Creato da Dark.Matter il 13/04/2007
Anime a perdere
...la speranza e' l'ultima a morire. Poi pero' muore...
...se vuoi, puoi lasciare un segno del tuo passaggio. Accettero' anche i tuoi silenzi...
Post n°42 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Dark.Matter
"Siamo tutti libri di sangue. Ovunque ci aprano siamo rossi" (Clive Barker) "Siamo come le istruzioni del videoregistratore. Ognuno è convinto di averci già letto dalla prima all'ultima pagina" (DarkMatter) "Il senno del poi è una scienza esatta" (Marco Pozzato) Def Leppard - Run Riot (il video non c'entra una mazza, ma è la musica che conta...) |
Post n°41 pubblicato il 20 Settembre 2007 da Dark.Matter
![]() Non ho mai amato gli aerei... viaggiarci, intendo... Come oggetti sono bellissimi, tecnicamente perfetti... Da quel punto di vista li ho amati fin da bambino, specie i caccia della II Guerra Mondiale... Meccanismi perfetti, testimonianza di quanto l'essere umano sia bravo a progettare e realizzare macchine per portare morte ai propri simili... Il decollo di un qualsiasi aereo avviene in varie fasi, tutte cruciali... ma quella che mi affascina di più è quella in cui si raggiunge il punto V1, il go/no go... Il momento, insomma, in cui il pilota deve decidere se continuare il decollo oppure abortirlo... perchè dopo non sarà più possibile... il punto di non ritorno... Io mi sento vicino al V1, sta arrivando... Devo decidere se alzarmi o fermarmi... Non sono un aereo, ma devo proseguire un viaggio... e il mio meccanismo, la mia macchina funziona allo stesso modo... deve sollevarsi da qui... Ma questa non è una macchina come tutte le altre, l'anima ha meccanismi e controlli sconosciuti... E' già difficilissimo mandarla dove uno vuole, farle evitare gli ostacoli, le trappole... In più c'è sempre qualcuno che sta lì, in attesa di vederti passare... per sparare un colpo e ributtarti giù... E così la pista si accorcia, lo spazio diminuisce, il V1 sta arrivando... Nell'ombra sono pronti i cecchini (o chi si professa tale)... E' una scena già vista e vissuta... Il terreno che si allontana, l'aria che ti solleva... E lo spettacolo affascinante di questo mare di cocci e lame, che visto dall'alto fa risaltare quelle macchie di sangue incrostato, il mio sangue... Versato dopo le cadute, le false partenze... I colpi andati a segno... Non è facile atterrare qui... con l'anima nuda e senza carrello... Pochi secondi ancora... V1... |
Post n°40 pubblicato il 15 Settembre 2007 da Dark.Matter
"Le persone intelligenti non disprezzano nessuno, perché sanno che nessuno è tanto debole da non potersi vendicare, se subisce un'offesa. (Esopo)" A te che pretendi di nuotare dove non esiste acqua... a te che credi di scuotere la terra essendo semplice brezza... Subsonica - Colpo di pistola Ritorno sui miei passi E adesso contali bene Il tempo che è passato Non è una buona ragione Ho idea che non mi basti Lo scambio di un'opinione E neanche l'imbarazzo Con cui mi mostri le scuse La muta del serpente Nasconde il tuo vero nome Di chiacchiere suadenti Sono già stato a lezione Baciando la fiducia Con un rasoio a due lame Hai fatto molta strada Sacrificato persone Tutta la tua arrogante danza danza La sicurezza di chi è sempre a tempo Il giusto slalom sfavillante e attento Di chi da sempre intona l'ultima parola Ti farò male più di un colpo di pistola È appena quello che ti meriti Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi vergogno dei miei limiti e lividi Come ti gira dopo un colpo di pistola Ti vedo un po' a corto di numeri Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi seccare coi tuoi alibi alibi Durante questo tempo Ho vomitato rancore Ho ricucito i pezzi Ricominciato a sperare Avevi tutto quanto Anche il mio sogno migliore Hai preso ciò che serve Senza ritegno nè onore Tutta la tua arrogante danza danza La sicurezza di chi è sempre a tempo Il giusto slalom sfavillante e attento Di chi da sempre esige l'ultima parola Ti farò male