Basta con la continua limitazione delle nostre libertà a causa di questa situazione, con il controllo di telefonate, email, file. Basta con le dichiarazioni di circostanza del c..o dei nostri politici. Basta con il ritiro a sei mesi dall’Iraq, o l’anno prossimo, o quando vogliono loro. Ma loro chi? Chi rappresentano realmente oggi i nostri politici?