Dark side of Mars...

Raccontami una storia - Per me è importante


 
Con gesti esperti e precisi,sfumo con il pennellino l'ombretto scuro sopra le palpebre, in modo da ottenere quell'effetto che chiamano "smokey eyes" e che piace così tanto alle mie colleghe. Dicono che ne ho fatto un'arte, che nessuna riesce a farlo bene come me, e qualcuna prende coraggio e viene anche a chiedermi di truccarla, qui, nei camerini.Una riga marcata di eyeliner, abbondante mascara, le labbra incendiate da un rossetto cremisi, che mi fa sembrare come se io abbia appena morso una manciata di more. O del sangue. Ho finito.Mi scruto critica nel grande specchio contornato di luci, che ho il privilegio di non dividere con nessuno, visto che sono una delle più richieste, e i gestori di questo locale sanno che i loro affari subirebbero un brusco tracollo, se dovessero perdermi. Senza falsa modestia, posso affermare che più della metà dei clienti che vengono qui, mi seguirebbero senza indugio, ovunque andassi.Mi alzo, e rimiro l'immagine riflessa del mio corpo perfetto e atletico, inguainato nel costume di scena di pelle nera e lustrini. Copre appena l'indispensabile, sul davanti, e dietro è composto solo da lacci e fibbie, che qualcuno sarà ben lieto di sciogliere, stasera. Esagerato per qualsiasi altra, non certo per me. I miei occhi pesantemente contornati di nero mi rimandano lo sguardo duro che adesso devo trasformare in quello da gattina o tigre, a seconda di come evolverà lo spettacolo di stasera. I miei capelli nerissimi, sapientemente acconciati in onde sinuose, mi arrivano ben oltre i fianchi, ammantandomi di un fascino esotico e irresistibile, quando volteggio su quel palco.Sono una ballerina, direbbero i più puritani. Sono una puttana, direbbero i falsi moralisti.Io non so. So che mi piace ballare, che ho un corpo che tutti vorrebbero possedere, in un senso o nell'altro, e che sarebbe sprecato non coniugare le due cose, specie quando servono a pagarmi l'affitto e i piccoli piaceri che scelgo di concedermi. Che importa? Bussano alla porta, due colpi. E' ora. Prendo il frustino, ovvio compendio del mio costume di scena, apro la porta e mi avvio verso il palcoscenico, altera come solo io so fare, non curandomi dei sussurri delle altre al mio passaggio.- Chi si crede di essere, quella...- Eccola... stasera ha veramente esagerato...- Cammina tre metri sopra noi comuni mortali, come sempre....Sento annunciare il mio nome, e si fa buio sul proscenio.Non è nemmeno il mio vero nome, ma d'altra parte a questa gente non importa, se sia quello vero, il nome che mormorano, e poi urlano, quando le prime note sommesse di "O fortuna", che ormai sanno essere la mia presentazione,  si odono dagli altoparlanti, e un denso fumo rossastro invade il palco.- Samantha...Samantha...Entro, ancora celata agli sguardi, e mi sistemo sulla sedia sistemata al centro del palco. Chiudo gli occhi. Adesso mi serve solo la musica, che irrompe, assordante, e in un turbinio di luci rivela la mia frusta che schiocca furiosa fino ai limiti del palco, lasciando tutti a bocca aperta. Odo distintamente qualcuno mormorare: "Ehi!" e indietreggiare... ma non troppo. Non si perderebbero lo spettacolo per nulla al mondo. Chiudo gli occhi, e lascio che le note mi arrivino dentro e sciolgano il nodo oscuro che porto con me da sempre. E il mio corpo si muove, come soggiogato da una forza invisibile, che lo possiede e lo trascina sensualmente in giro per il palco, avvolto attorno al palo della lap-dance in un crescendo di lussuria che contagia tutto il pubblico, avido di vedere sempre di più, che accompagna con grida estatiche ogni "pezzo" del mio costume che lancio in mezzo a loro, finchè rimango in perizoma e bustier, e mi avvicino, strisciando sul pavimento, alle prime file. E mi appaga, vedere sui loro volti quella espressione cieca di sfrenato desiderio, perchè in questo momento è me che vogliono, farebbero di tutto per avermi, sarebbero disposti a mandare a monte il loro piccolo mondo per entrare nel mio. Sorrido,ammiccante e spregiudicata, e lascio infine che mi sfiorino, infilando banconote arrotolate dappertutto, sciogliendo i lacci del corsetto e infilandoseli in tasca come preziosi cimeli,  concedendomi e sottraendomi finchè la musica finisce, accompaganta da mormorii di disapprovazione, e li lascio lì, un desiderio insoddisfatto e la brama di averne ancora, sempre di più, fino a consumarsi in esso.E' questa la mia vita, se io non ho scelto lei, lei ha scelto me, e ha fatto un'ottima scelta, a dire di tutti coloro che aspettano per vedermi ballare, che mi chiedono appuntamenti nei privè e mi implorano di andarmene con loro, che potrebbero darmi tutto ciò che io possa mai desiderare, ricoprirmi di soldi e farmi vivere come una regina.Ma ormai la scelta è diventata reciproca, e mentre mi avvio nel mio camerino, togliendomi di dosso gli ultimi brandelli del costume che getterò via, per sostituirlo domani con qualcosa di altrettanto audace - non ho mai avuto remore a girare completamente nuda, posso permettermelo - penso che per stasera era la mia ultima uscita, degna conclusione della serata, e adesso sono libera. Mi strucco velocemente, lego i capelli e li nascondo sotto un foulard di seta, infilo jeans e maglietta ed esco nella notte. Nessuno mi riconoscerebbe, così sembro solo una delle tante ragazze che tornano a casa, dopo una serata con gli amici.La mia Bmw mi accoglie come una casa accogliente di pelle e calore. Guido, e sorrido. Stasera è andata bene, il proprietario mi ha detto che se continuo così, oltre a tenere le mance, mi darà una parte degli incassi, pur di assicurarsi la mia presenza mi ha proposto di diventare socia, di minoranza, certo, ma è pur sempre un bel salto, per una come me.Una luce è accesa, mentre svolto nel vialetto di casa. Scuoto il capo, sorridendo. Non è riuscito ad addormentarsi senza di me, come sempre Alexander mi aspetta alzato, nonostante sia notte fonda.Chiudo la porta alle mie spalle, e lascio cadere, come una scia dietro di me,  la borsa, le chiavi, il foulard, sciogliendomi i capelli, mentre faccio i gradini a due a due.Quanto mi sei mancato, amore mio.La luce è ancora accesa, sotto le coperte, ma scostandole appena scopro che ti sei addormentato sul tuo libro, aspettandomi, con un ciuffo di capelli biondi che ti ricade sul viso e il pollice in bocca, ad onta dei tuoi otto anni compiuti, che secondo te sono sufficienti per renderti già grande. La tua sedia a rotelle è ancora vicino al letto, la sposto per sedermi vicino a te. Rimbocco le coperte, e mi sdraio accanto a te, per un pò, finchè il tuo calore avrà contagiato il mio cuore, e la mia stretta ti avrà detto, come canta quella canzone triste dei Tiromancino,  che sei solo tu la cosa che per me è importante.