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SIRENE

Il mythos nei secoli

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HALLOWEEN e il suo significato celtico

Post n°22 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da sarucciola00

Nella tradizione Cattolica, infatti, a molti Santi viene dedicato un giorno particolare del calendario Cattolico, ma il 1°novembre è il giorno nel quale vengono festeggiati tutti i Santi. Il giorno dedicato ad "Ogni Santi" (in inglese All Saints’Day) aveva una denominazione antica: All Hallows’Day.
Presso i popoli dell'antichita' la celebrazione di "Ogni Santi" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallows’ Eve" (Eve significa vigilia), ma anche "All Hallows’Even" ( Even significa sera) che venne abbreviato in Hallows’Even, poi in Hallow-e’en ed infine in Halloween.

La celebrazione di Halloween tuttavia ha origini pagane molto più remote e pone le sue radici nella civilta' Celtica. Infatti gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiavano l'inizio del Nuovo Anno il 1°Novembre: giorno in cui si celebrava la fine della "stagione calda" e l’inizio della "stagione delle tenebre e del freddo".

La notte tra il  il 31 ottobre e il 1° Novembre era il momento piu' solenne di tutto l’anno druidico e rappresentava per i Celti la piu' importante celebrazione del loro calendario ed era chiamata la notte di Samhain. Tutte le leggende piu'importanti in cui si narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie e si racconta di re e eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Molte di queste leggende riguaradavano la fertilita' della Terra e il superamento dell’oscura stagione invernale. Per questo motivo si attendeva la meta'piu' buia dell’anno con grande timore e si celebrava con rispetto cosmico, terrore e panico l’inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain (Samain, Samhuin).
In verità non esistono testimonianze archeologiche o letterarie per poter affermare esattamente se Samhain indicasse solamente un periodo dell’anno o fosse una divinita'.
Per i Celti, che erano un popolo dedito all’agricoltura e alla pastorizia, la ricorrenza che segnava la fine dei raccolti e l’inizio dell’inverno assumeva una rilevanza particolare in quanto la vita cambiava radicalmente: i greggi venivano riportati giu'dai verdi pascoli estivi, e le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato.

I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a se'tutti gli SPIRITI DEI MORTI e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti risiedessero in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.

Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l’anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno prossimo venturo. Cosi' nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi. Questo rito consisteva nello spegnere il Fuoco Sacro sull’altare e riaccendere il Nuovo Fuoco (che simboleggiava l'arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un’oscura foresta di querce (albero considerato sacro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiavava che la metà oscura dell’anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l’atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando cosi'a questo riuto la rappresentazione ciclica del tempo.


Alcune leggende narrano di come i Celti bruciassero coloro che ritenessero"posseduti" come avvertimento per gli Spiriti. 
Gli spiriti maligni potevano infatti prendere forme differenti, 
anche di animali, la più malvagia era quella di GATTO.

Quindi al crepuscolo veniva riacceso il fuoco con il quale si bruciavano offerte, si facevano scongiuri e si lanciavano incantesimi per allontanare dal villaggio le anime dei morti, e guidarle nelle Terra dei Morti. Infatti gli antichi Celti temevano specialmente il momento del crepuscolo poiché credevano che gli spiriti potessero vagare sulla Terra. Con il loro aiuto Samhain (la terribile divinità della notte) avrebbe potuto imprigionare e uccidere il Sole, senza il quale tutto sarebbe tutta la vita sarebbe terminata.
Era quindi necessario offrire dei sacrifici per placare gli spiriti erranti e per ossequiare la divinita'.Un’ antica leggenda medievale riporta che in Irlanda al tempo di San Patrizio in un luogo denominato Mag Sleht ogni primogenito fosse sacrificato nella notte di Samhain in onore di Cromm Cruac che era una divinita'maligna.

L'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween, nasce dalla tradizione che i Celti avevano, dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre, di festaggiare per 3 giorni mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui intorno erano poste le braci del Fuoco Sacro.

