I di Montegiordano

De Martino, La Diplomazia dal 1811 al 2009


De Martino, la diplomazia dal 1811 al 2009Renato de Martino –La vita e l'attività del Consolato napoletano in Tunisi sono rese con maggiore vivacità e ricchezza di particolari soprattutto con la destinazione a quella reggenza del già citato Renato de Martino, nipote di Mariano Stinca. Nel carteggio consolare sono conservati, tra l'altro, i decreti con i quali Gioacchino Murat, durante l'occupazione francese di Napoli, nominava Renato de Martino prima console provvisorio(17/01/1812) e poi Console generale (09/04/1812), in sostituzione di Nicola Quagliarelli che era stato destinato a quella sede nell'ottobre del 1810 .La caduta di Napoleone e la restaurazione dei Borboni sul trono di Napoli non portarono alterazioni nel Consolato di Tunisi che restò affidato alle mani sagaci del de Martino. La già menzionata spedizione  della squadra navale inglese dell'ammiraglio Exmouth ebbe,come se in altra parter accennato,l'effetto di indurre il Bey di Tunisi a firmare un regolare trattato di pace con Napoli .Le relazioni tra i due Paesi che durante il periodo napoleonico erano state condizionate dall'appoggio francese per la parte continentale del regno delle Due Sicilie e dall'appoggio inglese per la parte insulare(cioè la sicilia), tornarono a svolgersi su un piano normale ed unitario .Salvo alcune questioni di scarso peso politico e salvo quella più grave del 1833, tali relazioni durarono senza interruzione fino alla caduta del regno borbonico determinata dalla spedizione garibaldina dei Mille La crisi del 1833 provocata da alcune pretese tunisine nei confronti del regno delle Due Sicilie e di quello di Sardegna, fu risolta con l'invio nelle acque della Reggenza di una spedizione navale sardo-napoletana; il fermo atteggiamento delle due potenze cristiane convinse il Bey di Tunisi a non insistere nel suo atteggiamento e a concludere un rapido accordo. Sempre nell'ambito di questa azione, i poteri conferiti da Ferdinando II° al Comandante Caracciolo consentirono a quest'ultimo di stipulare  il 17 novembre 1833 un trattato di commercio tra Napoli e Tunisi ed una convenzione destinata a regolare il trattamento dei sudditi delle Due Sicilie che si fossero recati un Tunisia .(19) Ciò in esecuzione di una convenzione stipulata nello stesso 1833 dai governi Sardo e Napoletano in base alla quale le due parti si impegnavano a nmettere insieme le loro forze per una comune difesa od offesa contro la Reggenze nord-fricane .De Martino Giacomo. - Uomo politico (Tunisi 1811 - Pontedera 1877). Fu rappresentante diplomatico delle Due Sicilie a Roma e a Londra, e nel 1860, come ministro degli Esteri nel gabinetto costituzionale di Francesco II, tentò invano di migliorare, tra l'altro incontrando a Fontainebleau Napoleone III, la difficilissima situazione internazionale della monarchia. Si dedicò poi ad attività industriali (diresse, dal 1868, le Ferrovie romane); deputato al Parlamento dal 1865.Il duca di San Martino nel 1853 era a Roma come aggiunto della rappresentanza del Regno delle Due Sicilie a palazzo Farnese.Morì proprio in Palazzo Farnese nel 1904 . Fedelissimo ad i Borboni, era noto nei salotti romani per il suo carattere vivace. La confusione tra il duca di San Martino e Giacomo De Martino è probabilmente dovuta non solo all'assonanza dei nomi ma anche per alcune comuni caratteristi che fisiche(entrambi erano di piccola statura)e caratteriali(prontezza di spirito e vivace conversazione) .Gelasio Caetani, che tentava diversi decenni dopo, di individuare i personaggi raffigurati negli album, potè incorrere in questo errore.D'altronde non fu l'unico ad avere difficoltà; anche Ada Caetani pur avendo chiesto aiuto per le identificazioni al vecchio Camillo Capranica, che aveva potuto conoscere di persona molti protagonisti della vita romana ottocentesca, non sempre riuscì ad individuare correttamente i soggetti delle caricature di Filippo sui fogli dell'album, molte sono le correzioni apportate ai nomi, segno di alcune incertezze .Giacomo De Martino, nato nel 1811 , avviato come il padre, Console borbonico a Tunisi, alla carriera diplomatica, fu prima a Tangeri poi a