Creato da Darkness.Mind il 27/08/2010

A Dark Mind

Io, con i miei pensieri e le mie paure. Come nebbie mi avvolgono nel buio della notte per liberarmi quasi subito ai primi rosei e candidi barlumi di luce mattutina. Mi ritrovo quì, nelle cobaltee fragranze di luce a raccontare di me e dei miei pensieri. Io, con le mie paure e i miei pensieri...

 

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DARKNESS

Post n°164 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da Darkness.Mind
 

 

Prison

 

Si svegliò con le narici intrise di un odore di muffa e decomposizione, e con un dolore acuto alla testa.
Alzandosi dall’umidità del pavimento, di quella che sembrava la sua nuova prigione, lanciò un'occhiata intorno per capire dove fosse. Era l’ora serale, e la luna nel cielo emanava la sua luce sotto forma di pallidi raggi mandati alla deriva nel mare del cielo, nel contempo gli stessi pallidi raggi davano una certa lucentezza all’oscuro luogo. I muri erano gocciolanti di acqua, il pavimento di pietra era fangoso e pieno di umidità. Lei aveva freddo. Capì da subito che era stata catturata e rinchiusa in una prigione sotterranea, una cella per meglio dire. Si rese conto di essere sola. Con rammarico e grande delusione si accorse che anche il suo compagno era stato catturato e rinchiuso in una cella. Indispettita da questo fatto si accucciò in un angolo. Il suo corpo stanco e la delusione per la cattura del suo amico fidato non gli permisero di stare sveglia più a lungo, nonostante la rabbia, stremata, si addormentò sul pavimento umido della sua cella. Lei dormì un sonno che può portare alla pazzia, un sonno senza sogni.

Si svegliò nuovamente, non si mosse, rimase nella stessa posizioni di quando dormiva. Aveva disgustosamente freddo, e le sue dita dei piedi erano intirizzite, così come le dita delle mani che sentiva gonfie ed incapaci di qualsiasi movimento utile. Guardò il suo braccio destro, blu, dolorante e con un aspetto innaturale, capì che le sarebbe stata al quanto difficile una fuga. Sentì delle voci. La sua attenzione si spostò dal braccio all’atrio davanti alla sua cella. Presunse che le voci che si udivano, fossero quelle delle guardie. Aprì un po’ di più gli occhi. Vide una fangosa e puzzolente calzatura, il cui olezzo le arrivò in un istante. Raggrinzì il naso. Era odore di morte, di decomposizione. Forse questi uomini erano stati assegnati alla pulizia del campo di battaglia. Forse avevano appena finito il loro compito e non avevano avuto il tempo di pulirsi


... continua

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