Davide Romano

Perchè sto dalla parte dei Rom


Ho sempre difeso i Rom – da questo giornale (La Repubblica NdR) come nelle discussioni pubbliche - dagli attacchi razzisti cui spesso sono stati sottoposti. A volte mi sono sentito accusare di “stare dalla parte dei Rom”, come se fosse una colpa e non un merito stare dalla parte dei più emarginati. Tutto questo perché ho cercato di trattare la questione dei nomadi con equilibrio, cercando di distinguere tra ladri e onesti. Ma quando si parla di nomadi purtroppo, a volte anche le persone all’apparenza più ragionevoli perdono la calma, e tendono all’equazione “Rom uguale criminali”.Stare dalla parte degli zingari però, vuol dire stare anche dalla parte di chi vuole risolvere davvero i problemi: con Don Colmegna e il suo coraggioso Patto di Legalità quindi, efficace strada per l’integrazione dei Rom nella nostra società. Un Patto di successo, che non prevede legislazioni “speciali” di alcun tipo, ma un dialogo e una convivenza basati non solo sul buonismo dei diritti, ma anche su precisi doveri.Il nomade tredicenne arrestato per sedici volte - e altrettante volte scarcerato sempre in poche ore - pone un altro grosso problema. Sono infatti troppi i bambini dai 9 ai 14 anni che si dedicano alla criminalità. Mi pare purtroppo inutile, con la legislazione vigente, continuare a “giocare a guardie e ladri” con questi bambini per mandarli in prigioni con le ruote girevoli. Non si risolve certo così la questione. Anzi, diventa un incentivo per gli adulti ad usarli come manovalanza criminale. Un meccanismo dannoso non solo per i borseggiati, ma per gli stessi bambini, che invece di andare a scuola si ritrovano “educati” all’illegalità nelle strade. Per il bene di una minoranza come quella Rom - che di tutto ha bisogno tranne che di far crescere le giovani generazioni nel crimine – c’è bisogno di regole che facciano uscire i bambini da questo circolo vizioso. Nuove leggi che li tirino subito e definitivamente via dalle strade, prima che la situazione degeneri e si arrivi a provvedimenti eccessivamente repressivi perché dettati dall’emozione. In attesa di queste norme, mi pare doveroso intanto cercare di concentrare l’attenzione nel colpire i mandanti di questi crimini: i genitori (che lasciano i figli delinquere) e gli adulti che solitamente stanno dietro a queste baby gang. Di fronte all’utilizzo dei minori a fini criminali abbiamo delle leggi più che soddisfacenti. Gli articoli 111 e 112 del Codice Penale parlano chiaro:(…) Se chi ha determinato altri a commettere il reato ne è il genitore esercente la potestà, la pena è aumentata fino alla metà (…)”.  Oppure: “(…)  La pena è aumentata fino alla metà per chi si è avvalso di persona non imputabile o non punibile (…).” Applichiamo intanto la legge vigente sugli adulti insomma, con tutte le aggravanti del caso. Senza sconti o giustificazioni “sociologiche”. Per stare veramente “dalla parte dei Rom” infatti, non bisogna difenderli anche quando commettono reati: farlo, non vuol dire stare dalla loro parte, ma da quella dei criminali.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica - Milano del 13 luglio 2007