In Scozia la notte di Samhain le persone seppellivano pietre nella terra che venivano ricoperte di cenere e vi venivano lasciate sino al mattino suceccsivo. Se al mattino una pietra era stata smossa, significava che la persona che l’aveva seppellita sarebbe morta entro la fine dell’anno.

Nella tradizione celtica non esistono ne'diavoli, ne'demoni, tuttavia le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini che erano risentiti del dover codividere con loro le proprie terre. Le leggende narrano che nella notte di Samihain le Fate sono solite
fare alcuni "SCHERZETTI" agli umani, portandoli a perdersi nelle "colline delle Fate"dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano soliti offrire loro del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case.

Un'altra origine del detto "TRICK OR TREAT" si fa risalire quando i primi cristiani, in cammino da un villaggio all'altro, elemosinvano per un pezzo di "dolce dell'anima", che altro non era se non un pezzo di pane. Piu' "dolci dell'anima" una persona riceveva, piu' preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credeva che i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.

E' proprio da queste leggende che ha origine il famoso gioco del "TRICK o TREAT" (Scherzetto o dolcetto) nella quale i bambini 
travestiti con maschere e costumi "mostruosi e terrificanti" vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta.
Se non ricevono niente, possono giocare un brutto scherzo ai proprietari di quella casa, come svuotare la pattumiera nel giardino o attaccare lattine vuote al tubo di scappamento dell’auto.

Quando durante il primo secolo i Romani invasero la Bretagna vennero a contatto con queste celebrazioni. Anch'essi intorno al 1° Novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festivita' venivano offerti frutti (soprattutto mele) alla divinità per propiziare la fertilità futura. Con il passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unificarono, e l’usanza dei sacrifici fu abbandonata, lasciando al suo posto l'offerta di effigi da bruciare e l'usanza di mascherarsi da fantasmi e streghe, divenne parte del cerimoniale.
Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa cattolica, l’antico rito celtico-romano rimase.

Nelle altre aree d'Europa in cui la popolazione era prevalentement pagana si credeva all’esistenza delle streghe e della stregoneria. Uno degli aspetti piu' importanti della stregoneria era la celebrazione del SABBATH DELLE STREGHE. I Sabbath piu' importanti erano due il 30 Aprile e il 31 Ottobre. Il 30 Aprile era celebrato nell’ area dell’attuale Germania (in particolare sulle Montagne Harz) e prendeva il nome di Walpurgisnacht (la notte di Valpurga).

In quel giorno si riteneva che le streghe si radunassero sulla cima delle montagne per adempiere alle loro stregonerie ed evocare diavoli e demoni. Il Sabbath celebrato il 31 Ottobre veniva invece chiamato Black Sabbath.

Visto che la Chiesa cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogito' un tentativo per far perdere il profondo significato di questi riti.
Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre, pensando cosi' di dare un nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l'influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivanofesteggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano dei falo'. L’antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, ove il 5 Novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.

 
 
 

I limiti dell'umano sapere

Post n°21 pubblicato il 28 Ottobre 2011 da sarucciola00

La siepe di Leopardi,

le Colonne d'Ercole dell'Ulisse dantesco,

l'Hindukush dell'Alexandros di Pascoli:

tutti limiti alla conoscenza,

confini che delimitano l'essenza umana

e precludono il sapere assoluto e divino;

così l'uomo può solo contemplare e sognare ciò che sta 'oltre',

immaginare i 'sovrumani silenzi',

o gli oceani e le terre 'del mondo sanza gente',

o i nuovi popoli da sottomettere in India.

Ma se l'uomo varca il confine ed entra nella dimensione divina,

beh, allora per lui  non c'è scampo, c'è solo morte.

Binomio episteme(/gnosis)-thanatos sempre inesorabilmente fondamentale.

