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Serendipity

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Di splash wax, oceani di nebbia, cappellini all'indietro e Milano by night.

Post n°64 pubblicato il 04 Febbraio 2007 da darkside_79
 

Immersi in una terrificante prigione di nebbia, con lo stridente best degli Eagles (che rimanda a orizzonti ben diversi) a farci compagnia, raggiungiamo la fiera del disco di Novegro, giusto affianco a Linate, intorno alle 11.30. Riccardo ed Enrico sono già lì ad aspettarci, sorridenti e per nulla straziati dalla levataccia (tanto gli acciacchi li senti sempre dopo). Questa fiera è la Disneyland di ogni appassionato di musica, cade tre volte l'anno ed è sempre un vero tuffo al cuore nuotare fra centinaia di banchi stracolmi di ogni genere di supporto, dal vinile, al cd, passando per ogni tipo di oggettistica che rimandi allaimmagine musica. Io gongolo come un bimbo davanti ai venditori provenienti un pò da tutto il mondo. Certo, in prevalenza italiani, ma ci sono tedeschi, olandesi, spagnoli, est-europei e pure giapponesi coi loro cassonetti stracolmi di obi colorate.
In verità quello che sarà il mio colpo di giornata lo individuo quasi subito. Esposti nella bacheca a muro di uno dei tanti venditori, ci sono 4 vinili dei Floyd piuttosto appetibili, quattro bootlegs: Crackers (cofanetto di 3 lp's), Amsterdam 69 (splashwax di colore marroncino con una valanga di colori a tempestare il vinile, davvero bello a vedersi), Libest spacement monitor (il vinile in questo caso è rosa trasparente con macchie scostanti viola scuro qua e là, anche questo davvero bellino) e un doppio lp di Roger Waters. Ci passo e ripasso quattro volte davanti a quella bancarella, il più delle volte con faccia disinteressata, facendo le ronde per vedere se quei dischi erano ancora lì o se avevano già preso il volo. Frattanto completavo il giro della fiera, giusto per capire se c'era qualcosa che potesse interessarmi di più. Ovvio, se le mie tasche traboccassero di bigliettoni, potrei andare a Novegro e portarmi a casa tonnellate di dischi, ma siccome la situazione è un pò diversa, bisogna saper individuare pochi pezzi e portarli a casa al prezzo migliore.
La tecnica usata ieri è quella a pagina 4 del manuiale del collezionista: "tecnica dell'aggiunta con sconto progressivo". immagineIn pratica funziona così: chiedo quanto mi toglie se prendo due dischi, ricevendo già uno sconto accettabile. Poi chiedo cosa accade se ne aggiungo un terzo, ricevendo un ulteriore sconto. Infine aggiungo il quarto e se le cose sono andate per il verso giusto, dovrei aver per lo meno portato a casa un disco gratis, se non qualcosina di più. Nel mio caso ieri, il totale sconto è stato di 85 euro, a fronte di una spesa di 250. Pago felice e vado a fumare appena fuori dallo stand; in effetti mi è andata talmente bene che il venditore viene da me due minuti dopo, con una faccia un pò presa male, e mi chiede con cortesia e apprensione "di non dire al suo collega di stand (assente quando ho comprato i dischi) il prezzo finale di tutta questa immaginecontrattazione". Riccardo, Michela ed Enrico se la ridono sotto i baffi, ma in realtà io sono sicuro che ci abbiamo guadagnato entrambi, e che il commercio, salvo casi autolesionistici di una delle parti, tende a creare i suoi equilibri fra domanda e offerta. Verso le 4, Enrico e Riccardo ci lasciano, ma nel frattempo da Bergamo è arrivato Alessandro con la sua ragazza. Lo accompagno a fare un giretto, giusto il tempo di gustarmi la sua felicità nel prendere un Darwin! del Banco del Mutuo Soccorso a poco prezzo (e se penso a un ragazzo così giovane che ascolta musica di questo livello, mi riempio di speranza in un futuro migliore). Poi ci avviamo alla macchina e portiamo i due bergamaschi alla fermata degli autobus.
