Davide Romano

Gli insulti alle minoranze sono oltraggi alla città


Le scritte anti-islamiche apparse in viale Jenner e dintorni sono un’offesa alla città di Milano, prima ancora che alla comunità islamica. Un’oltraggio che ogni milanese dovrebbe sentire come se fosse rivolto a sè. Personalmente, data la mia origine ebraica, mi sento doppiamente offeso: come milanese e come parte di una minoranza. Una città che è stata già sfregiata da scritte oscene anti-ebraiche l’anno scorso, da comportamenti intolleranti verso i Rom negli ultimi mesi, nonché dalle scritte anti-omosessuali della settimana scorsa, deve far riflettere. Sia chiaro, dire che Milano è razzista sarebbe fare un torto alla stragrande maggioranza dei milanesi. Questi sono segnali che devono rappresentare un campanello d’allarme per le istituzioni, ma anche per la società civile.Diciamo la verità: all’interno di ogni comunità milanese – sia essa politica, sociale, ma anche religiosa, nessuna esclusa – c’è chi pensa di poter scegliere dal menu dell’intolleranza la propria portata preferita. Ognuno è pronto a giustificare il proprio razzismo verso la minoranza che gli fa comodo. Quello che sfugge ai più però, è che lisciare il pelo ai violenti non legittima solo il loro odio verso qualcuno, ma – e ciò è più grave - i loro metodi squadristi. Chi usa la violenza politica – l’abbiamo visto anche a sinistra con le vecchie e con le nuove Brigate Rosse, tristemente protagoniste delle cronache milanesi degli ultimi mesi – non è controllabile, e prima o poi finisce per rivolgerla contro tutti. Senza distinzioni. Per questo è importante ribadire una lezione della storia: la violenza contro una minoranza è sempre il primo passo per una violenza più diffusa. Illuminante in tal senso quanto scrisse Martin Niemoller, pastore evangelico deportato a Dachau: "Prima vennero per gli ebrei e io non dissi nulla perchè non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti e io non dissi nulla perchè non ero comunista. Poi venero per i sindacalisti e io non dissi nulla perchè non ero sindacalista. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa."Mi sento quindi di invitare le centinaia di associazioni, comunità religiose ed etniche  presenti a Milano a fare fronte comune, e a confrontarsi anche con coloro che percepiscono più lontani: perché “chi tocca una minoranza tocca tutti”.Anche le istituzioni devono fare la propria parte. Nonostante le limitate risorse del Comune, sarebbe doveroso mettere a disposizione quel poco che si ha, anche se fosse esclusivamente simbolico. Penso al patrocinio negato in passato dal Comune alle varie manifestazioni gay che si sono tenute nella nostra città, o a certi toni anti-islamici che alcuni esponenti della Casa della Libertà si sarebbero potuti risparmiare. Non avrebbero probabilmente evitato le scritte alla libreria gay o alla moschea di viale Jenner, ma certo farebbero suonare più credibili gli attestati di solidarietà espressi dal centro-destra a seguito di questi atti inqualificabili.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica l'11 aprile 2007