più di un colpo di pistola È appena quello che ti meriti Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi vergogno dei miei limiti e lividi Come ti gira dopo un colpo di pistola Ti vedo un po' a corto di numeri Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi seccare coi tuoi alibi alibi Tutta la tua arrogante danza danza La sicurezza di chi è sempre a tempo Il giusto slalom sfavillante e attento Di chi da sempre impone l'ultima parola Ti farò male più di un colpo di pistola È appena quello che ti meriti Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi vergogno dei miei limiti e lividi Come ti gira dopo un colpo di pistola Ti vedo un po' a corto di numeri Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi seccare coi tuoi alibi alibi Ti farò male più di un colpo di pistola È appena quello che ti meriti Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi vergogno dei miei limiti e lividi Ti farò male più di un colpo di pistola È appena quello che ti meriti Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non mi vergogno dei miei limiti e lividi Come ti gira dopo un colpo di pistola Ti vedo un po' a corto di numeri Ci provo gusto me ne accorgo ed allora Non ci provare coi tuoi alibi alibi |
Post n°39 pubblicato il 11 Settembre 2007 da Dark.Matter
![]() Cammini... Su quel terreno accidentato che è la vita, senza riferimenti, senza mappa, senza un libretto di istruzioni... Una macchina che, prima di conoscere la sua destinazione, deve imparare a capire se stessa... Il proprio funzionamento, i propri limiti... Il suo stesso scopo... Talvolta, però, capita che qualcuno ci affianchi, condivida il nostro tragitto... I suoi rettilinei, le sue curve... Le pause e le accelerazioni... In quel momento anche il viaggio più difficile diventa possibile... I sassi diventano erba, l'aria si fa pura e il sole cancella ogni nuvola... Perchè non si è più soli... Ma anche così il viaggio resta pericoloso, perchè attraversa territori inesplorati, sconosciuti... L'anima e la mente hanno svolte ripide e inaspettate... Strade bianche e sterrate che è facile perdere... Ostacoli non visibili di cui ti accorgi solo dopo averli travolti... E allora ti accorgi che il tuo compagno di viaggio non guarda più nella tua stessa direzione... Ambisce a destinazioni diverse... Inesistenti... Chimere... Si invaghisce del senso del possibile... Si disseta con l'idea dell'acqua, si nutre dell'idea del cibo... Ama l'idea dell'amore... E per quanto tu sia.. reale... per quanto tu ti ostini ad esistere... Non hai più la possibilità di distogliere la sua mente dalla nuova rotta tracciata... Il tuo compagno di viaggio svolta... A te non resta che spegnere il motore e riflettere... se seguirlo su percorsi non congeniali... Oppure lasciarlo andare, proseguire il disegno originale... E' una scelta difficile, ma in fondo ci si domanda solo se si vuole vivere o morire... Passano i giorni, passano le notti... Poi si gira la chiave... la macchina riparte e non si ferma più.... Perchè il viaggio va portato fino in fondo... perchè si è perso fin troppo tempo... perchè sappiamo, siamo coscienti che qualcun altro potrebbe affiancarsi nuovamente... Mantenendo una distanza di sicurezza, stavolta... Perchè le chimere non hanno volto, quindi hanno tutte le facce del mondo... E lo sappiamo bene... Sia tu che io... [A Odette] |
Post n°38 pubblicato il 07 Settembre 2007 da Dark.Matter
