Davide Romano

LE "EX-VERITÀ" SUGLI IMMIGRATI E IL FEDERALISMO DELL'ACCOGLIENZA


La crisi economica colpisce senza pietà: non solo le persone, ma anche le verità in tema di immigrazione. Persino i dati una volta considerati certi, mutano. Recentemente, durante un dibattito, un politico di sinistra ha difeso l’immigrazione dicendo “gli extra-comunitari fanno i lavori che i milanesi non fanno più”. Una frase vera al 100 per cento fino a qualche mese fa. Ma che giorno dopo giorno lo diventa sempre meno. La crisi infatti crea nuovi poveri anche nella ricca “Milano da bere” (altra ex-verità), tanto che il numero di concittadini che cerca lavoro in diretta concorrenza con gli immigrati è in progressiva crescita. Segno che alcune idee sull’immigrazione, in periodi di crisi, vanno aggiornate.Anche da destra si sentono frasi che oggi non hanno più senso. Basta pensare al rifiuto di un’Italia multietnica espresso da diversi loro esponenti, quasi fosse una scelta invece che la condizione nella quale viviamo già oggi. Piaccia o meno, in Italia la percentuale di immigrati è ormai pari al 6,5%. In Lombardia poi, e a Milano in particolare, la multietnicità è ormai vita quotidiana, visto che la nostra regione è abitata per più del 10% da immigrati.Come affrontare dunque l’immigrazione in tempi di crisi? Innanzitutto aprendo gli occhi alla nuova realtà, se la si vuole governare. La prima verità inconfutabile è che gli strumenti per assicurare l’integrazione (assistenti e mediatori sociali, insegnanti di italiano, allestimento di campi nomadi, ecc.) sono particolarmente onerosi, soprattutto per il magro bilancio comunale. Essendo però indispensabili, bisogna porsi il problema di dove reperire le risorse. Una domanda nuova che presuppone una risposta nuova, individuabile nel “federalismo dell’accoglienza”: una redistribuzione del reddito tra le varie aree del paese che ponga l’accento sulle risorse necessarie per l’integrazione, in base agli immigrati presenti sul territorio. Non più dunque solo federalismo solidale tra regioni ricche e povere, ma anche una sorta di federalismo per l’integrazione. Un’idea che non può che partire da Milano. Non dimentichiamo infatti che in Lombardia vivono un quarto degli immigrati residenti in Italia: un dato che non può essere ignorato se vogliamo davvero integrarli ed assisterli, e non andare verso pericolose guerre tra poveri. Pensiamo solo ai rischi legati a flussi migratori in presenza di una crisi economica che continua a bruciare posti di lavoro. Credo nessuno possa pensare di affrontare queste nuove sfide negando la multietnicità o la crescente questione della carenza di posti di lavoro. Per non parlare dell’assegnazione agli immigrati delle case popolari, tema destinato ad essere sempre più caldo. Casa e lavoro sono i classici bisogni primari per cui possono scoccare scintille xenofobe. Per questo è necessario intervenire al più presto, con risorse adeguate alla realtà del territorio. Il federalismo dell’accoglienza può essere la proposta di Milano per affrontare le nuove sfide dell’integrazione.Davide RomanoPubblicato su La Repubblica del 28 maggio 2009