Spazialità della Dea

LINEA CURVA, LA SACRALITA’ DELLA DEA


Linea curva, concava o convessa, che si svolge a sinusoide, fluida, ciclica, conduce, accoglie, include, pro-muove nel significato etimologico “muovere per”La linea curva fa parte di un simbolismo antichissimo, il cerchio è il simbolo dell’universale e dell’unità. Sprovvisto di angoli e spigoli rappresenta l’armonia. Il movimento circolare svolge dalla notte dei tempi un ruolo magico e rituale.Al principio,( non tutti l’ammettono, ma è così), non vi fu il “dio” a linea dritta ed angoli, ma la “Dea” dalla forma archetipa della rotondita ,Natura, Madre, Terra che alimenta , Acqua che disseta. Numerose figure femminili steatopige che si ritrovano in scavi nelle terre di tutti i continenti risalgono al Paleolitico ed hanno in comune i caratteri della rotondità sia nella figura intera , come negli attributi dei seni, della pancia,delle cosce.Famosa è la venere di Willendorf in Austria, la statuetta è caratterizzata dall’ampia circolarità delle forme arrotondate. E’ una venere cicciona ,qui la vulva e i due grossi seni sono non solo di fattezze rotonde ma anche gonfie e pronunciate. Le Dee del paleolitico e neolitico abbondano nelle rotondità della carne ,esplicano simbolicamente la funzione della concettualizzazione della ciclicità umana e naturlale. La Dea è l’inizio, il percorso, la fine-che-riconverte-in-nuovo-inizio.La Dea Madre Onnipotente rappresentò il principio generatore dell’universo, a Lei il controllo di vita e di morte, la capacità di generare e rigenerare nell’instancabile ciclo naturale umano e cosmico.Dal 30000 al 3000 a.C. il mondo ha riconosciuto la propria religiosità nel concetto di “Dea Unica” .Molti la vogliono derivante dall’ archetipo primordiale  dell’”uroboro”, il serpente circolare con la coda in bocca, il “grande cerchio” una coesistenza di elementi  lunari e solari, femminili e maschili.La Dea, come l’uroboro , ha coesistenze e consistenze diverse e opposte : il positivo (la vita) il negativo (la morte), è quindi madre buona e terribile, può elargire nutrizione, cure e ne può essere la privazione.L’elemento materno è la conservazione  che però è solo un frammento del suo dinamismo che perpetra e riproduce in un continuum di variabili e variabilità.Neumann li indica con i termini di carattere “elementare” e carattere “trasformatore”.Secondo Jung l’archetipo della Grande Madre e la sua simbologia possiedono una grande varietà di aspetti : in ambito personale può essere madre-figlio, madre,matrigna e suocera;  in ambito concettuale la Dea si connota come la madre di Dio, la vergine intesa come madre ringiovanita ( Demetra e Core), Sophia , e ancora come madre-amante (Cibele-Attis) o come la “meta” nel senso della redenzione del Paradiso o della Gerusalemme Celeste.In senso ancora più allargato Jung ci ricorda gli altri aspetti simbolici della Dea quali : la chiesa, la patria, il mare, la luna, il mondo sotterraneo, o in senso più stretto, simboli di nascita e procreazione : il campo,la grotta, l’albero, la roccia, la fonte, il pozzo, il fonte battesimale  e …in senso ancora più stretto l’utero, la forma cava, il forno…. Bellissimi esempi di questo simbolismo si trovano nell’icona della nostrana Dea Sirena riprodotta a bassorilievo nella cripta della cattedrale di Acerenza o in un paio di formelle dell’antica porta lignea di una chiesa  di Picerno   nel potentino: qui la sirena dea e regina dalla corona sul capo ,afferra con le mani le due code bifide armoniosamente curveggianti, all’altezza delle spalle mostrando in basso,l’apertura delle stesse,il  luogo sacro della nascita.La Gimbutas ci parla di colline e pietra come metafora della Madre Terra Gravida. Ci parla di grosse pietre di tipo circolare e piatto dedicate alla Ops Consiua dea Romana della fertilità della terra, che chiuse nelle buche venivano sterrate una volta l’anno alla festa del raccolto. La Dea preistorica della fertilità della terra è indicata nel folklore europeo come la Regina che possiede i segreti della vita delle piante.Il grande Jung indica la magica autorità del femminile . la Dea possiede la saggezza , l’elevatezza spirituale che trascende i limiti dell’intelletto, ha in sé  i luoghi della magica trasformazione, ciò che non si vede, l’occulto , l’ineluttabile che seduce intossica divora, angoscia, rende vivi.Popolarissimo in Brasile è ancora il culto di “Yemanja”, madonna-sirena sinuosa vestita di onde, madre-amante di tutti i pescatori di Bahia. Yemanja è il mistero del femminile profondo in cui  si incontrano mito e desiderio.   Sirena donna dei pescatori o Sirena Vergine? Essa incarna le facce opposte di una femminilità che vuole sfuggire dai canoni ordinati  del gruppo sociale a tutela del valore della famiglia patriarcale .Espone un corpo doppiamante tondeggiante la  Dea babilonese “Ishtar”. Come in genere le altre icone di dee è nuda perché non le servono coperture, come altre dee ha l’immagine della luna sul capo, è la personificazione di quella forza della natura che rivela se stessa come colei che dà e toglie la vita, è madre di tutti. Da lei proviene il potere della riproduzione e della crescita dei prodotti dei campi , degli animali e di donne e uomini. Per una naturale transizione è anche la Dea dell’amore sessuale e la protettrice delle prostitute.Il carattere duplice e ambivalente è la  caratterizzazione della dea preistorica. La sacralità sta appunto nell’ibrido, la compresenza di caratteri opposti e differenti non si trova in natura , appartiene al sacro.Qualcuno la considera come “l’impenetrabile mistero femminile”Dispensatrice di vita ma anche distruttrice, come la luna nel suo periodo crescente sviluppa le cose e nella fase calante le sminuisce. Ma la luna crescente ritorna di nuovo e la luce subentra all’oscurità.La Dea dal paleolitico ad oggi con i suoi dinamici simbolismi è a tutti gli effetti un  archetipo , e, come tale prende forma nell’inconscio collettivo che si ricostruisce nelle icone mitologiche rituali che ancora possiamo ammirare nelle immagini di migliaia di anni fa come in quelle di validi artisti e autori contemporanei                                                                                                                                           Carmela Amati