Creato da Karmelia il 19/02/2007
Il mito e l'antica cultura della Dea Madre

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IL CULTO DI MEFITIS

Post n°39 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da Karmelia

Ma la certezza della forte preponderanza templare in Lucania specificamente a Vaglio e Rossano   è data dai resti del luogo sacro dedicato alla dea Mefitis , ora naturalmente divenuto santuario mariano.

Il simbolismo rivelatore templare recepisce la Dea e i suoi sacri attributi e la innalza al culto cristiano della Grande Madre Celeste

Virgilio nell’Eneide descrive un sito , quello di Acheronte la cui descrizione ci dà l’immagine di quello in cui si trova la Dea Mefite.

La dea è tale perché dispensatrice di vita, l’acqua ne è il simbolo, è anche dispensatrice di morte.

Il commento di Servio a Virgilio ci chiarisce che il terribile odore dello zolfo uccide chi si avvicina.

Il sacrificio alla Dea era incruento, nel senso che la sola esposizione alle acque maleodoranti- perciò mefitiche- ne causava la morte.

La palude con fumi solforosi era anche un segnale del sacro in quanto era oracolare, fonte cioè di oracolo.

Il grammatico Porfirio nel commentare versi di Orazio parla di un locus di Mefite caratterizzato da acque paludose con emanazioni putride , ma sede di un oracolo.

La Dea corrisponde al bisogno religioso templare di continuare la sacralizzazione della stessa perché portatrice di caratteristiche sacre come la vita, la morte, il predire avvenimenti , di guarigione di persone e armenti.

I teonimi attestati dalle iscrizioni di Rossano ampliano il quadro dando indicazioni sulle caratteristiche della Dea.

L’appellativo “aravina”dal latino “arvom” la collega al ciclo agreste della coltivazione dei campi, la dea a cui si riferiscono i contadini per la buona raccolta.

L’appellativo “arvia” riporta il nome alle sfera aruspicale.

“Kaporoinna” è l’appellativo legato alle “feriae ancillarum”, appartengono alla Dea Mefite i riti della fertilità e quelli della capra animale caro a Giunone .

La Mefite “utiana” fa appello alla sua funzione regale, quindi sacra , di dea.

Altri teonimi di Rossano sono la “Venus coacina”, la “Venus Murcia” e la “Venus Libitina” analogie che connotano la dea nella sfera matronale , matrimoniale , e funeraria.

Mefite è una dea liminare, è quindi bi-polare, sta  tra la vita e la morte, il suo culto come nel nostro caso trova collocazione in zone boscose, ricche di acque legate a fenomeni solforosi e paravulcanici.

E’ una divinità nostrana, dell’Italia centro-meridionale venerata dagli “osci”, la popolazione che abitava queste terre.

Le erano dedicate le esalazioni sulfuree e vulcaniche.

La ritroviamo sacralizzata anche a Roma nel tempietto dell’Esquilino.Il suo compito : proteggere dai miasmi.

L’etimologia di Mefite però riconduce a un altro significato , caro ai Templari che comunque ben si coniuga con gli altri prima esposti : il latino “mefifitis” è colei che fuma nel mezzo.

Anche nel linguaggio osco : mefiai corrisponde al latino “ medium”, per cui Mefite è la Dea che sta nel mezzo, simbolo caro ai milites christi .: la dea che sta nel mezzo, che agisce tra cielo e terra, fra sottosuolo e superfice, fra mondo ctonio e quello uranio.

Ma la mediazione cara ai nostri Milites Templi è anche quella intesa come scambio, come mercato, luogo di incontro e meditazione.

Mefite è la Dea delle molteplici protezioni, dea primigenia che come la natura sovrintende le fasi più importanti della vita: nascita, matrimonio e morte, che sovrintende oltre alla vita agreste composta di piogge invernali e caldo estivo e  buoni raccolti, anche la vita di relazione, produttiva e commerciale, unisce in sè le caratteristiche femminili legate alla riproduzione quelle maschili legate al mondo della produzione, dello scambio commerciale e dell ‘ economia. 

Nei territori  di Vaglio e Rossano dove il culto della Dea Mefite si attestava con forte simbolismo esoterico  c’erano tutti i principi vitali di archetipi primigeni della vita che non potevano non essere tradotti  da Milites Christi   nella  Devozione alla Grande Madre che li ha connotati nell’arco della storia.

                                                             

                                                              CARMELA AMATI

 
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