Morte che Leopardi non prova perchè se ne sta seduto

a contemplare la siepe e criticare l'Odisseo omerico;

morte che l'Ulisse dantesco conosce approdando al Purgatorio

(ora sa cosa c'è 'oltre' ma non lo potrà mai raccontare

perchè sopraggiunbge la morte;

dopotutto è inammissibile che un uomo partecipi del divino;

Dante stesso contemplando l'aleph della Trinità non lo sopporta e perde i sensi,

e lui è già un 'raccomandato', Ulisse non lo era);

morte che Alessandro Magno percepisce nel suo animo,

quando vede che le sue aspettative vengono meno

(ora che ha raggiunto l'India rimane insoddisfatto perchè non può più sognarla).


Oppure i cancelli di Auschwitz per P. Levi.

Ma in questo caso si gioca qualcosa di ancor più importante:

nell' 'oltre' non c'è il divino ma semplicemente e meravigliosamente l' 'umano'.

E oltrepassare quel limes è la più bella aspirazione

che l'uomo di quel tempo potesse avere...

 

 

 
 
 

Seduzione Intellettuale

Post n°20 pubblicato il 28 Ottobre 2011 da sarucciola00

Le Sirene.. La figura letteraria di massima seduzione.

Ma seduzione a che livello?

I primi cristiani, tra cui S. Ambrogio e Isidoro di Siviglia, le definivano un trionfo di voluttà, 'meretrices'.

E anche i novecentisti vedono in loro un'attrattiva fisica.

Omero no, lui, come molti altri, e come anche Tomasi da Lampedusa che associa in loro entrambe le attrattive, vedono in esse una seduzione ben più profonda: la conoscenza. Conoscenza che è ciò a cui l'uomo naturalmente tende, come diceva Aristotele. Dunque la Sirena non canta la 'canzone antica della donnaccia' ma narra in un'ammaliante, seducente, meraviglioso e inumano canto tutto ciò che conosce, ciò che avviene sulla Terra, promette la conoscenza.

Dunque la Sirena è seduzione intellettuale.

Affascina perchè divina detentrice del sapere.

Certo, gente di Chiesa, bigotta, le condannava perchè il sapere non doveva essere divulgato, e come sempre questa chiusura intellettuale indotta dalla Chiesa si è diffusa nei secoli, potenziata nel Medioevo, e ha avuto come esito la figura di una Sirena-solo-bellezza, svuotata del suo vero potenziale, della sua vera forza attrattiva, quella che Omero voleva, quella che le ha distinte e fatte nascere.

Da evidenziare il binomio Sapere-Morte che a loro si lega indissolubilmente sempre.

Tant'è vero che spesso vengono associate o accostate a Parche, Erinni, Arpie. Ricordiamo dopotutto che esse erano le compagne di Persefone, dea dell'Oltretomba. Per cui binomio Episteme(/Gnosis)-Thanatos contraddistingue la Sirena e si esemplifica nel caso di ogni navigatore che attratto dal suo canto si dimentica di tutto e si lascia inghiottire dai flutti, accrescendo il numero delle bianche ossa che si distendono sul prato delle Sirene. Dunque è un canto di conoscenza e al tempo stesso oblio in un luogo non-luogo che svela un essere-non essere, nel momento in cui la bonaccia e l'ora meridiana creano un tempo non-tempo istantaneo in cui tutto avviene. Un divenire eterno e fisso nell'immobilità. Ed ecco l'eterna ossimorica contraddizione dell'essenza del mito della Sirena.

Seduzione intellettuale che urla nella coscienza dell'essere uomo e lo spinge a varcare gli orizzonti dell'umano, a scoprire sempre qualcosa di nuovo. La Sirena ulissidica è mito, ma la vera Sirena esiste e sta nel cuore dell'uomo. La voce della coscienza? A voi giudicare.


 
 
 

..forze sovrumane..

Post n°19 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da sarucciola00

'Chi sono le Sirene?'

"Sono forze sovrumane che incantano e aprono orizzonti sconosciuti."

'E poi?'

"Poi, per quello che abbiamo appena detto, spesso conducono a morte."

(M. Corti, Il canto delle Sirene)

 

 
 
 

Chi sono le Sirene?