![]() Mi piaceva fare la spesa... camminare tra gli scaffali, tra le scatole colorate, le bottiglie, i profumi del banco del pane... Tutto questo prima... adesso non mi piace più... Ho perso il gusto del mangiare... e anche la voglia... Sono una macchina, una macchina che va alimentata per poter camminare... Per me il pranzo o la cena hanno adesso la stessa importanza, la stessa gioia di un pieno al distributore... Va fatto e lo faccio... ma i sapori, il luogo, l'ora... non hanno più significato, tutto quello che metto sotto i denti ha lo stesso gusto di niente... Andavo al supermercato con il carrello, prima... spesa settimanale, chili di generi alimentari di vario tipo... Adesso no... adesso utilizzo uno di quei tristissimi cestelli con il manico, il carrello sarebbe sprecato per quello che mi occorre... Le famiglie comprano essenzialmente materie prime, pane, carne, verdure prese al banco... Saranno lavorate e resi piatti da portare su una tavola attorno alla quale ci si siederà forse tutti insieme... Per un pranzo... una cena... Chi è solo acquista prodotti finiti... preparati e confezionati da altre macchine... Cibo destinato a finire in un microonde, quando non scartato e mangiato direttamente... Surgelati, cibi liofilizzati e pietanze precotte, destinate ad essere consumate da soli, su un divano con la bottiglia di birra o vino posata a terra, sul pavimento vicino al pacco di tabacco o al telecomando della tv... In orari sballati, assurdi... quando si sente di aver fame o ci si ricorda di doverla avere, di tanto in tanto... La macchina reclama il suo carburante, ma la spia della riserva funziona a cazzo ultimamente... E così nel supermercato ci si riconosce... siamo marchiati con il simbolo della solitudine... Il fottuto cestello con il manico e il suo contenuto alcolico, algido o precotto, la moderna lettera scarlatta che ci contraddistingue... Noi peccatori, noi reietti... noi soli... Ci guardiamo... la persona, il cestello, il contenuto rivelatore... e si abbassa lo sguardo per colpe magari non nostre, per una convenzione che ci è stata imposta, tatuata nel cervello... Siamo sbagliati... e dobbiamo vergognarci... Persino di quello che mangiamo... Non c'è modo nemmeno di riuscire ad avvicinare due cestelli solitari... ognuno viaggia su binari diversi, tempi e frequenze aliene le une alle altre... Differenti le ragioni, le colpe, le scuse e i sensi di colpa... Siamo pezzi avanzati da tanti mosaici diversi... errori di fabbricazione... non riusciamo ad adattarci al disegno finale... I nostri bordi sono troppo taglienti, oppure troppo rotondi... Abbiamo forme inconciliabili, ma tutte con un buco più o meno grande da colmare... Con la speranza, con l'odio, con l'idea dell'amore, con la televisione, con il lavoro, con le scuse, con i ritardi, con la disperazione, con l'autoindulgenza... O con il contenuto di un cestello con il manico... |
Post n°37 pubblicato il 02 Settembre 2007 da Dark.Matter
![]() Il cancello si apre silenziosamente, lo spingo e comincio a salire la breve rampa di scale... arrivo in cima. Fa un effetto strano vedere questo posto totalmente vuoto e cosi' silenzioso... Alla mia sinistra vedo il piccolo bar dove andavamo a spendere le mostre mille lire in gelati, coca cola, patatine o altre schifezze che hanno contribuito a farci crescere... Quanti cremini, croccanti, cornetti Algida... Ricordo il viso sempre scoglionato della signora Maria che aveva a che fare con l'orda dannata di noi piccoli, grandi casinisti... Angeli che sarebbero saliti su dimensioni piu' alte o demoni destinati a cadere sull'asfalto?... Niente... In quel momento, in quel limbo del tempo e dello spazio non eravamo ancora niente, ma saremmo potuti diventare qualsiasi cosa... Girando lo sguardo vedo le sale dove ci si sfidava a bigliardino o ping pong, con le racchette fatte di compensato tagliato col traforo... Uno dei vetri sporchi riflette la mia immagine... un fantasma scuro, avvolto in un lungo cappotto nero col bavero rialzato fino a sopra le orecchie... un'immagine grottesca alla ricerca di un'identita' perduta... Gli uffici, lo spiazzo dove al tardo pomeriggio, col favore del primo buio, le coppiette dei piu' grandi andavano a pomiciare... Ragazzi impacciati che cercavano di toccare un seno, più per potersene vantare con gli amici che per vera voglia... Ragazze che non se li facevano toccare, piu' per far ingelosire le amiche, che per mancanza di voglia... Il gioco delle parti in tutto il suo acerbo splendore... E poi il campo... il