Dark side of Mars...

Raccontami una storia - L'Inaffondabile


Mi affaccio al parapetto e rimango ancora una volta stupito da come la vastità dell'oceano si spalanchi sotto di me...onde su onde di spuma trasparente, dalle creste candide come la neve...spumeggianti di bollicine come uno champagne d'annata...ribollono dalle eliche riversandosi in rabbiosi torrenti ai fianchi della scia lasciata dalla grande nave.L'Inaffondabile, la chiamano.Questa immensa cattedrale galleggiante, che trasporta con sè una piccola città di persone, sogni e speranze, alcune destinate a infrangersi come la spuma dell'oceano sull'acciaio, altre destinate a volare in alto come i gabbiani...Io mi accontento di stare qui a osservare questo oceano immenso, per ora. Non so se per me sarebbe un bene o un male che si avverasse lo scopo del mio viaggio...perchè sapere che quando rimetterò piede sulla terraferma avrò vincolato la mia restante esistenza a quella di una gentile signorina, senza dubbio bellissima e ricca di mille qualità, ma che io non ho mai nè visto, nè conosciuto...qualche inquietudine me la mette. Ma è così, e non posso ribellarmi a ciò che la mia, che le nostre famiglie hanno scelto per noi.Il pomeriggio cede il posto al crepuscolo, il sole che tramonta trae barbagli dorati dal mare e inonda di rosso l'orizzonte...in questa domenica di metà aprile del 1912. l'aria è ancora frizzante e gelida...si sente quasi un sentore del ghiaccio che potrebbe attenderci...ho sempre desiderato vedere un iceberg, dicono che qui ce ne siano di imponenti e maestosi, sculture di ghiaccio galleggianti che fanno concorrenza alle navi...forse sarò fortunato.Rientro, fa decisamente fresco fuori, nonostante il mio cappotto di ottima fattura...non si lesina sulle spese quando si fa un matrimonio come il mio...l'alta  società che deve conservare le apparenze a tutti i costi.Mentre apro la porta del salone, quasi sono travolto da un turbine di nastri e seta...perdo l'equilibrio, mi aggrappo alla maniglia per non cadere rovinosamente a terra e sento una mano che mi stringe il braccio in una stretta ferrea. Reagendo d'impulso, agguanto al volo la giovane fanciulla che mi ha investito e la stringo a me, ma così facendo perdo la presa e finiamo tutti e due lunghi distesi sulle assi lucide del ponte.Mi finisce addosso, un ammasso di sete fruscianti e sottogonne, e poi la sento sussultare sul mio petto...per un attimo ho la folle paura che si sia fatta del male, che stia singhiozzando, ma poi capisco che sta ridendo, come una bambina che ha combinato una marachella, senza darsi minimamente pensiero che qualcuno possa sorprenderci in quella posa sconveniente. Me ne ricordo all'improvviso, e allora, svelto, mi alzo e la tiro in piedi con me, faticando a districarmi fra nastri e crinoline.E finalmente la guardo, e il mondo per come lo conosco non ha più un senso.Due occhi vivaci e ancora velati dall'aver riso fino alle lacrime, color dei fiordalisi, guance rosee e fresche, una bocca ancora incurvata al sorriso, i riccioli biondi che le sfuggono dal cappello e le incorniciano il viso...è la ragazza più bella che io abbia mai visto. Mi scuso immediatamente, ma non riesco a staccarle gli occhi di dosso, nemmeno per un istante."Perdonate..."Ma lei non si atteggia, non civetta, come farebbe una qualsiasi ragazza al suo posto. So di essere un bell'uomo, mi è stato detto molte volte anche da donne di comprovata esperienza, nelle mie avventure - poche, per la verità- rubate a una società che mi vorrebbe irreprensibile...ma lei...lei.Mi scruta, con quegli occhi che hanno rubato al cielo e al mare un pò del loro colore, ora che tutto è immerso nelle tenebre. Poi decide che può fidarsi di me, e mi fa l'occhiolino."E' una tale noia, là dentro! Non vorrete sorbirvi tutti i discorsi del capitano e di quell'Ismay...Venite con me, andiamo ad esplorare questa inaffondabile nave...dovremo pur raccontare qualche storia interessante, quando saremo sbarcati!"E io mi lascio catturare dalla sua piccola mano, e trascinare in giro per i ponti, a poppa ad ammirare la scia di schiuma che prorompe dalle eliche...devono aver aumentato la velocità perchè adesso la nave fila su quel mare liscio come l'olio e nero come la pece, velocemente e   silenziosamente, mentre ci sorridiamo con la complicità di due bambini e ce ne andiamo in giro a nostro piacimento, mentre tutti sono occupati a cenare, a fumare sigari e a discutere di economia.Noi invece ci teniamo per mano e ci sorridiamo, seduti a riposare su una panchina e a raccontarci di noi, ma non le banalità solite, ma dei nostri sogni, cosa vorremmo fare una volta arrivati, come ci piacciano esattamente le stesse cose...lei che vorrebbe cantare, ma ovviamente non è un'occupazione confacente a una nobildonna, io che vorrei essere libero di viaggiare e scoprire il mondo...Ci affacciamo al parapetto di questa nave immensa, e che ormai è troppo piccola per noi...le nostre anime sono già