Davide Romano

Una moschea (trasparente) aiuta la sicurezza


Domani cade il primo giorno dell’anno secondo il calendario islamico. Certo che le istituzioni milanesi non mancheranno di onorare tale ricorrenza, sarebbe opportuno da parte loro cogliere l’occasione per affrontare alcune tematiche relative ai nostri concittadini musulmani. Prima tra tutte quella di una nuova moschea per Milano, questione che il Partito Democratico sta per sollevare in Consiglio Comunale. Il tema è senza dubbio difficile e destinato a scaldare gli animi, vista la follia omicida che caratterizza l’estremismo islamico sia in occidente che, è bene non dimenticarlo mai, nello stesso mondo islamico (vedi l’uccisione di Benazir Bhutto in Pakistan o i quotidiani massacri di musulmani in Iraq). Le assurde idee degli islamofobi che vorrebbero vietare (in barba al principio costituzionale della libertà di culto, previsto dall’art. 19) le moschee sul nostro territorio   in nome della sicurezza, non devono però essere tabù nel dibattito politico. Tali idee esistono nella pancia della società e vanno proprio per questo discusse  pubblicamente, se si vuole davvero sconfiggerle. Una buona politica - che è ben differente dall’ideologia politica buonista – per essere tale deve essere concretamente vicina alla cittadinanza. Confrontarsi con essa, ascoltarne le inquietudini, ma soprattutto capirne le domande, prima di fornire le risposte. Limitarsi per esempio ad opporre il sacrosanto articolo 19 della Costituzione a chi non vuole nuove  moschee a Milano sarebbe un tragico errore. Bisogna avere il coraggio di rispondere alle preoccupazioni della cittadinanza relative alla sicurezza (e all’eventuale disagio per la popolazione del territorio dove dovesse sorgere l’edificio di culto islamico) nel merito. E il primo argomento in favore dell’apertura di nuove moschee a Milano è proprio quello della sicurezza. Nella nostra città i musulmani sono circa centomila. Chi di loro deve pregare troverà necessariamente un posto per farlo. Si vuole fare in modo che vadano tutti in una moschea come quella di viale Jenner, o in anonimi scantinati? E’ questa l’idea di sicurezza che hanno gli anti-islamici? Vogliono davvero che migliaia di musulmani si incontrino in luoghi sconosciuti, senza alcun controllo? Guidati magari nella preghiera da personaggi inquietanti che istigano all’odio verso l’Occidente giudeo-cristiano? Può darsi che questo progetto piaccia a chi vuole lo “scontro di civiltà”. Ma non penso sia questa la volontà della stragrande maggioranza dei milanesi. E allora meglio, molto meglio puntare su nuove moschee, a patto che siano trasparenti e guidate da personalità note per l’apertura al dialogo inter-religioso (sia con la cristianità che con l‘ebraismo) e la promozione dei diritti delle donne. Se vogliamo combattere l’estremismo islamico, che gode di copiosi finanziamenti stranieri, la strada maestra è quella di aiutare l’altro islam , quello pluralista. Di fronte alla scelta tra fanatismo e tolleranza le nostre istituzioni non possono restare neutre. Questa sì, sarebbe una scelta che metterebbe a rischio la nostra sicurezza.Pubblicato su La Repubblica - Milano il 9 gennaio 2008