Davide Romano

Io, lavoratore precario mi sento un fortunato.


Saremo cassintegrati. Assieme ai miei colleghi della Sea ho ricevuto la notizia in via ufficiosa un mese fa dai vertici aziendali, ora c'è anche la data. Sapevamo che era in arrivo un periodo di crisi. Prima, come sempre nelle situazioni di incertezza, giravano le voci più diverse: dai più pessimisti che annunciavano severi tagli al personale, ai più ottimisti che dicevano: “tranquilli. Finché la gente volerà, la Sea non avrà problemi”.A partire da questa settimana le voci incontrollate hanno smesso di rincorrersi. Ed è la prima buona notizia. Ciascun dipendente sta infatti definendo con il proprio responsabile quanto e quando dovrà stare in cassa integrazione. Il sindacato nega che questa scelte abbiano alcuna validità in assenza di un accordo ufficiale con la Sea. Dicono sia solo una simulazione che l’azienda sta facendo per capire come gestire il personale. Ma visti i tempi stretti che ci dividono dall’inizio di aprile, è ormai chiaro come sia ben più di una simulazione. La possiamo considerare ormai una prova generale di quello che ci aspetta. Oggi infatti tutte le polemiche su Malpensa e Alitalia, che fino a ieri sembravano solo parole, diventano triste realtà. Se mi si permette una parentesi personale, per me è stata la prima volta che per dire qualcosa a mia moglie ho dovuto aspettare di essere a quattrocchi con lei: per rassicurarla e per mostrarle il bicchiere mezzo pieno. Già. Perché nonostante tutto, come cassintegrato, mi considero “fortunato”. Avrò meno soldi sul conto corrente il 27 del mese, e in questi tempi di prezzi impazziti è certo un problema. Ma quando resterò a casa, avrò almeno la certezza di ritrovare il posto di lavoro. Così non sarà per altri. Penso innanzitutto a quelli che - come me dieci anni fa - operano intorno alla realtà aeroportuale come stagionali, e ai lavoratori dell’indotto. E’ facile immaginare come alcuni di loro semplicemente non verranno più richiamati. Almeno fino a quando Malpensa non riuscirà ad occupare gli spazi lasciati improvvisamente vuoti da Alitalia. Ma chi resta senza lavoro non può aspettare, non chi ha un mutuo e/o dei figli da mantenere. E’ a loro che penso, quando sento la politica perdere tempo a litigare. A loro, che di tempo non ne hanno.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica - Milano il 19 marzo 2008.