Creato da Cane_nero il 29/10/2004
L'edicola dei morti viventi roccheggianti
 

 

Si cambia!

Post n°2164 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da Cane_nero
 
Tag: CronaKe


E così... da stamani non sono più (solo) edicolante! Chiaro, l'edicola resta, ma la mattina ho un altro lavoro part time che mi permetterà di aggiungere qualche soldino al monthly incoming. Lavoro al CONSORZIO PARRUCCHIERI :D

Chiaro, io un lavoro normale non lo posso fare. Si era liberato un posto per una andata in maternità a questo consorzio e io ho colto l'occasione. Si tratta di gestire le forniture per i vari parrucchieri della provincia ma anche di vendere "roba per capelli" al pubblico. Quindi tra poco saprò tutto quello che c'è da sapere di mousse fissanti, lozioni anti caduta, colorazioni, shampi (ma è questo il plurale di shampo? Boh!) etc. etc.... ma anche di cerette idro e oliosolubili, taglia-peli del naso, mantelline da barbieri e robe del genere :D

Se vi serve qualche prodotto a prezzo scontato, insomma... fatemi sapere ;)
 

 
 
 

Bob Seger & The Silver Bullet Band - Live Bullet

Post n°2163 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da Cane_nero
 


Bob Seger è un vecchio leone del rock americano, attivo fin dalla metà degli anni '60 porta tutt'ora in giro per gli USA e per il mondo i suoi successi. Dopo un inizio influenzato dalla psichedelia l'incontro con la Silver Bullet Band ha cambiato la sua musica, e l'ha lanciato verso il grande successo. Testi tipicamente working class, Rolling Stones, Bob Dylan, Chuck Berry, il rock del sud degli Stati Uniti, il blues, persino il jazz le sue influenze, tutte chiaramente identificabili nell'album che l'ha reso noto al grande pubblico nonchè l'unico in mio possesso (doppio vinile, splendido): Live Bullet.
Registrato a Detroit nel 1976 davanti a una folla in delirio, Live Bullet è un raro esempio di live che riesce a cogliere l'artista nel suo momento migliore, un gruppo in stato di grazia, le canzoni che dal vivo (la maggior parte in versione molto più hard rock che nei dischi normali) acquisiscono un groove incredibile. Fin dall'inizio la strepitosa cover di Nutbush City Limits (per chi non lo sapesse, l'originale è di sua maestà Tina Turner) mette le cose in chiaro: sarà un'ora e più di grande musica. Tutti i grandi successi di Seger fino a quel momento vengono passati in rassegna: da Turn the Page (si, quella coverizzata in seguito dai Metallica) a Heavy Music, a Get Out of Denver e così via. Sottolineatura personale per la strepitosa Katmandu, che non avevo mai sentito prima... Un disco da avere, di un artista che in Italia non è purtroppo molto conosciuto (io a malapena l'avevo sentito nominare prima che mi prestassero il disco) ma che merita davvero di essere (ri)scoperto. Splendido!

Godetevi Travelin'Man e Beautiful Loser, una combinazione di canzoni live che è divenuta un classico! Direttamente dal vinile!


 
 
 

The Hamiltons

Post n°2162 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da Cane_nero
 
Tag: Kultura

The Hamiltons - USA 2006 - dei Butcher Brothers.

IMDB Link


Se state guardando la copertina e pensate subito a uno di quegli slasher adolescenziali fatti in serie che vanno tanto di moda ora... ebbene, vi state sbagliando. The Hamiltons è un film decisamente diverso. In qualche modo potremmo paragonarlo a una versione da incubo, aggiornata al nuovo millennio, di Non Aprite Quella Porta... ma il paragone potrebbe risultare fuorviante senza una spiegazione. Quella degli Hamilton è una famiglia molto particolare: tre fratelli, una sorella e il misterioso Lenny... che chissà cosa è. Vivono senza i loro genitori in una normalissima casa in un normalissimo quartiere di una normalissima cittadina americana, con il loro lavoro, il loro giardino, la loro vita sociale... Non sono brutti (anzi, Darlene è una bella gnocca darkettona), non sono spaventosi, ma di certo sono pericolosi. Gli Hamilton rapiscono le persone e adorano farle a pezzi, spinti da una "malattia" alla quale solo il fratello minore sembra volersi ribellare... La classica "famiglia disfunzionale", ma portata a un nuovo livello, perchè davvero gli Hamilton potrebbero essere i nostri vicini di casa, le persone che ci sorridono ogni mattina quando usciamo per andare a scuola, al lavoro, a fare la spesa. Viviamo nella casa accanto alla vostra, lavoriamo nei negozi in cui vai a fare acquisti, i nostri bambini giocano con i vostri bambini. Noi stiamo solo cercando di essere una famiglia normale, provando ad immaginarci dove poter trovare da mangiare sulla Terra. In questa frase degli Hamilton c'è tutta la logica spaventosa che sta dietro al film. In Non Aprite Quella Porta (o nei più moderni film di Rob Zombie) l'orrore è tangibile, immediatamente identificabile. Qui no, e questa intuizione è proprio quello che rende interessante questa pellicola.
Interessante non vuol dire automaticamente riuscito. Se le atmosfere lente, morbose, da psicodramma familiare più che da horror sanno intrigare, è altresì vero che l'impatto iniziale è quello di un film messo in piedi in maniera dilettantesca, quasi amatoriale. Anche gli attori appaiono un tantino stereotipati nella loro parte, con la meritevole eccezione del protagonista, il fratello più piccolo Francis. Inoltre i registi paiono autocompiacersi un tantino della loro bella idea, rendendo lo spaccato un po' troppo di maniera.
The Hamiltons non è un film da buttare, ma nemmeno da promuovere a pieni voti. E' una pellicola interessante con idee meritevoli (la storia parallela del misterioso Lenny, molto ben giostrata), ma ha il problema di non essere forse nè carne nè pesce. Non è un horror che può soddisfare i patiti del sangue, perchè le scene di questo tipo (seppure crude) sono rare. Non è uno slasher adolescenziale, e nemmeno una pellicola classica. E' un film che necessita di tempo e pazienza per conquistare lo spettatore, con il rischio poi alla fine di non soddisfarlo fino in fondo. Di certo non è tempo sprecato, ma si poteva fare di più. 