campo... Terra marrone, strisce disegnate storte con la calce... Le porte, le reti strappate... Giro attorno, passando per la striscia di cemento che lo circonda... Ogni metro, ogni spazio era dedicato al gioco del calcio... Squadre improvvisate che si affrontavano come mandrie alla carica... Decine e decine di ragazzini in uno spazio ristretto... eppure ognuno di loro... ognuno di noi aveva in testa una sorta di cervello elettronico che ci consentiva, sempre, in ogni momento, di sapere dove erano i nostri compagni, gli avversari e chi invece non c'entrava nulla... Le porte, le immaginarie linee laterali... tutto impresso a fuoco... avremmo potuto giocare anche bendati... Lo sapevamo, lo sentivamo... Solo quello contava... Passa!! Daje, daje!! Palo!! Fori!! Nun vale, e' battimuro!! T'ho detto ch'e' battimuro!! Chi para va 'n porta!! Portieri volanti!! Tre angoli e' 'n carcio de rigore!! Riecheggiano ancora quelle voci in questo posto... i muri, la terra... si sono impregnati di quell'umanità bambina e guerriera, di anni di calci, spinte, pallonate, grida, parolacce e lotte... Li sento portati da questo vento che mi respira sul viso immagini e suoni, ma che e' talmente immaginario da non riuscire a spostare la polvere che vedo ferma, cristallizzata in questa luce di tardo pomeriggio... Sono davanti alla scalinata degli spogliatoi... scendo la prima rampa, poi la seconda... entro nella porta... A sinistra il piccolo spogliatoio riservato all'arbitro, poi gli altri quattro spogliatoi... E' rimasto tutto come allora, anche l'odore... Quella tipica puzza di spogliatoio, un misto tra muffa, sudore, puzza di piedi, olio canforato e bagnoschiuma economico... Cammino costeggiando la fila delle doccie, a cui correvamo come forsennati dopo la partita o gli allenamenti, per evitare che la poca acqua calda finisse subito... entro nello spogliatoio in fondo, il NOSTRO spogliatoio, mi siedo sulla panca di ferro, al posto che per tanti anni ho occupato... poggio i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani... Chiudo gli occhi e sento di nuovo quelle voci, le voci dei miei compagni di squadra e amici anche nella vita... e sorrido... perche e' tutto intatto, fermo in un prisma di cristallo puro... Tornando verso l'uscita indugio un attimo davanti allo specchio scrostato... quello specchio che ci ha guardato e restituito le nostre immagini cosi' tante volte... mentre, asciugandoci i capelli, discutevamo dei nostri problemi esistenziali... la partita, le donne, la scuola, la prossima festa, la discoteca al sabato, il motorino, i soldi che non erano mai abbastanza... Uscendo rivedo i due vespasiani incassati nel muro, talmente in fondo e bassi che per pisciare dovevi entrare ingobbito... Erano il luogo di una delle tipiche superstizioni da calciatori... prima della partita io e Banni, il terzino sinistro, andavamo a pisciare li' insieme, io a quello di destra, Banni a sinistra... L'avevamo fatto una volta, casualmente, e la partita era stata vinta alla grande... da allora quel rito si era sempre perpetrato... Sorrido ancora, mi ingobbisco ed entro, a destra... Poi mi giro e lo vedo... Banni e' li' al suo posto, a sinistra, a tener fede a quella regola non scritta... Capelli lunghi fino alle spalle, robusto, faccia da pugile piu' che da calciatore, mi guarda, sorride, strizza l'occhio... "'Nnamo, forza!" mi incita... Faccio due passi indietro per uscire... e sento quel rumore, quel tipico rumore sotto i miei piedi... tro-trok tro-trok Sono i tacchetti degli scarpini... Ho gli scarpini ai piedi... i calzettoni sopra i parastinchi, i pantaloncini e la maglietta... Vedo salire tutti i miei compagni, apparsi dal nulla della mia memoria... sono concentrati, tesi... sono pronti... e lo sono anche io... ho capito, adesso... E' scesa la sera, i riflettori illuminano il campo bagnato... sta piovigginando e fa freddo, il nostro respiro si condensa in lunghe nuvole bianche... E' la finale, la partita