Marsiglia, nominato poi ambasciatore a Rio de Janeiro, riuscì a non recarvisi e farsi trasferire a Roma nel 1855, come incaricato d'affari del Regno delle Due Sicilie. Vi rimase fino al 1859 ;di matrice liberalmoderata e malvisto dalla componente più conservatrice del regno, nel 1860, dopo il suo ritorno a Napoli,tentò di avviare una nuova politica estera, tendente a realizzare un accordo con il Piemonte ed a ottenere la protezione di Napoleone III° . Nominato Ministro degli esteri, tenne questa carica solo per due mesi nel nuovo governo costituzionale presieduto da Spinelli, tentando invano di trovare un accordo antigaribaldino con Cavour . Dopo la battaglia di Milazzo continuò disperatamente la trattativa ritirandosi dalla politica fino al 1865 . Vi rientò in quell'anno come deputato, essendo stato rieletto ininterrottamente dalla IX alla XIII leggislatura. Direttore della società delle strade ferrate romane, non la condusse in maniera ottimale, non essendo estraneo a sprechi e disordini amministrativi. La società fu chiusa nel 1873. Il De Martino morì qualche anno dopo, nel 1879, a Pontedera . S. E. il Barone GIACOMO DE MARTINO - Nuovo Ambasciatore d'Italia a Washington - EVERY SHIP THAT COMES TO AMERICA GOT ITS CHART FROM COLUMBUS - EMERSON COLUMBUS THE MAGAZINE OF ITALO - AMERICAN RELATIONS137 GKAND STREET, NEW YORK. S. U. A. •PER FAR CONOSCERE L'ITALIA ALL'AMERICA E L'AMERICA ALL'ITALIA" - V. CAMPORA Come la stampa americana saluta l’arrivo del nuovo Ambasciatore N.H. GIACOMO De MARTINO(Traduzione del COLUMBUS) Le nomine alle più alte cariche nel servizio diplomatico d" Italia sono determinate per giudizio personale del Presidente dei Ministri o del Ministro degli Affari Esteri anziché per anzianità. Ciò è semplicemente naturale, poiché lo statista il quale è responsabile verso il sovrano e verso la nazione della direzione degl'interessi del proprio paese e della politica estera, preferisce naturalmente di avere come Ambasciatori nelle principali capitali del mondo uomini che siano intimamente a conoscenza delle sue vedute, che seguano le sue direttive, e sulla cui lealtà egli possa fare assegnamento per il compimento dei suoi piani. Poiché la scelta fatta dal Presidente Mussolini a successore del popolare Principe Gelasio Caetani, come Ambasciatore d'Italia negli Stati Uniti, é finalmente caduta sul Commendatore Giacomo De Martino, possiamo aspettarci che la missione di quest'ultimo sarà di carattere permanente, e Washington ha ogni ragione di congratularsi per la scelta, che é stata decisa solamente dal "Duce", come è chiamato il presente Primo Ministro dai fascisti , dopo il più accurato e meditato esame. Non si può negare che il nuovo Ambasciatore é forse il più abile membro del corpo diplomatico italiano. E mentre non può vantare un lignaggio che dati da più di mille anni in linea diretta, come Don Gelasio Caetani i cui antenati furono Duchi di Gaeta cento anni prima che i Normanni conquistassero l'Inghilterra e diedero due Papi, cioè Gelasio II e Bonifacio VIII al Pontificato, tra gli anni 1100 e 1300, Don Giacomo De Martino rappresenta l'ottava generazione della sua famiglia al servizio della diplomazia Napoletana ed Italiana. Il nonno del nuovo Ambasciatore fu l'ultimo Ministro degli Affari Esteri del Regno di Napoli. Uno dei suoi zìi fu Ministro Plenipotenziario Italiano in Egitto durante il Regno del Kedivé Ismail e fu presente in quella epoca all'apertura del canale di Suez, mentre il padre di Don Giacomo morì a Tokio come Ministro plenipotenziario. La sorella del nuovo Ambasciatore sarà ricordata con piacere a Washington come l'affascinante moglie di quel Conte Albert von Quadt, per qualche tempo incaricato d'Affari dell'Ambasciata Tedesca presso gli Stati Uniti, dove la situazione divenne alquanto imbarazzante dopo l'arrivo in qualità di Ambasciatore del defunto Barone Speck von Sternberg, a causa del fatto che la Contessa, come moglie di un rampollo di una delle già piccole case regnanti d'Europa, era in rango superiore all'Ambasciatrice. Il Conte von Quadt, che si ritirò dal servizio diplomatico col grado di Ministro Plenipotenziario e di membro del Consiglio Privato Imperiale, attualmente ha stabilito