Post n°17 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da sarucciola00

Chi sono le Sirene per la mitologia classica?

Sono le figlie del fiume Acheloo e di una Musa (solitamente Tersicore o Melpomene).

La leggenda dice che fossero le ancelle di Persefone.

Quando la fanciulla fu rapita da Ade, le fedeli compagne desiderarono ali per solcare ogni mare alla sua ricerca. E fu così che le loro vesti divennero piume e le braccia ali; il viso e la voce invece vennero conservati come indennizzo divino per la metamorfosi. Stanche di solcare i mari invano si fermarono su alcune rocce dove vissero per millenni. Originarie della Sicilia, di capo Peloro, successivamente si spostarono ad Antemoessa, probabilmente Amalfi; le tradizioni poi le collocano nelle più disparate isole del Mediterraneo. Dopo la mutazione "avrebbero sorpassato il tempo avanzando sempre giovani verso il futuro e con memoria illimitata del passato mescolata al potere profetico. Di conseguenza il loro intelletto avrebbe preso ad andare per strade lontane rispetto a quelle percorse dagli uomini", dice M. Corti, così "un abisso si creò fra la conoscenza degli uomini e la loro, colmabile solo con un incantamento mortale".

Le fanciulle diventano così esseri divini. Le due caratteristiche divine sono la freddezza e l'eternità, oltre alle doti profetiche. Particolare è notare come il binomio sirene-morte sia frequente nella letteratura. Alcuni scrittori illustri sembrano addirittura accostarle alle Erinni o alle Parche. Platone invece le pone a capo dell'universo, insieme alle Filatrici, in una struttura che ha a capo del cosmo il Fato. Dunque evidente è il ruolo fatale di queste donne-uccelli. e' solo successivamente che per il ruolo di ammaliatrici fatali, sembrando inadatto un corpo di rapace, l'immaginario tende ad associare loro un corpo da donna e una coda di pesce; immagine che è giunta fino a noi (da tempi ben più recenti però).

Ma perchè le Sirene attraggono gli uomini? Cos'ha il loro canto di tanto irresistibile?

Promette la piena conoscenza.

L'uomo, che naturalmente tende al sapere, come diceva Aristotele,  viene attratto dalla promessa che il tutto gli sarà svelato. E così si lascia trasportare dalla bonaccia verso gli scogli delle Sirene, le belle incantatrici fatali. Ma la conoscenza, varcare i limiti del proibito all'umano, ha un grande prezzo. Per questo attorno alle Sirene i prati e le acque sono imbiancati dalle ossa dei marinai. Nessuno sfugge alle Sirene. Il peso della totale conoscenza non è sopportabile dall'umano. L'aleph che le Sirene costituiscono è inaccessibile all'uomo. L'uomo tende alla conoscenza ma è creato per un sapere parziale; chi osa varcare le 'Colonne d'Ercole' e spingersi a conoscere nuovi orizzonti compie un pascoliano 'ultimo viaggio che con un dantesco 'folle volo' lo porta alla morte. Ecco qual è il fascino della Sirena: la sapienza, la conoscenza di tutto ciò che è del mondo, al caro prezzo della vita; la Sirena è l'unica vera femme fatale, colei che irresistibilmente attrae ma che è legata al destino dell'uomo prescelto fatalmente.