 
 
 

Irvine Welsh - Il Lercio

Post n°2161 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da Cane_nero
 
Tag: Kultura


Per il sergente Bruce "Robbo" Robertson della polizia di Edimburgo il nomignolo "lercio" è quantomai appropriato. La sua è una sporcizia fisica e morale. Quarantenne, fisico distrutto da alcool e droga, sporco, razzista, bugiardo, spregevole, maschilista, massone, violento, corrotto e chi più ne ha più ne metta, Bruce vive solo in una casa piena di ogni sorta di sporcizia da quando la moglie e la figlia l'hanno abbandonato. Beh, a dire la verità non esattamente solo: gli fanno "compagnia" un verme solitario dentro l'intestino e un terribile eczema sullo scroto. Nonostante tutto questo Bruce esercita sulle persone un certo qual fascino perverso. Le donne (puttane, vecchie, giovani, magre, grasse...) non gli mancano e anzi, sarà che quasi tutte sono disperate ma sembrano attratte irresistibilmente da lui. Anche i colleghi di lavoro di lui si fidano, gli parlano, si confidano, e addirittura lo ritengono uno dei migliori di tutto il Corpo. La sua grandissima abilità nel fingere  empatia  lo fa rimanere a galla, tanto che gli viene affidato un caso delicato: l'assassinio del figlio dell'ambasciatore del Ghana. Bruce non si impegna più di tanto nella sua ricerca e continua la sua vita tra droga, scopate facili, turpiloquio e menzogne a destra e a manca, ma...

Non avevo mai letto un libro di Irvine Welsh e  da tempo mi ero ripromesso di prendere qualcosa. Visto in libreria un titolo evocativo come "Il Lercio" non potevo che farlo mio! La lettura mi ha inizialmente spiazzato, ci vuole stomaco per leggere pagine così piene di... lercio, si prova quasi una sorta di nausea, ben presto sentivo di averne abbastanza... ma non posso negare di aver provato anche una forte spinta a continuare, forse per una certa insana simpatia mista a repulsione assoluta che Welsh è bravo a far provare verso il proprio "eroe", forse per vedere fino a che punto l'autore poteva spingersi. Persino graficamente Welsh ha scelto soluzioni molto dure e non certo facili, coraggiose. Ho pensato di interrompere la lettura ma ho continuato, e sono stato ripagato da un finale assolutamente sorprendente, davvero straordinario per l'improvviso cambio di registro che è riuscito a dare un senso a tutto il libro. Un romanzo non per tutti, ma sicuramente un romanzo importante, che merita di essere letto.
 

 
 
 

