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MEDIOEVO


Ascia per decapitazione1500 circa rinvenuta presso il Castel S. Angelo RomaLa Giustizia dal Medioevo al XIX SecoloStrumenti di tortura (in parte autentici e in parte riprodotti) testimoniano la crudeltà delle antiche pratiche punitive basate sull’uso della tortura e del supplizio capitale. Tra i reperti esposti in questa prima sezione si segnalano alcune gogne, il banco di fustigazione, l’ascia per la decapitazione, la spada di giustizia utilizzata per la decapitazione di Beatrice Cenci nel 1599, la riproduzione della “Vergine di Norimberga”, il collare spinato. La sedia di tortura, detta “ungherese”, di cui il museo possiede una riproduzione, rappresenta uno degli innumerevoli strumenti inquisitori utilizzati nei secoli XVI e XVII per ottenere la confessione di donne accusate di stregoneria. La “briglia delle comari”, reperto autentico, rinvenuto nel fiume Adda, nel comune di Pizzighettone, è una maschera di ferro che veniva applicata sul volto di donne accusate di maldicenza e calunnia. Scudisci, fruste, un’ampia raccolta di catene (ferri) utilizzate per punire, contenere o trasportare i condannati ai lavori forzati testimoniano la crudele condizione dei famigerati bagni penali dell’Ottocento. La sala dedicata alla giustizia sul finire del Settecento e nell’Ottocento (che chiude il percorso del piano terra) ospita il mantello rosso che Mastro Titta, al secolo Giovan Battista Bugatti, boia del papa, indossava in occasione delle esecuzioni in piazza; una forca proveniente da Alba; tre ghigliottine, tra queste la ghigliottina che era innalzata in Piazza del Popolo a Roma e che funzionò fino al 1869; gli oggetti che l’Arciconfraternita di San Giovanni Decollato utilizzava per il conforto dei condannati a morte: “bussole” per la raccolta delle elemosine, la veste del confortatore che aveva il compito di prendersi cura dell’anima del condannato a morte, gli stendardi con i crocifissi che venivano innalzati durante il corteo che conduceva il condannato al patibolo e i bicchieri di zinco dal quale il condannato beveva l’ultimo sorso di vino prima del taglio della testa.
Collare SpinatoXVII secoloProvenienza: Roma ing. Edoardo Martinari, 1933Munito internamente di aculei era utilizzato come punizione per coloro che violavano la disciplina ecclesiastica o familiare.Di solito era infisso ai muri delle chiese, dei cimiteri, alle porte delle prigioni o nelle piazze frequentate dai mercanti.Il collare era riservato anche agli ubriachi, alle donne litigiose e alle prostitute. Si restava prigionieri del collare e oggetto del pubblico dileggio fino ad un periodo massimo di sei settimane.Spesso il reo era obbligato a portare sul petto un cartello sul quale era indicato il motivo della condanna.
Squartamento coi cavalliSupplizio dello squartamento coi cavalli cui fu sottoposto Robert-François Damiens nel marzo 1757, per avere attentato alla vita di Luigi XV. Modellino eseguito da detenuti minorenni nel 1934. Provenienza: Roma, ex scuola allievi agenti di custodia, 1934
Vergine di Norimberga(riproduzione)Le fonti storiche riferiscono che questo strumento era utilizzato nel Medio Evo, prevalentemente in Germania. Il prototipo della terribile macchina fu rinvenuto nel castello di Norimberga, edificio dove, in passato, aveva sede il Tribunale Segreto della città. Il condannato era condotto sul luogo del supplizio passando attraverso sette porte. Alla fine di un lungo corridoio si trovava al cospetto della macchina di morte, una sorta di armadio di ferro che riproduceva vagamente le sembianze di una figura femminile, con due ante sul davanti che, aprendosi, mostravano affilatissime punte di ferro. Lo sventurato veniva rinchiuso nella macchina andando incontro a una morte atroce. I resti della vittima erano gettati, attraverso un canale sotterraneo, nel fiume che scorreva sotto la sede del Tribunale Segreto. A Monaco, secondo alcune testimonianze, durante il governo del principe Carlo Teodoro, era utilizzato un simile strumento di supplizio, situato nella cosiddetta via della Donzella. Provenienza: Roma, ex scuola allievi agenti di custodia, 1934
Sedia di tortura(riproduzione)Sedia di tortura chiodata, usata fino al 1809 a Norimberga e a Regensburg. La sedia era utilizzata durante gli interrogatori, in particolare nei processi per stregoneria. Per ottenere la confessione dalla presunta strega il torturatore accendeva un fuoco sotto la sedia, in modo da rendere incandescenti le punte di ferro che ricoprivano la struttura della seggiola. Provenienza: Roma, ex scuola allievi agenti di custodia, 1934.
MordacchiaMaschera di ferro, detta mordacchia o briglia delle comari, chiudibile a cerniera, alla quale è collegata una catena con un gancio, rinvenuta nel fiume Adda, a Pizzighettone. Secondo la tradizione, la mordacchia era adoperata per punire le donne litigiose e calunniatrici. Più probabile, invece, la tesi che la briglia fosse utilizzata per le donne accusate di stregoneria. Mediante il gancio la strega era appesa al soffitto e tenuta in quella posizione per molte ore. Provenienza: Comune di Pizzighettone, 1940.
Banco di fustigazioneIl supplizio della fustigazione, cui spesso si aggiungeva il taglio delle orecchie, era riservato prevalentemente ai mendicanti e ai vagabondi, oppure ai venditori ambulanti che, provenienti da fuori città, facevano concorrenza sleale a quelli del posto. In questi casi alla fustigazione si aggiungeva il marchio di fuoco sulla fronte come segno d'identificazione. Provenienza: Roma, Museo di Castel Sant'Angelo, 1934
Gogna o ceppoIl condannato alla gogna era esposto nei luoghi di mercato e sottoposto al pubblico dileggio per ore o per alcuni giorni. Alla pena dei ceppi erano condannati i disturbatori di quiete pubblica, ma oltre che come strumento di punizione il ceppo era utilizzato anche per impedire la fuga di ladri o di persone condannate a pene non gravi. Il ceppo, composto da due travi di legno, chiuse a cerniera, prevedeva due o quattro fori, dove venivano assicurate le caviglie dei condannati. Il ceppo, come la gogna, fu utilizzato fino ai primi decenni del XIX secolo. Provenienza: Saluzzo, casa penale, 1934