Dark side of Mars...

Quel che rimane


  
"Sono tornato nei box per non morire."Queste parole del papà di Marco Simoncelli, l'indimenticabile Sic, ieri le ho ascoltate con un nodo alla gola.Forse perchè era già da un pò che meditavo su questa cosa. C'è un detto che recita: "Chi muore giace, chi vive si dà pace." Non è proprio così, ma come in tutte le parole antiche, un fondo di verità c'è sempre.Lo trovo molto adatto, ad esempio, ai parenti del compianto Lucio Dalla, che, trincerandosi dietro ai buonissimi propositi di voler celebrare la sua memoria, passano disinvoltamente da un talk-show all'altro, per protestare la loro esclusione dalla "spartizione", a motivo che i loro genitori, discendenti diretti, sono già passati a miglior vita; ma che alla fine hanno trovato comodissimo a loro volta "sbarazzarsi" dell'unica persona che, forse più di loro, poteva vantare qualche diritto, essendo stato il compagno di Lucio per tanti anni, nel bene e nel male, e che invece è sparito nel suo dolore, mi pare.Come anche la polemica che infuria sull'eredità di Alberto Sordi e della sorella, per cui addirittura sono indagate delle persone, le stesse che la signora Aurelia si è così premurosamente assicurata di garantire.Come in tutte quelle circostanze in cui si tiene a qualcuno solo per i benefici che ne derivano, e morto un papa, se ne fa subito un altro.Molte volte senza nemmeno aspettare che sia sparito all'orizzonte.E poi.Poi ci sono quelle parole, pronunciate da un padre con gli occhi umidi di lacrime e nello sguardo la disperazione di chi non ha più nulla da perdere, perchè tanto, le cose importanti, le ha già perse tutte.E come lui, molti altri, lo so bene che tra voi che leggete c'è chi comprende benissimo di cosa sto parlando, per averlo vissuto sulla propria pelle.La consapevolezza che niente sarà più uguale a prima.Quel buco nero della mancanza che ti inghiotte ogni giorno.L'apatia in cui nulla fa la differenza, e la vita e la morte diventano così compenetrate l'una nell'altra, che si accoglierebbe la fine dei giorni come una liberazione.Solo che poi... è prepotente, la vita.Si insinua nelle fessure, e come un'infiltrazione in una diga, con un lavorio lento e costante, alla fine rompe gli argini e si riprende il suo posto di competenza, senza chiedere il permesso e senza che riusciamo a fermarla.Purtroppo, o per fortuna, si continua a vivere.E chi resta, ben lungi dal darsi pace, finisce per arrendersi e firmare una sorta di armistizio con questa forza inarrestabile che ti trascina con sé anche se non vuoi: se vado avanti per te, Vita, tu in cambio, ogni tanto, fa' che la spina nel cuore mi faccia un pò meno male.Donami attimi in cui anestetizzi il bruciore delle ferite fresche, perchè qualcuno ci passa sopra dita delicate e ne avvia la cicatrizzazione.Lascia che mi stordisca, anche solo per un attimo di eterno tra le braccia di un Amore, nelle parole degli amici, fra gli scherzi dei bambini.Fammi piangere, e gridare a squarciagola con i pugni levati al Cielo, ma placami le notti, e regalamene in cui le uniche lacrime che verso sono quelle di commozione e meraviglia, seguendo il profilo di qualcuno addormentato al mio fianco.Fa' che di queste lacrime possa essere ricolmata e benedetta, e possa a mia volta ricolmarne e benedire chi mi ama, e  grazie per avermi ricordato che ne vale ancora la pena.Quid pro quo, Vita. Io in te ci credo, ma tu. Tu renditi degna di essere vissuta. Per favore. Con Amore. Solo questo.   Phoenix* in spaces
Questo post è per Amithiel, per Greta, per Fatina.Ma, per Hella1, e per tutti coloro di cui magari non conosco le storie, ma che vorrei abbracciare , forte.