Serendipity

Post N° 138


Keith Jarret-The Koln concertCi sono dei dischi che definire a parole sarebbe un'offesa, tanto le parole innanzi alle note divengono limitative. Mi piace immaginare questo lavoro come una tavolozza di colori, una tela impressionista se vogliamo. Tanto basta per evidenziare come certi momenti di ascolto possano colorarsi di sfumature sempre diverse, intense, screziate da molteplici guizzi di sentimento, quei rigagnoli di passato che tornano all'improvviso, quei "se" e "ma" che affollano le meningi di uno spirito complesso e si ripropongono con chiavi di lettura sempre difformi. Questo disco č semplicemente impossibile da cogliere con l'uso della ragione, impossibile da fissare entro parametri, improponibile da incorniciare dentro qualsiasi forma. Questo lavoro va sofferto, amato e perlustrato senza sosta. Non c'č un punto d'arrivo. Nč forse ci sarā mai. Leggasi: il vero senso di libertā che cerco nell'arte.