che decretera' la squadra vincitrice di un torneo di periferia... Ci sono loro, il dopolavoro della Polizia di Stato, piu' grandi di noi, esperti, fisicamente piu' forti... e ci siamo noi, giovani ma senza paura, abbiamo piu' resistenza, abbiamo soprattutto la tigna tipica della nostra eta'... La vincemmo, quella partita... dopo novanta minuti di battaglia vera, in cui andammo sotto per due volte, ma prima Giggio e poi Pato ci riportarono in pari... Nei tempi supplementari noi della difesa ci stringemmo ancora di piu' e diventammo una sola mente... Ci scontravamo contro questi armadi piu' alti di noi senza paura, a viso aperto... ogni calcio, ogni botta, spinta, graffio... era come una medaglia appuntata sul petto, uno sputo in faccia alla vita... Niente ci avrebbe fatto paura, quella sera non ce n'era per nessuno... Neanche i calci di rigore sembravano poter spezzare quell'equilibrio... Andammo ad oltranza... tutti fummo chiamati al dischetto, anche io... e feci il mio dovere, sorretto da gambe che sembravano di gomma e tenuto su da un cuore che sembrava mi fosse caduto in mezzo alle palle... Segnai... ma anche loro, e poi di nuovo noi... Fino a quando Zio, il nostro portiere, salto' come un gatto... era un tiro forte, angolato, ma Zio si allungo' e riusci' a toccare con la punta dei guantoni quel tiro, lo sporco' quel tanto che bastava per farlo finire sul palo, dove rimbalzo' prima di tornare indietro... Nessuno di noi disse niente a Pippo, il centrocampista che ando' a battere il rigore decisivo... era un accordo tacito... anche se non sei fortissimo, anche se hai due piedi che non sono proprio fatati... nessuno ti rompera' i coglioni con consigli o altre stronzate... Vai Pippo, vai e buttala dentro... Pippo calcio' forte, deciso... Il loro portiere si butto' a braccia aperte, come un grosso insetto nero a coprire meta' della porta... ma la meta' sbagliata... Rivedo ancora come al rallentatore il pallone che entra dal lato opposto... La rete che frusta via l'acqua in un'esplosione di gocce... Il fischio dell'arbitro... Il botto della nostra tensione che si libera... un urlo unico, selvaggio, antico... E poi gli abbracci, le pacche sulle spalle, sulle teste, dovunque capitasse... le capriole nelle pozzanghere di fango, le lacrime... di tutti... Di chi, seduto a terra, aveva perso e di chi, in un orgasmo collettivo, stava annusando, respirando, godendo una vittoria clamorosa... Non ci furono i fuochi d'artificio, non esistono foto di quella serata... Alzammo una coppa da venticinquemila lire con una targhetta attaccata sghemba... Ma che valeva piu' della Coppa del Mondo... Non esiste una targa commemorativa fuori dal campetto semiperiferico dove fu giocata quella partita... Ma per noi, per noi che c'eravamo, quella e' stata e restera' sempre LA partita... La nostra Italia-Germania 4 a 3... E ora sono qui, pronto a rigiocarla di nuovo con i miei compagni di allora... Non faccio nemmeno l'errore di chiedermi quale sia il senso di giocare una partita di cui si sa già il risultato... No, perche' so che se anche avessimo perso... se Zio non l'avesse presa... se Pippo non l'avesse messa dentro... i miei sentimenti, adesso, sarebbero esattamente gli stessi... il vero trofeo è esserci stati... e lo abbiamo vinto tutti... L'arbitro fischia, partiamo... |
Post n°36 pubblicato il 30 Agosto 2007 da Dark.Matter
![]() "Sveglia" "Mmh?" "Svegliati" Mi muovo pigramente nel letto, mi stiro... Ma che ore saranno? Perche' mi sta... All'improvviso realizzo... ricordo che sono solo in questa casa, ormai da diversi mesi... e mi si chiude lo stomaco... L'ho sognato? Mi e' sembrato chiaramente di sentire... "Hai sentito bene... Svegliati" Scatto come una molla, il sonno e' scomparso all'istante... Accendo la luce e i miei occhi non hanno neanche il bisogno di abituarsi alla luce... lo vedo subito, li' ai piedi del letto, come tanti, tantissimi anni fa... "Mi riconosci, dunque..." mi dice con quella voce