con la sua consorte italiana la propria residenza nel suo pittoresco castello di Moos, vicino Lindau, grande e bella tenuta sulle rive del Lago di Costanza. COLUMBUSIl nome di De Martino è familiare alla più vecchia generazione di editori e proprietari di un grande numero dei  maggiori giornali degli Stati Uniti. Poiché il padre del nuovo Ambasciatore, che trascorse una considerevole parte della sua carriera diplomatica nell'Estremo Oriente, mentre era Ministro a Pechino, fu improvvisamente sospeso dall'ufficio con qualche pretesto, in seguito all'avvento al potere in Roma di un ell'Oriente scrivendo per i giornali quotidiani americani. Fu mia buona fortuna d'essere in grado, alla richiesta di sua figlia la Contessa von Quadt, allora a Washington, di procurare ad un certo numero di grandi giornali e di sindacati giornalistici i suoi servizi di corrispondente, che furono particolarmente importanti per la ragione che 1e sue furono una fonte di informazioni sulle cose dell'Estremo Oriente. Dopo pochi anni, in seguito ad un altro mutamento di Gabinetto a Roma, ed alla caduta dei suoi avversari dai quali egli era stato assoggettato a sì gretto trattamento, fu riassunto nel corpo diplomatico, nominato "Ministro Plenipotenziario di prima classe al Giappone, e morì mentre reggeva tale ufficio a Tokio. Suo figlio, il nuovo Ambasciatore italiano negli Stati Uniti, parla l'inglese senza alcuna traccia di accento straniero, poiché, nato a Napoli nel 1868, passò la sua fanciullezza a Londra, dove suo padre era allora Consigliere d'Ambasciata e ricevette la sua prima istruzione in una scuola inglese.Entrò nel corpo diplomatico italiano nel 1891 e vinse le prime difficoltà a Eterna compiendo felicemente i delicatissimi negoziati per la soluzione di controversie Italo-Elvetiche, piuttosto amare, che avevano assunto per qualche tempo forme violente. Nel 1906 fu promosso Primo Segretario di Legazione in Egitto e quattro anni più tardi fu promosso al grado di Ministro Plenipotenziario ed Agente Diplomatico al Cairo. Quivi egli riuscì ad ottenere la vivissma amicizia e, ciò che più importa, la fiducia di Lord Kitchener, che a quel tempo era il più accorto Plenipotenziario inglese della regione del Nilo. E, data la grandissima popolazione italiana di Egitto, fu di molta utilità ed aiuto per il defunto Feld-Maresciallo.Quando per l'Italia arrivò il tempo di riprendere? le relazioni diplomatiche colla Turchia, dopo avere tolto alla Sublime Porta la regione nord africana di Tripoli, Giacomo De Martino fu trasferito dallo Egitto a Costantinopoli, dove rimase fino alle susseguenti guerre balcaniche che portarono i Serbi, i Bulgari ed i Greci alle stesse mura di Stambul, e che precedettero immediatamente lo scoppio della guerra mondiale nell'estate del 1914. Fino al termine di questa egli fu Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri, all'allora Palazzo della Consulta in Roma, e come tale prese parte in tutte le numerose conferenze tra i Presidenti delle potenze della Intesa, a Londra, Parigi e Roma, mentre si svolgeva il conflitto. Dopo il ristabilimento della pace divenne uno dei principali rappresentanti dell'Italia all'epoca del Congresso della Pace di Versailles, dopo, alla ripresa delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e la Germania, fu mandato come Ambasciatore a Berlino. Questa fu per lui una delicatissima e particolarmente difficile missione. Poiché era stato uno dei principali luogotenenti dei Ministri degli Affari Esteri dell'Intesa, il Marchese di San Giuliano ed il suo successore Barone Sonnino, così fortemente legati alla loro politica e con l'abbandono da parte dell'Italia della così detta Triplice Alleanza per la Triplice Intesa, i Tedeschi, il cui risentimento contro l'Italia era segnatamente amaro, gli fecero capire in mille modi diversi che lo consideravano come un nemico e come persona che aveva avuto una grande parte di responsabilità nella loro sconfitta e nella loro sventura. La sua posizione esigeva l'uso del massimo tatto, dignità, pazienza e fermezza. Dopo pochi mesi ricevette la ricompensa con la sua nomina ad Ambasciatore presso la Corte di San Giacomo, dove egli era molto conosciuto e dove era stato sempre bene accetto. Ma non vi stette a lungo.   