Chi si è salvato dalle Sirene? Orfeo, il suonatore degli Argonauti, che col suo canto ha coperto la voce delle Sirene, e Ulisse, che ha ascoltato il loro richiamo legato a più nodi dai suoi compagni, grazie agli avvertimenti di Minerva. Anche Boote si è salvato ma solo grazie all'intervento di Afrodite che lo ha strappato dalle onde dopo anchìegli aveva ceduto al richiamo fatale. Alcuni dicono che umiliate per aver fallito il loro  compito, dopo aver visto la barca dell'argonauta e/o quella del greco allontanarsi, per la disperazione si siano gettate in mare o pietrificate diventando scogli. Poco probabile però, dicono altri, perchè esseri divini non avrebbero potuto reagire tanto male per un fatto che avrebbero anche già dovuto profetare, visto che al di sopra d'ogni essere esiste la Moira, il Fato, a cui nessuno si può opporre. Qualcuno, Kafka e molti altri, sostiene invece che nel caso di Ulisse le Sirene siano state ben più maligne e non abbiano cantato. E cosa c'è di peggiore del silenzio delle Sirene? L'uomo s'illude di averle battute ma è solo illusione; l'uomo è privato della possibilità del conoscere il tutto; l'uomo ingannatore (Odisseo) viene ingannato dalle Sirene. La Corti invece insinua un piano ben più geniale, che trova compimento se si accetta un 'ultimo viaggio' pascoliano e non dantesco: avrebbero insinuato nell'eroe il germe del desiderio di conoscere sempre oltre il limite e lo avrebbero spontaneamente lasciato tornare a Itaca, dove egli, insoddisfatto, si sarebbe sempre più fatto prendere dal desiderio di rimettersi in mare, di varcare sempre nuovi orizzonti, senza mai fermarsi; e proprio questo seme maturato nel corso degli anni e fiorito nel 'folle volo' finale sarebbe il capolavoro delle fatali Sirene. Ulisse nell' 'Ultimo Viaggio' arriva oltretutto a porsi la più grande delle domande, per cui vale la pena morire pur di trovare risposta: 'Chi sono io?', ma le Sirene non rispondono. Ora le Sirene, come dice Virgilio nell'Eneide, non cantano più. Privano l'uomo che ha vissuto per la conoscenza della risposta più importante.

Ma quante sono le Sirene? Omero ci dice due (il due simboleggerebbe anche il binomio di desiderio-morte che le caratterizza), Platone e molte altre fonti dicono sette, qualcuno una soltanto, molti, tra cui la Corti, sostengono fossero tre. Di queste tre a una viene associata la lira (successivamente tramutata in arpa dagli irlandesi), a un'altra il flauto e a un'ultima la voce. Ma questa è a mio parere un'immagine rappresentativa delle incantatrici. Compaiono vari nomi di Sirena nella letteratura: tra i più noti Leucosia, Partenope e Lighea (quest'ultima compare anche in Tomasi da Lampedusa), nel Medioevo si racconta di Murgen, Nerval parla invece dell'ondina Lorelei (ma delle Ondine nordiche ce ne occuperemo in futuro), mentre Camilleri racconta di Maruzza.

La Corti teorizza anche la possibilità di una terza metamorfosi delle Sirene: in idee. Ed è effettivamente, a mio parere, la verità più azzeccata: 'Le Sirene sono dentro di noi'. Ed effettivamente cosa spinge, e cosa ha spinto, l'uomo di ogni tempo a ricercare ciò che desidera? A varcare i limiti della conoscenza per scoprire l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, portandolo prima con l'Ulisse incarnato in Colombo a varcare le Colonne d'Ercole e scoprire il Nuovo Mondo e poi a varcare l'atmosfera spingendosi fino alla Luna? E' la Sirena che sta nel cuore dell'uomo che gli urla di scoprire, di non accontentarsi mai. E se il serpente di Adamo ed Eva non fosse stato il diavolo ma la prima sirena? provocazione forte, lo so, ma ricordiamo che la Genesi è un testo figurativo come tanti altri, se la si priva della valenza che i credenti le danno. Ad ogni modo.. Le Sirene sono in noi. Io ci credo.

Parlavo di Colombo e del Nuovo Mondo.. interessante notare come tutte le fonti parlino di un'isola oltre le  Colonne d'Ercole che avvista solo Ulisse. Bello pensare che Colombo, il tangibile Ulisse, varcato lo Stretto di Gibilterra sia giunto all'isola di Hispaniola. A questo fatto non dò interpretazione, volevo solo segnalare la coincidenza...


Bene, ora che si è gettata luce su queste enigmatiche creature.. Chi vuole interagire in questo blog è ben gradito..


 

 
 
 
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