volate lontano.Ha un brivido, l'aria è freddissima...spero che riusciremo a vedere un iceberg, finalmente...ed ecco che all'improvviso, si para davanti a noi in tutta la sua maestosità, un mostro di ghiaccio con striature grigie e nere, facendoci ammutolire  dinanzi alla sua mole, che però regge bene il confronto con la grande nave su cui ci troviamo.Lei sorride entusiasta. "Avete visto, il vostro desiderio si è avverato!Eccolo!"Io non resisto, mi avvicino, le prendo il viso tra le mani e la fisso, in quegli occhi color dei fiordalisi, leggendo lo stesso desiderio che provo io. Allora mi chino e le sfioro quelle labbra rosse e piene, prima gentilmente, poi sempre più avido di lei che non si tira indietro e risponde al mio bacio...E all'improvviso accade. L'urto ci sbalza contro il parapetto, la stringo a me per ripararla, non riesco a capire cosa succeda. Pezzetti di ghiaccio rotolano sul ponte, scorgo l'ufficiale di vedetta suonare freneticamente la campana di segnalazione.Mi sporgo, guardo la schiuma ribollire dal fianco della grande nave e capisco. Siamo stati colpiti a morte, sventrati dal grande mostro che ha avverato il mio desiderio. Ma questa nave è inaffondabile, non c'è verso che sia un disastro così grande.E invece.Invece, il delirio. Lei incredula e smarrita che si stringe a me, cercando la sua governante nella folla, non c'è modo che io la porti giù nelle cabine, non rischierò che rimanga intrappolata, la ritroverà allo sbarco dalle scialuppe, sicuramente ci sistemeranno tutti in men che non  si dica.Invece, la folla, le scialuppe calate in mare mezze vuote, le voci che serpeggiano tra gli ufficiali per cui non ci sarebbero posti sufficienti per tutti. La sua determinazione nel non volermi lasciare, nel non prendere quel posto che le spetterebbe di diritto, almeno finchè non saprà che ce n'è uno anche per me. lo stringerci convulsamente le dita, aggrappandoci l'uno all'altro come se ci conoscessimo da una vita."Quando usciremo da questo inferno, prenderai lezioni di canto e diventerai famosa...""Quando torneremo a casa verrai a conoscere mio padre, a casa nostra..."E io che non posso immaginare che il mio più grande sogno si sia trasformato nel più grande incubo.La stringo forte a me, implorandola di salvarsi, di prendere posto nelle ultime scialuppe, ma quella mano piccola ma determinata non lascia la mia. Allora restiamo sulla nave, impotenti, ad ascoltare l'orchestra che suona, tenendoci stretti, aggrappandoci alle ringhiere che tremano a ogni sussulto di agonia di questa nave che sarà la nostra tomba, trascinandoci nell'oblio proprio adesso che abbiamo tanta voglia di vivere.Mi rifiuto di cedere a un destino così crudele, così non mi dò per vinto e continuo a cercare scialuppe, ma ormai anche gli ufficiali non sanno più come fare per domare la folla impazzita, mentre la nave si inclina a un angolo impossibile, scaraventandoci tutti giù per il ponte. Non riesco a frenare la nostra caduta, la sento gridare mentre si afferra a me ed io non la lascio, rotoliamo avvinghiati finchè non troviamo la ringhiera, che cede sotto il nostro peso, precipitandoci in mare. Mille aghi roventi mi trovano quasi subito anche sotto gli strati pesanti dei vestiti, mi assale il panico quando mi accorgo che l'ho perduta, non riesco a trovarla, annaspando in quell'acqua gelida che  mi toglie il fiato. Mi rendo conto che non ci siamo detti nemmeno i nostri nomi, non saprei come ritrovarla, e questo pensiero mi toglie le ultime forze che mi restano, non voglio più lottare, niente avrebbe senso se dovessi tornare alla mia vita senza di lei...così mi abbandono, smetto di nuotare e mi lascio pervadere da questa nuova sensazione di calore e benessere, non so come, ma mi sembra di volare... Quando riapro gli occhi, non sono nel posto che mi aspetterei, o perlomeno l'aldilà me lo aspetterei migliore di questo caos dove odo urla, pianti e un vociare assordante. Sono infagottato in strati su strati di coperte, e, nonostante questo, tremo ancora violentemente, scosso dai brividi in tutto il corpo. Il mio primo pensiero è lei, ma per quanto mi guardi intorno, non riconosco quegli occhi che ormai sono entrati nel mio cuore. Ascolto a frasi smozzicate il racconto di quello che è successo, di come io sia caduto in mare a pochi metri da una scialuppa che mi ha miracolosamente ripescato e riportato qui con i sopravvissuti. L'inaffondabile, il grande Titanic, giace sul fondo dell'oceano con il suo bagaglio di vittime innocenti.Ma io non posso rimanere qui. Ingollo la tazza di brodo bollente che mi viene offerta, assicuro di sentirmi meglio.E con l'audacia di chi sa di non poter rinunciare ad un sogno, mi metto pazientemente alla ricerca di due occhi color dei fiordalisi, che io lo so, saranno da qualche parte ad aspettarmi, solo che devo scoprire dove. Dedicated to Silvanilmacho alias Eric...per essere rimasto sempre qui e fedele a se stesso, dolce e affettuoso come sempre. Grazie :*