Mentre era persona gratissima alla famiglia reale ed al gran mondo, trovò delle condizioni ufficiali piuttosto difficili, dovute ai dissensi tra il Marchese di Curzon, allora Segretario di Stato per gli Affari Esteri e Lloyd George, allora Presidente dei Ministri, ed alla invadenza di quest'ultimo nella direzione delle relazioni coll'estero del suo governo, seguente una politica che non incontrava l'approvazione di Lord Curzon. Non è un segreto che De Martino dal risultato della sua esperienza durante la guerra e dopo nel Congresso della Pace di Versailles, non precisamente si schierò in favore dell'allora Presidente dei Ministri. Lloyd George, ed è probabile che in considerazione di ciò Mussolini, rievocando le forti amicizie fatte dal padre dell'Ambasciatore in Giappone durante la sua permanenza colà quale corrispondente di giornali americani ed ulteriormente come Inviato, mandò in tutta fretta Giacomo De Martino lontano nel Giappone, dove era necessario di avere un uomo del cui tatto ed esperienza il Dittatore potesse assolutamente fidarsi. Avendo compiuta la sua missione con molto successo, contribuendo a rialzare il prestigio dell'Italia nell'Estremo Oriente in un periodo particolarmente critico, egli riceve ora la ricompensa con il suo trasferimento a quella che agli occhi degl'italiani è divenuta forse la più importante di tutte le ambasciate d'Italia all'estero quella di Washington. Infatti, mentre le ambasciate d'Italia in Europa non presentano seri difficoltà perchè sono relativamente vicine per potere giungere a Roma ed avere degli abboccamenti personali con il Presidente ed il Ministro degli Affari Esteri, il che è molto più soddisfacente delle comunicazioni scritte, l'Ambasciatore di S. M. il Re Vittorio Emanuele presso le rive del Potomac è spesso costretto a prendere delle decisioni senza attendere a lungo istruzioni dalla patria, ed inoltre è incaricato di tenere il suo governo continuamente intimamente informato dei costanti e caleidoscopici cambiamenti della situazione politica ed economica locale. Il Principe Caetani ancora celibe, lascia gli Stati Uniti, per intraprendere quello ch'egli pensa sia la principale occupazione della sua vita, cioè il prosciugamento delle vaste paludi Pontine, vicino Roma, che appartengono alla sua famiglia. Impresa questa che Cesari e Imperatori e Papi e Cardinali e Duchi della sua casa hanno tentato invano da due mila anni o più, allo scopo di liberare la Città Eterna dalla maligna febbre malarica che è la maledizione dei suoi pittoreschi dintorni, progetto nel quale ora è investito capitale americano e che, se realizzato, sarà grandemente dovuto all'esperienza d'ingegneria che il Principe acquistò alla "Columbia University", di New York e nelle grandi aziende minerarie degli Stati occidentali d'America. Il suo successore, Comm. Giacomo De Martino, ha una avvenente moglie nella persona di sua cugina Donna Antonietta De Martino, che sarà certamente una nuova ospite molto gradita del Corpo Diplomatico di "Washington. {New York Times) ANNO 2009GianLudovico De Martino di Montegiordano  Tra gli incarichi ricoperti nel corso della carriera, dopo un periodo presso la Direzione Generale Cooperazione Culturale Scientifica e Tecnica, dal 1981 ha prestato servizio a Seoul.Dal 1983 è stato vice console a Londra e, dal 1984, console nella stessa sede. Dal 1985, poi, ha prestato servizio a Mosca come primo segretario commerciale.Rientrato a Roma nel 1988, è stato Capo Ufficio Stampa del presidente del Senato. Reggente il Consolato Generale in Leningrado dal 1990 è stato poi confermato, nel 1992, a San Pietroburgo (già Leningrado) come console generale.Dal 1995 è stato primo consigliere a Parigi. Rientrato a Roma nel 1998 ha prestato servizio alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e, in seguito, presso la Direzione Generale degli Affari Economici. Capo della Delegazione diplomatica speciale a Baghdad dal 1999, nel 2003 è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica e nominato ambasciatore nella stessa sede nel 2004.Rientrato a Roma nel 2006, è stato Coordinatore della "Task Force Iraq".