Davide Romano

Perchè fascisti e repubblichini non devono giacere insieme


Sono il primo che vorrebbe veder chiusa la triste parentesi della guerra civile tra partigiani e fascisti, che tanto male ha già fatto e tuttora continua a fare al nostro Paese. Proprio per questo lo scorso gennaio avevo lanciato l’invito a tutta la Casa delle Libertà (neofascisti esclusi) a partecipare al Giorno della Memoria. L’obiettivo era cercare di fare in modo che almeno il ricordo dello sterminio degli ebrei operato dai nazi-fascisti fosse patrimonio dell’intera nazione. Quale occasione migliore – scrivevo da queste colonne proprio otto mesi fa - per “posare il primo mattone della memoria condivisa a cui tante volte ci hanno richiamato i presidenti Ciampi e Napolitano?”Ho letto quindi con molto interesse la proposta, avanzata dall’assessore Stefano Pillitteri, di riunire partigiani e combattenti di Salò nello stesso sacrario dei caduti di piazza Sant’Ambrogio. Un luogo dove già riposano militari della prima e della seconda guerra mondiale. L’idea di unire tutti coloro che hanno combattuto per amore dell’Italia è assolutamente condivisibile. D’altra parte la religione ebraica insegna che quando si commette un torto a qualcuno, non lo si può sanare finché non si va dalla persona stessa a chiedere perdono. Il principio è quello che nessuno può né perdonare né parlare a nome di altri, tanto meno a nome di qualcuno che non c’è più. Una regola morale che ho sempre condiviso.Per questo non posso essere d’accordo con l’utilizzo storico-politico dei caduti di ambedue le parti, proprio in segno del rispetto che dobbiamo alla loro memoria. Conoscendo le loro storie infatti dubito che, sia gli uni che gli altri, sarebbero stati d’accordo nel giacere vicini. C’è poi anche un’altra questione non secondaria. I caduti di Salò avevano una idea molto particolare di Italia: immaginavano una nazione che non doveva includere ebrei ed antifascisti, in quanto ritenuti corpi estranei al popolo italiano. Non è cosa da poco, credo. Capisco e condivido il desiderio di chiudere quella parentesi che ancora lacera il nostro Paese. Sono ancora ben visibili e attivi infatti, coloro che a sinistra come a destra non vorrebbero mai fare uscire l’Italia dal clima di “guerra civile infinita”. Tuttavia la soluzione proposta dall’assessore mi pare sbagliata, perché rischia di essere la tipica scorciatoia che porta fuori strada. Credo infatti che ci debba essere un intero percorso da fare prima di arrivare ad una pacificazione, basato sulla condivisione di una verità storica comune. Un sentiero assolutamente stretto e difficile, fatto di incontri e reciproci riconoscimenti tra gli eredi delle due parti. Partendo  giustamente – come previsto dall’iniziativa di Pillitteri - dall’idea di amore per il proprio Paese, senza però mai mettere in secondo piano i valori di uguaglianza e libertà presenti nella nostra Costituzione.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica - Milano 22 settembre 2007