strascicata e sussurrata... dal profondo... Come potrei averlo dimenticato... Quanto avro' avuto... Tre? Quattro anni?... Ero piccolo, cosi' piccolo che mia madre acconsentiva a farmi dormire nel suo letto, quando papa' aveva il turno di notte... E proprio in una di quelle notti era accaduta la stessa, identica cosa... Una voce, un rumore... La mano che cercava l'interruttore, la luce... e poi lui... li' cosi' come adesso... In piedi, leggermente ingobbito, la testa inclinata in avanti, i pollici pigramente infilati nelle tasche dei pantaloni... Pantaloni scuri, da lavoro forse... e quella camicia colorata e disegnata in maniera incomprensibile... E poi le spine... spine che fuoriescono dai vestiti, lacerandoli... Le ha su tutto il corpo, tra i capelli scompigliati e sporchi, sulle mani, sul viso con orbite vuote, senza occhi... vicino a quella bocca perennemente piegata in un ghigno cattivo che mostra quei suoi denti triangolari... Gialli... Marci, ma taglienti... E' cosi'... alieno, eppure... familiare, in un certo senso... "L'ultima volta che ci siamo visti, hai avuto molta piu' paura" mi schernisce E' vero... Anche se paura puo' essere un termine riduttivo, per un bambino... Forse terrore e' piu' adatto... Il respiro che si blocca, il sudore ghiacciato su tutto il corpo che trema... Credo di essermi pisciato addosso quella notte... Ma ora e' diverso... Oggi e' diverso... "Cosa vuoi?" gli chiedo "Se e' la paura che cerchi, hai sbagliato... Da bambino sicuramente si', ma adesso... mi dispiace, ti trovo quasi... grottesco..." I lati della sua bocca cambiano direzione per un attimo... Da su' a giu'... Poi torna a sorridere con quella tagliola scintillante... "Mi aspettavo una domanda diversa" riprende "tipo 'Chi sei?'" "Non me ne frega niente" gli rispondo. E sono sincero... "Eppure dovrebbe interessarti, visto che sei tu che mi hai chiamato..." "IO? E come? Quando?" "Quando hai deciso di ripercorrere la tua vita... Sei in procinto di iniziare un viaggio difficile, devi cercare tutti i pezzi che hai lasciato per strada... TU hai deciso di farlo, nessuno ti ha obbligato..." "Si', ma tu che cazzo c'entri? E' la MIA vita..." "Bene!" sorride orribilmente "Vedi che cominci a fare le domande giuste?" La mia follia e' arrivata a questo punto, allora... Io che mi ritrovo a filosofeggiare di notte con un vecchio incubo di bambino... "E' qui che ti sbagli" mi legge nel pensiero "io NON sono un incubo... Non lo sono mai stato, neanche allora..." "Immagino che tu sia qui per dirmi qualcosa, o per farmela capire forse... Comunque sia, qualsiasi cosa tu debba fare, FALLA... e poi lasciami dormire..." "Non vuoi proprio capire, vero? Peggio, tu ti rifiuti di vedere..." "COSA?! COSA DEVO VEDERE?!" urlo con tutto il fiato in corpo... Sono incazzato, incazzato nero... Sento la rabbia che sale dentro... Stringo i denti, li sento scricchiolare, la vista si annebbia dietro una cortina rosso sangue... Tremo, ho la pelle d'oca... Sento i peli del corpo che si induriscono... Diventano spine... che bucano le lenzuola... le ho su tutto il corpo... i miei denti, li sento diversi... la lingua li sfiora e si lacera, sento il sapore del sangue... Adesso si', comincio ad aver paura... Lo guardo e rimango senza fiato... e' cambiato anche lui... Non ha piu' spine, ha di nuovo gli occhi e la bocca e' tornata normale... Ma non e' questo che mi fa versare lacrime dalle orbite vuote, no... Lo riconosco, adesso lo riconosco... Sono io Sono io una ventina d'anni fa, giovane... quando ancora avevo speranze, quando ancora avevo sogni da sognare... quando ancora credevo... Quando avevo un'espressione serena e uno sguardo ancora dolce, quando la vita ancora non aveva cominciato a lasciare segni sul mio viso... Sono io... "Adesso hai capito?" mi chiede il mio me stesso in fondo al letto "No... aiutami..." la mia voce ora e' un gorgoglio putrido "Quando tornerai indietro a rivedere la tua vita, come si presentera' la tua anima ai sogni