Davide Romano

COSI' L'ODIO HA CANCELLATO IL CORTEO DELLA MEMORIA


La decisione della Comunità ebraica milanese di non organizzare più il corteo per celebrare il Giorno della Memoria è figlia di quanto la nostra città ha vissuto in questo periodo. Sono settimane che alla legittima protesta politica per il conflitto in Medio Oriente si sono sostituite inaccettabili manifestazioni di incitamento all’odio anti-israeliano ed antiebraico. Basta pensare alle recenti scritte antisemite da un lato, e agli infami paragoni tra Israele e il nazismo culminati nel rogo delle bandiere israeliane bruciate, dall’altro. Ormai il rischio che il corteo della Memoria potesse essere strumentalizzato politicamente era divenuto una tragica certezza. La rinuncia a tale evento da parte della Comunità ebraica – sia ben chiaro - non è una accusa alla città di Milano. Le responsabilità sono da ricercare nei piccoli gruppi di militanti politici, religiosi, o peggio ancora politico-religiosi. Costoro, invece di cercare di esportare il nostro modello di dialogo, hanno cercato di importare le tensioni mediorientali qui da noi. Nulla di più sbagliato: innanzitutto perché scimmiottare qui le posizioni israelo-palestinesi non fornisce alcun contributo alla pace. Al di là del mediterraneo sanno benissimo litigare da soli, e non necessitano certo di emuli nel nostro continente. Dalla nostra città devono invece venire segnali nuovi e di segno opposto, soprattutto da chi è parte nel conflitto. Per questo lunedì scorso, tutti insieme, ebrei, musulmani e cristiani, abbiamo consegnato  al Consiglio Comunale di Milano un “Albero della Pace”, una magnolia con legate ai rami le bandiere israeliana e palestinese: le identità devono infatti convivere, non essere cancellate. Abbiamo anche simbolicamente versato dei bicchieri d’acqua sul giovane albero, per significare che non è con il rogo delle bandiere che si può pensare di portare la pace, ma semmai spegnendo simbolicamente tali fiamme con l’acqua, elemento di vita. Ed è proprio questo il punto su cui invito a riflettere, per recuperare alla città il Corteo del Giorno della Memoria. Una via per il dialogo è possibile e l’abbiamo dimostrato, ma non può passare né per la negazione delle altrui identità, né per la revisione della realtà storica. In fondo questo è uno degli insegnamenti del Giorno della Memoria: imparare, per non fare sì che accada di nuovo. Ma la Memoria della Shoah non va difesa esclusivamente per il rispetto dei sei milioni di ebrei uccisi, insieme a disabili, omosessuali e Rom. C’è all’interno di questa Memoria anche un segno di umanità e amore per la vita straordinario, intollerabile per i predicatori d’odio. Non è un caso se a negare la Shoah siano oggi i fanatici di tutti gli orientamenti: dai neonazisti a diversi cattolici ultra-tradizionalisti (recentemente riaccolti all’interno della Chiesa), passando per gli islamisti di Teheran.Resta solo da sperare che l’assenza del Corteo del Giorno della Memoria aiuti chi ha preso parte alle manifestazioni di odio a riflettere sui pericoli del percorso intrapreso.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica - Milano, il 28 gennaio 2009