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Medio Oriente. Aiuti a chi soffre senza fare discriminazioni

Post n°37 pubblicato il 04 Agosto 2006 da romanodavide

Sono strazianti le immagini che ci arrivano dal Medio Oriente. Tanto più quando pensiamo che libanesi e israeliani pagano il prezzo di uno scontro deciso a Teheran. Di fronte all’emergenza umanitaria nata da questo conflitto viene da chiedersi cosa fare. Se al nostro governo nazionale spetta il compito di contribuire a ristabilire il diritto internazionale e arrivare a una pace giusta al più presto, per le nostre realtà locali così come per i singoli cittadini è invece doveroso spendersi nell’attività umanitaria. Molto si può e si deve fare. I profughi sono tantissimi: un milione di libanesi, cui vanno aggiunti anche settecentomila israeliani. Ma qualcosa si sta finalmente muovendo. Il presidente Formigoni per esempio, ha offerto la disponibilità della sanità lombarda ad ospitare pazienti o vittime civili per le cure necessarie, oltre che 150 mila euro. Un’offerta rivolta a tutti i profughi, siano essi libanesi o israeliani, secondo le necessità. E’ un esempio di come anche gli enti locali possono avere un ruolo nell’aiutare concretamente - e senza discriminazioni - le vittime dei conflitti. Troppo spesso invece, in passato, dai consigli di circoscrizione fino alle stesse assemblee regionali si è perso tempo in lunghe discussioni su mozioni di principio di nessuna utilità pratica. In frangenti come questi c’è invece bisogno di aiuti concreti. Pezzi della nostra società civile si stanno organizzando in questo senso. L’associazione Ponte Azzurro per esempio, promuove una raccolta fondi per i profughi della Galilea di tutte le religioni. Chi volesse può contribuire a questo conto: Unicredit Banca. c/c n. 40480063 Abi 2008 Cab 1760 CIN O. Intestato a Ponte azzurro, Causale: sostegno profughi.

Per quanto riguarda gli aiuti al Libano, consiglio la massima attenzione. Non è  raro purtroppo incappare in organizzazioni “benefiche” che risultino poi implicate in traffici poco chiari.

Questo pericolo non deve però frenarci dall’aiutare le popolazioni bisognose. Per questo consiglio anche il conto corrente creato dalla Caritas: Banca Popolare Etica c/c n. 513200 ABI 05018 CAB 01600 CIN J. Intestato a Italia Aiuta, causale: Emergenza Libano.

A questa società civile che si spende per aiutare gli altri, se ne contrappone un’altra, molto meno civile. Quella di chi preferisce spendere soldi nelle bombolette spray per tappezzare Milano (da Corso Vercelli a Corso Garibaldi) di scritte antisraeliane a sfondo antisemita, invece di fornire aiuti a famiglie che hanno perso tutto. Ognuno dà quello che può, verrebbe da dire. Ma la migliore risposta possibile a questi intolleranti (e a quelli di Teheran) è proprio quella di aiutare tutti i profughi, senza distinzioni di religione. Evitando così di cadere nella trappola dello scontro tra civiltà.

Da Prodi a Formigoni la politica sta facendo la propria parte dal punto di vista umanitario. Non possiamo essere proprio noi, società civile, a non fare la nostra. Continuare a voltarsi dall’altra parte non è più permesso. Fonte: mio articolo su La Repubblica del 4 agosto 2006

 
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chantz
chantz il 07/08/06 alle 19:31 via WEB
Cerco di capire le ragioni degli altri, ma a volte è difficile. Lo spirito e la lettera del tuo ultimo messaggio presentano una realtà del tutto distorta, capovolta. Da amico sincero di Israele mi vergogno, non riesco a giustificare l’operato del suo governo, non riesco a credere che per liberare 2 soldati c’era bisogno di uccidere un migliaio di libanesi, uccidere bambini, radere al suolo interi quartieri, città, infrastrutture civili, creare una massa enorme di profughi anche nel proprio paese (qui non bisogna fare disinformazione: buona parte dei profughi libanesi ha perso la propria casa, mentre gli israeliani scappano perché hanno paura e basta; e poi i “missili” katiuscia sono armi rudimentali e poco efficaci, tecnologia anni ’30). E poi questa sproporzione nel numero delle vittime mi fa pensare: valgono forse di meno i morti arabi? Vedo che gli Hetzbollah da forza secondaria e di opposizione stanno diventando sempre più influenti, sono visti come eroi, e questo grazie alle operazioni militari israeliane. Proprio perché amici dello stato d’Israele dobbiamo trovare la forza di parlare chiaro: la pace e la coesistenza pacifica non si ottengono con le vessazioni e la coercizione.
(Rispondi)
 
 
romanodavide
romanodavide il 09/08/06 alle 10:23 via WEB
Mi stai dicendo, detto in soldoni: "tutto 'sto casino per due soldati rapiti?". Avresti ragione, se fosse così. Vediamo però dal punto di vista di Israele cosa è successo. Torniamo al fatidico 12 luglio. Ore 9: lancio di missili katiuscia e spari dal Libano su Israele. Colpiti palazzi e civili, 4 feriti israeliani. Nel frattempo 30 colpi di mortaio sparati verso i soldati israeliani stazionanti vicino al confine, sul suolo israeliano. Mentre il nord di Israele è oggetto di attacco, scatta l'operazione di Hezbollah: un loro commando entra in Israele e uccide tre soldati, due vengono rapiti. Appena gli israeliani se ne accorgono, partono con un carro armato alla ricerca dei 2 ragazzi rapiti. Il carro armato viene fatto saltare per aria: sono 5 i soldati morti. Bilancio: 8 morti, 4 feriti, 2 rapiti. Non solo, Hezbollah vuole essere riconosciuto come interlocutore per trattare (alla loro maniera, come nel 2000: 3 morti e un vivo israeliano in cambio di 436 prigionieri vivi) con uno stato sovrano. Messa così, ammetterai che le cose cambiano. A cominciare dal fatto che dovrebbe essere il Libano a combattere le proprie organizazioni terroristiche, e non Israele. Perchè nache questo è il punto.
(Rispondi)
 
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