Davide Romano

E se la tolleranza zero fosse anche di sinistra?


E se la “tolleranza zero” fosse anche di sinistra? Mi sono posto per la prima volta questa domanda quando andai a New York nel 2000. Vidi una città finalmente vivibile anche per i soggetti più deboli, come donne ed anziani.Un cambiamento incredibile rispetto alla mia precedente visita del 1990, prima della “cura” Giuliani. La Grande Mela era purtroppo assai simile all’inquietante descrizione che ne facevano i film dell’epoca: spaccio di droga, prostituzione e violenza erano visibili per strada. Viaggiare in metropolitana dopo le 18 era pericoloso, infestata com’era dalla “piccola” criminalità. Dopo pochi anni di tolleranza zero, la città era tornata alla vita. Le strade erano molto più sicure, ma la cosa che mi fece più impressione fu quella di vedere come la metropolitana non era più pericolosa. A mezzanotte infatti, alle fermate era addirittura possibile vedere girare mamme con i passeggini. La città insomma, era nuovamente di tutti. Non mi sembrò un risultato “di destra”, ma un segno di civiltà.Tolleranza zero significa perseguire ogni illegalità, a partire dalla più piccola. Da quella dello spacciatore di quartiere a quella di chi imbratta i muri o infastidisce la gente. Basta fare  un giro in viale Monza di sera, per farsi un’idea di cosa sto parlando. Chi tollera queste piccole illegalità in nome di una malintesa solidarietà, sbaglia: voltandosi dall’altra parte contribuisce, anche senza volerlo, a creare un clima più favorevole al crimine. Spesso si risponde alle maggiori richieste di legalità dicendo che non bisogna “prendersela con gli ultimi”, ma con i loro capi. Io credo invece che bisogna prendersela con entrambi, sia con i grandi che con i piccoli criminali. Fino a quando non lo si farà, pensare di dare sicurezza ai cittadini  è come credere che la Mafia possa essere stroncata solo con l’arresto dei capi. Se infatti si mette in galera un boss, è certo che  verrà sostituito da qualcuno che prima faceva parte di questi “ultimi”, in un ciclo potenzialmente infinito. Non c’è peggiore solidarietà di quella che va a discapito della sicurezza di altri soggetti deboli, e che porta poi alle terribili guerre tra poveri.Il problema di cui si parla in questi giorni, quello dei lavavetri, è un esempio di illegalità, diffusa grazie all’eccessiva “tolleranza”. Probabilmente non si sarebbe arrivati all’emergenza di questi giorni se si fosse regolato subito questo “mercato”, magari rilasciando anche dei permessi (da ritirare in caso di comportamenti aggressivi) ad un numero limitato di lavavetri, ma perseguendo nel frattempo gli abusivi. Credo che così facendo non sarebbero neppure nati i racket che “importano” questi nuovi schiavi dalla Romania. Poteva anzi essere un modo per  dare un’opportunità a degli immigrati irregolari (che sono quelli più portati a delinquere), aiutando nel contempo la sicurezza. Questa è la tolleranza zero che vorrei. Stroncare la criminalità e con essa le cause che la fanno proliferare, senza dimenticare la solidarietà.Davide Romano Pubblicato su La Repubblica - Milano del 1 settembre 2007