Dark side of Mars...

RACCONTAMI UNA STORIA - La pazzia


Domenica.Oggi, in cui non ho nulla da fare, e l'apatia regna sovrana...ho detto di no a tutti i miei amici, non ho voglia di uscire, niente aperitivi, pranzi, giri in centro. Solo io e me stesso, qui, alla finestra, di un palazzo come tanti, nel centro di Milano. Questa città fredda ma affascinante, che ormai, con le sue nebbie e il suo smog, è diventata parte di me.E poi..all'improvviso. Nel palazzo di fronte, la finestra corrispondente alla mia...Sei apparsa, un'ombra, ad aprire le tende, a sbirciare fuori. E mi sono accorto che stavi piangendo, che le lacrime rigavano quel viso di bambina, ad un primo sguardo, che poi ha modellato i suoi contorni fino ad apparirmi nella sua veste di donna, dall'età imprecisata ma comunque non giovanissima e nemmeno matura...uno di quei visi da madonnina che conservano una bellezza quasi da antico ritratto.Non ho potuto fare a meno di guardarti, di fissarti per tutto il tempo che sei rimasta lì. affascinato da quella tristezza che ha accarezzato la mia anima.Non so se tu ti sia accorta di me. Ad un certo punto, sei semplicemente andata via, scomparsa nei meandri della tua casa, mentre il sole tramontava e il crepuscolo allungava le sue ombre sulla strada, ma la tua immagine è rimasta dentro di me. Chissà chi sei...Lunedì.Torno dal lavoro, metto giù la borsa, le chiavi della macchina, le sigarette appena comprate. Medito di accenderne subito una, il lunedì è sempre tragico. Uno sguardo distratto alla finestra, ed eccoti lì, seduta sul davanzale, le tue sono di quei finestroni antichi che invadono quasi tutta la parete, e lasciano intravedere l'interno molto più di quanto sarebbe lecito...Ma io non guardo dentro. Guardo, te, i tuoi occhi persi nella contemplazione della strada sotto di noi, senza vederla realmente. E resto a guardarti, perdo la nozione del tempo...finchè tu, come ieri, rientri.Martedì.Apro la porta di casa, il pensiero fisso. Chissà se tu ci sarai. Gli occhi corrono alla finestra, il cuore rallenta il suo battito quando ti vedo, allo stesso posto, immobile come una statua, come sempre. E come sempre mi incanto a guardarti...e oggi mi concedo di notare altri piccoli particolari, le tue mani appoggiate in grembo, il vestito a fiori, i capelli sciolti che ti sfiorano le spalle...Mercoledì.Eccomi, eccoti. Chissà se ti sei accorta di me. Io non faccio nulla per nascondermi, non dissimulo i miei sguardi dietro le tende, non mi muovo dalla finestra. Semplicemente resto qui, a guardarti, come tu sei lì a guardare nel vuoto. Due anime perse.Giovedì.Devo sapere il tuo nome. Oggi sono andato al tuo condominio, e ho guardato la lista dei nomi sui citofoni. Non che mi aspettassi di trovare chissà che...non comparirai sicuramente come "donna alla finestra" o "contemplatrice dell'ignoto", ma io ci ho guardato lo stesso, deluso dal trovare una sfilza di iniziali soltanto, come è consuetudine nei palazzi più antichi della città, per privacy, per moda, non so.Quando sono rientrato, tu mi aspettavi... Oggi hai i capelli raccolti, un altro abito appena scollato che disegna e scolpisce il tuo corpo perfetto nella luce del sole del primo pomeriggio. Rimango qui, e tu rimani lì.Venerdì.All'uscita dall'ufficio avevo appuntamento con i miei amici per il fine settimana in montagna, quattro chiacchiere, buon vino e goderci la primavera imminente con lunghe camminate. Ho detto di no, e sono tornato, quasi di corsa, da te, che mi aspettavi, sempre allo stesso posto, con un fermaglio nuovo nei capelli e la maglietta bianca sui jeans, quasi una ragazzina. Mi siedo alla finestra, accendo una sigaretta, e sono con te.Sabato.Niente lavoro, niente spesa, niente amici, niente telefono. Solo io e te. Qui. Alla finestra. Io, come sempre, ti fisso, tu fissi la strada. E in questa immobilità, trascorre la giornata, mi dimentico di mangiare, fumo una sigaretta dietro l'altra.Domenica.E' una settimana che "ci conosciamo". Ormai non mi chiedo più chi sei, sono pago di osservarti dalla finestra di fronte, come in quel film. Trascorrono lente, le giornate, se non vedessi ogni tanto che ti muovi, sposti una ciocca di capelli, ti cambi d'abito...potrei pensare che tu non ti muova mai da quella finestra, che il tuo unico pensiero sia offrirmi lo spettacolo di te stessa, ferma a pensare. Non ti ho più vista piangere, sembra che in qualche modo la mia compagnia ti consoli e ti basti.Lunedì.Sono a casa dal lavoro, un'intera settimana per stare insieme. Mi sembri contenta di vedermi qui, tutti i giorni, di non essere più sola nel tuo silenzioso scrutare. Io non cerco più di sapere chi sei, mi appago solo nel vederti lì, seduta, davanti a me, con i tuoi vestitini da brava ragazza, il tuo viso da madonnina e quei capelli, ora sciolti, ora raccolti, ma sempre così morbidi. Nel tuo sguardo fisso e quieto c'è qualcosa di familiare ormai, è come se ti conoscessi da sempre. E mi basti. Sono felice. Sorrido.Martedì.Mercoledì.Giovedì.Venerdì.Sabato.Domenica.Lunedì.Martedì.Mercoledì.Sono venuti a prendermi, i miei amici erano preoccupati. Dicono che sono sparito, che non rispondo al telefono, che non mi sono presentato in ufficio senza avvisare.Dicono che sono secoli che fumo e non mangio, non è vero. Non sono uscito di casa nemmeno per comprare le sigarette, quando sono finite, l'ultimo mozzicone è ancora sul posacenere vicino alla finestra. Ho cercato di dir loro che ho conosciuto una donna, come volevano loro, come hanno cercato tante volte di spingermi a fare, dopo la morte di Giulia. Ma non hanno sentito ragioni. Mi portano via, amore mio, mia piccola compagna, dicono che mi cureranno, che sarà per poco tempo, che qualche farmaco mi farà tornare come nuovo. Ma io voglio solo te, ho cercato di dirglielo, ma non hanno sentito ragioni.Quando ho rivolto i miei occhi a te, per l'ultima volta, mentre preparavano le mie cose, mi sono chiesto solo una cosa, osservando le assi polverose inchiodate su quella finestra vuota, da anni.Quando ti rivedrò.