Dave's Blog

Povero basket italico


Da buon bolognese sono malato di basket, e nell'ultimo decennio ho purtroppo assistito ad un calo vertiginoso del livello tecnico e tattico. A partire dall'NBA, dove ormai girano solo dei superatleti, capaci solo di 48 minuti filati di uno contro uno, passando dall'Eurolega, fino al campionato di serie A1. Giocatori fenomenali come Petrovic e Kukoc hanno dovuto sudare sette camicie per farsi accettare, mentre oggi c'è una legione di onesti giocatori europei fossilizzata sulle panchine americane (ci sono anche quelli che giocano, intendiamoci, ma per un Nowitsky, quanti Tsikisvili?) e un'Eurolega che ogni anno perde pezzi da novanta. Mentre la massima competizione continentale riesce comunque a stare in piedi, tirata soprattutto dalle spagnole e dalle greche, il campionato italiano ormai sta raschiando il fondo del barile. La soluzione? Purtroppo andiamo nel senso opposto alla logica. Le poche squadre che hanno dobloni da spendere, vanno a pescare i grandi nomi sul viale del tramonto (Edney, Bodiroga) sperando di attirare gente nei palazzetti, mentre una masnada di giocatori buoni per la B1 strappa comunque dei contratti grazie alle regole sul minimo degli italiani a referto. La soluzione giusta l'aveva incredibilmente trovata la Fortitudo del "secondo Seragnoli", che senza fare follie ogni anno trovava un bel mix di giovani da lanciare (Delfino, Lorbek, Belinelli, Mancinelli, Diawarà) e di veterani da "rilanciare" (Pozzecco, Basile, Smodis, Bagaric, Becirovic). Questo dava rinnovato interesse del pubblico, una notevole fonte di autofinanziamento grazie ai buyout (dalle franchige NBA o dai Paperoni d'Europa) e la possibilità di restare sempre al vertice. Ma quest'anno è arrivato Michele Martinelli (il cui nome ha un'inquietante assonanza come Marco Madrigali, l'uomo che ha smolecolato la Virtus), è ha ben pensato di uniformarsi agli incompetenti colleghi metropolitani Brunamonti e Natali, GM di Roma e Milano), spendendo soldi che non ha, per giocatori che di fortitudino hanno poco o niente, e con risultati per ora imbarazzanti. Una stagione "no" ci può stare, non è la fine del mondo, ma la partita vera si giocherà la prossima estate, a bocce ferme, sperando di non diventare, dopo nomi illustri come Virtus, Pesaro, Verona, Caserta, un'altra società che arriva al capolinea.