di quel bambino?" "Ero io? Io ho terrorizzato me stesso?" "Hai passato la tua vita recente a masticare rabbia e odio... L'hai tenuto dentro, hai lasciato che ti riducesse... cosi'... Te lo chiedo ancora... Come vuoi che ti veda quel bambino?" "Ma e' gia' successo, non posso tornare indietro..." "Non fisicamente, e' vero... Ma il tuo non e' un viaggio nel tempo, ma nella memoria... E li', da qualche parte, c'e' ancora quel bambino impaurito, terrorizzato per aver visto come sarebbe diventato..." "Cosa posso fare? Come?" "Liberati... Liberami... Liberaci" Stamattina mi sono svegliato tranquillo, senza spine sul corpo... Ma soprattutto con qualche spigolo in meno nell'anima... Sento l'urgenza di darmi da fare... C'e' un bambino da coccolare, da qualche parte... |
Post n°35 pubblicato il 28 Agosto 2007 da Dark.Matter
![]() [l'immagine è chiaramente ispirata a "L'isola dei morti" di A. Bocklin] Era il mio ultimo viaggio, quello finale... Il mio muto accompagnatore aveva condotto con perizia la barca lungo questa rotta... Dopotutto è dall'inizio dei tempi che la percorre... Speravo di trovar pace in un luogo dove tutti riposano, ma il dazio pagato non era abbastanza... Il guardiano di questo posto mi ha detto che nemmeno lì potevo stare, che la mia anima... non andava bene. Io gli ho risposto... che ero morto... e che quello era l'unico luogo dove potessi riposare... Mi ha lasciato in attesa all'entrata... Ci deve essere stato un conciliabolo con creature ed esseri al di fuori della mia comprensione... Non so quanto ho aspettato, minuti o secoli qui non fanno poi così tanta differenza... Il custode è tornato trafelato, visibilmente agitato... Ha guardato profondamente questo strano mare, sembrava quasi riuscire a leggerlo... Per un attimo ho pensato di essere riuscito a scombinare regole vecchie quanto l'universo... regole scritte dal Tempo stesso... Poi mi ha guardato... e mi ha chiesto di raccontargli come ero morto, quali fossero stati gli ultimi attimi della mia vita terrena... In effetti ho dovuto confessare che non ricordavo bene la fine della mia vita... C'era stato un momento in cui avevo cominciato a cadere... cadere sempre più in basso... Mi sono ricordato che c'era chi diceva che avrei toccato il fondo e poi sarei risalito, chi invece era convinto che avrei persino cominciato a scavare... Io il fondo non l'ho mai sentito arrivare... E' come se mi fossi addormentato e risvegliato disteso su questa strana barca... Avevo delle monete sugli occhi... Tutto tornava... Ero morto... Ma perchè questo strano sorvegliante stava facendo tanti problemi? E poi per quale stronzo motivo un posto come questo avrebbe bisogno di un custode... Gli ho chiesto se poteva andar bene il fatto che avessi semplicemente smesso di vivere... Perchè è quello che realmente ricordo... Volevo solo riposare... soltanto un po'... Mi ha messo un braccio sulla spalla... ha cercato di confortarmi, facendomi capire che non ero realmente morto... così come non ero realmente vivo... Che la mia anima non era più completa... alcuni pezzi erano morti, ma altri erano rimasti testardamente vivi... Per guadagnare la pace di quel posto avrei dovuto ricompormi... tornare completo e decidere se far rivivere ciò che era morto e tornare alla vita terrena... oppure uccidere quel che era restato vivo e finalmente dormire... riposare in un posto fresco e sicuro... Ed eccomi ancora qui, su questa barca così esile, ma al contempo eterna... Mi hanno restituito gli occhi, ma serviranno solo a cercare... Non ad ammirare bellezza o desolazione... Mi hanno concesso un cuore, ma servirà solo a pompare sangue... Non a provare amore o paura... Mi hanno dato indietro il cervello, ma sarà utile solo a capire, calcolare freddamente... Non a progettare o pensare nuove vite... Mi hanno rimesso insieme, ma quello che sta tornando non è e non sarà mai più chi era partito... Il mio conducente è irrequieto... lo vedo agitarsi sotto la sporca tunica che