Mi sono sempre ripromesso che la prima volta che fossi venuto a Milano mi sarei fermato per trascorrere una serata insieme ad alcuni amici che vivono lì. Per inciso, in questo caso, Marco e Fabio. Ospiti da me qualche mese fa, reduci da una nottata indimenticabile dove abbiamo suonato sino a che non ci siamo addormentati sugli strumenti in camera mia, ci siamo accordati che ci sarebbero venuti a prendere all'albergo intorno alle 20. Io e Michela, usciti dalla fiera verso le 5, avevamo tutto il tempo di prendere la  tangeziale e passare dalla est alla nord, dove, in zona Cinisello Balsamo, risiedeva il nostro hotel.  
Ora, può anche darsi che vivere a Torino non equivalga a considerarsi metropolitani in tutto per tutto. Almeno a vedere cosa ci è accaduto. Mentre il sole tramontava e l'immancabile nebbia cominciava a ritornare prepotente, io e la mia bambina abbiamo cominciato ad inanellare una serie di sbagli fantozziani (uscite, strade, rotonde, ponti e chi più ne ha più ne metta) al punto da perderci desolatamente nel via vai terrificante della cintura di Milano. Totalmente privi di speranza, ed esausti dallaimmagine nebbia che ci negava la vista dei cartelli, ci siamo per un momento abbandonati al nervosismo e a strane manie suicide (e Dio solo sa cosa significa una strada a 4 corsie, e scoprire all'ultimo, mentre stai sulla destra, che devi girare a sinistra con 765849000 auto sfreccianti e incuranti della nebbia che ti mandano in tilt). Dopo insulti variegati degli automobilisti, corna, fanculo a ripetizione che giungevano non si sa da chi attraverso quel mare di nebbia, e pure una Renault con targa tunisina ferma in mezzo alla strada per montare un divano sul tettuccio della macchina (schivata all'ultimo), abbiamo trovato rifugio in una macelleria, per chiedere informazioni. Poi mezz'ora dopo è stata la volta di un vigile che ci ha indicato la strada (memorizzarla è valso un intero esame universitario da studiare). Dopo casini, contromano, isterie e trick e track, vediamo l'insegna dell'albergo, fra la nebbia, come una visione estatica.
L'hotel lo conosciamo, durante il week end pratica tariffe convenienti (sennò ciau bale come si dice da noi), e quando capita ci fermiamo volentieri, assaporando un pò di comfort a 4 stelle.
immagineAlle 20 arriva Marco (con l'immancabile cappellino all'indietro, per me ci è nato insieme e ha i capelli finti attaccati intorno) con la sua ragazza. Ci porta nella sua zona, sfrecciando nella nebbia con invidiabile dimestichezza. Alla pizzeria ci raggiungono Fabio e ragazza e prende il via una serata davvero divertentissima, con qualche birretta qua e là e tanta voglia di sparar cazzate. Dopo cena riinfiliamo le strane vie suburbane e spuntiamo in quartiere Bicocca dove ci aspetta un locale che mai avrei detto. Si chiama Blues house. Situato in un capannone riattato c'è un palco con tutti gli strumenti e un bel pò di tavolini tutti intorno. Pullula di rockettari, e per una volta, non mi sento a disagio in mezzo alla folla del sabato sera. On stage una cover band degli Zeppelin davvero apprezzabile, con un cantante bravissimo e musicisti coi controbip che ci fanno saltare sulle note di "immigrant song".  immagineSaranno state le birrette, la giusta atmosfera che permeava il locale e di certo anche la buona compagnia, ma io ieri sera quelle cover me lo sono godute come non mai, divertendomi come un pazzo. Ma poi non c'è nulla da fare, quando sento il dirigibile mi vien voglia di far casino. Mi vedessero i colleghi di lavoro...
Nottata movimentata in albergo, con i fumi dell'alcool a evaporare e a farmi dormire davvero malissimo. Poi stamane via, in mezzo al nebbione per tornare a Torino. Piccola nota a margine: al casello di Torino, la nebbia è sparita e ha svelato la mia città baciata da un sole splendido, quasi primaverile.
Dolce casa mia...

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