lo cela alla vista... Probabilmente anche per lui questa è una situazione anomala... Solo lui conosce il tragitto... anzi, LUI E' IL TRAGITTO... Da che tempo è tempo... da che la luce ha cominciato a generare ombre, da che la vita si è presa la briga e di precedere la morte... Forse è la prima volta che porta indietro qualcuno... e probabilmente si starà chiedendo il perchè; se dopo tutto, magari, non abbiamo qualcosa in comune... Se siamo simili... E in effetti lo siamo... simili, in un certo senso... siamo entrambi condannati... Lui a ripetere questo percorso fino alla fine di tutto... ed io a cercare i cocci della mia anima sparsi nel tempo... per poi dover decidere se vivere o morire... (...cosa devo fare?...) |
Post n°34 pubblicato il 15 Agosto 2007 da Dark.Matter
Interludio ferragostano... perchè chi è solo è solo sempre.. Una canzone da crepare il cuore... Editors - Smokers outside the hospital doors Pull the blindfold down So your eyes can't see Now run as fast as you can Through this field of trees Say goodbye to everyone You have ever known You are not gonna see them ever again I can't shake this feeling I've got My dirty hands, have I been in the wars? The saddest thing that I'd ever seen Were smokers outside the hospital doors Someone turn me around Can I start this again? How can we wear our smiles With our mouths wide shut 'Cause you stopped us from singin' I can't shake this feeling I've got My dirty hands, have I been in the wars? The saddest thing that I'd ever seen Were smokers outside the hospital doors Someone turn me around Can I start this again? Now someone turn us around Can we start this again? We've all been changed From what we were Our broken parts Left smashed off the floor I can't believe you If I can't hear you I can't believe you If I can't hear you We've all been changed From what we were Our broken parts Smashed off the floor We've all been changed From what we were Our broken parts Smashed off the floor (We've all been changed from what we were) Someone turn me around (Our broken parts smashed off the floor) Can I start this again? (We've all been changed from what we were) Now someone turn us around (Our broken parts smashed off the floor) Can we start this again? ------------------------------------------------------------------------------------ Fumatori fuori dalle porte dell'ospedale Tira giù la benda Così i tuoi occhi non possono vedere Ora corri più forte che puoi Attraverso questo campo di alberi Di' addio a tutti Hai sempre saputo Che non li avresti rivisti mai più Non posso scrollarmi questo sentimento Le mie mani sporche, sono stato in guerra? La cosa più triste che abbia mai visto Erano i fumatori fuori dalle porte dell'ospedale Qualcuno mi fa voltare Riuscirò a ricominciare? Come possiamo indossare i nostri sorrisi Con le nostre bocche chiuse Perchè ci hai impedito di cantare Non posso scrollarmi questo sentimento Le mie mani sporche, sono stato in guerra? La cosa più triste che abbia mai visto Erano i fumatori fuori dalle porte dell'ospedale Qualcuno mi fa voltare Riuscirò a ricominciare? Ora qualcuno ci fa voltare Riusciremo a ricominciare? Siamo tutti cambiati Da quello che eravamo Le nostre parti spezzate Lasciate sbattute sul pavimento Non posso crederti Se non riesco a sentirti Non posso crederti Se non riesco a sentirti Siamo tutti cambiati Da quello che eravamo Le nostre parti spezzate Lasciate sbattute sul pavimento Siamo tutti cambiati Da quello che eravamo Le nostre parti spezzate Lasciate sbattute sul pavimento Qualcuno mi fa voltare (Siamo tutti cambiati da quello che eravamo) Riuscirò a ricominciare? (Le nostre parti spezzate lasciate sbattute sul pavimento) Ora qualcuno ci fa voltare (Siamo tutti cambiati da quello che eravamo) Riusciremo a ricominciare? (le nostre parti spezzate lasciate a frantumare nel pavimento) |
Post n°33 pubblicato il 24 Luglio 2007 da Dark.Matter
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