Sean Penn, Into the Wild

Post n°2160 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da Cane_nero
 
Tag: Kultura


Into the Wild, ultimo film di uno Sean Penn sempre più a suo agio anche come regista, è una pellicola estrema, militante, un film che può dividere ma anche entrarti dentro. Penn ha aspettato dieci anni per poter fare questo film tratto da un best seller di Jon Krakauer che è anche una storia vera, tutto per potere avere l'approvazione della famiglia di Chris McCandless, il protagonista di questo incredibile romanzo di formazione interpretato da uno straordinario Emile Hirsch, incredibilmente escluso dalle candidature per gli Oscar, e si vede che ci teneva davvero tanto. Il suo non è e non vuole essere un punto di vista obiettivo, Penn parteggia per il protagonista e per la sua ribellione anche ingenua, ma vera e vitale, e non ha vergogna a mostrarlo. Chris, ragazzo di grandi promesse e di buona famiglia, dopo una laurea conseguita con il massimo dei voti ha donato tutti i suoi risparmi in beneficenza, ha bruciato i soldi che gli rimanevano e da quel momento ha scelto di vivere on the road, alla ricerca di una felicità più grande, con in testa il sogno dell'avventura finale: l'Alaska. Una sfida da vivere in solitario, con la consapevolezza che potrebbe essere l'ultima pagina da scrivere nel romanzo di una vita.
Il film alterna la narrazione di Chris (ribattezzatosi Alex Supertramp) in Alaska, a partire dal magico ritrovamento di un autobus abbandonato chissà come in mezzo alla foresta, nel quale vivrà per i mesi successivi, a flashback della sua vita on the road, gli incontri con tanti personaggi che hanno segnato la sua vita e le quali vita lui ha segnato, le utopie, la discesa in kayak di un fiume dalle rapide fino al mare, le comunità hippy e così via. Tra questi forse il più importante incontro è l'ultimo, quello con l'artigiano del cuoio Ron (Hal Holbrook, lui si candidato agli Oscar), contatto tra due diverse stagioni della vita davvero toccante, e pregno di significati che vanno anche oltre le parole dette e non dette.
Il film, come già detto, non ha compromessi e può anche risultare spiazzante nel suo essere assoluto. Chris/Penn - e solo lui poteva fare un film del genere negli USA - arriva a negare "valori" come la famiglia e il consumo, sui quali tutta la società occidentale non può che basarsi, in nome di un ideale supremo forse anacronistico, in nome di un'utopia, e proprio per questo assume ancora più valore l'illuminazione finale di Chris, "La Felicità non è reale se non è condivisa".
Tecnicamente il film è ottimo, con paesaggi meravigliosi e scelte di inquadrature perfette. La colonna sonora originale di Eddie Vedder è il perfetto contraltare di quanto vediamo in video e del messaggio del film, la sottolineatura ideale per un'estrema storia di ribellione che è comunque una "tipica" storia americana.


 
 
 

Il sex symbol del mese

Post n°2159 pubblicato il 01 Febbraio 2008 da Cane_nero
 


CLAMOROSO AL CIBALI! I 28 votanti all'ormai consueto sondaggio sul sex symbol del mese hanno decretato un imprevedibile cambio al vertice. La GEGIA, che con la sua dolcezza e il suo infinito sex appeal aveva dominato tutti gli scorsi mesi, nulla ha potuto contro la rudezza del maschio eroe americano, lo straforzutissimo Hulk Hogan, che l'ha buttata giù dalla vetta con il suo legdrop of doom. Ma diamo ora un occhio ai risultati completi:

1- Hulk Hogan, è straforzuto - 39%

2- Non puoi stufarti della GEGIA - 25%
3- Orietta Berti - 18%
4- Nina Moric, beato chi se la tromba - 11%
5- Ron Jeremy e il suo pisellone - 7%
6- Gigi Rizzi, il playboy di sempre - 0%

Un dominio assoluto quindi. Ma riuscirà Hulk Hogan a difendere il proprio regno anche il prossimo mese, contro gli assalti di nuovi agguerriti contendenti? Potete essere proprio voi a deciderlo!

 

 
 
 

Il sex symbol del mese

Post n°2158 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da Cane_nero
 

Ultimi due giorni di tempo per votare il sex symbol del mese, e clamorosamente la GEGIA si trova in questo momento in seconda posizione, dietro all'outsider Hulk Hogan. Dietro di loro, Orietta Berti e Nina Moric sembrano ormai staccate ma c'è ancora tempo per rimediare! Volete cambiare la classifica? VOTATE! Ancora due giorni e sapremo il risultato finale!

 

 
 
 

Mountain - Nantucket Sleighride

Post n°2157 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da Cane_nero
 


Nantucket Sleighride, secondo disco dei Mountain, è uno dei vinili che cercavo da più tempo e con maggiore attesa, e devo dire che allo stesso tempo si è rivelato una gran bella sorpresa ma anche una brutta delusione...

L'ho trovato domenica alla fiera del disco all'ottimo prezzo di 10€. Subito mio! Copertina molto buona, apribile, prima stampa italiana, disco lucidissimo e all'apparenza pressochè perfetto... solo che salta. In due punti, nel lato B, credo non sia proprio recuperabile... proverò a pulirlo mooolto accuratamente, ma già ora i graffi sono quasi impercettibili, dubito si possa migliorare più di tanto. Purtroppo con i vinili a volte va così, quindi è bene cercare di godersi la musica che si sente.

Già, la musica. I Mountain sono la creatura del chitarrista Leslie West in primis, riff maker hard rock che ha ispirato gozziliardi di altri gruppi, fino alla nascita del grunge e oltre. Chiedere agli Alice in Chains per referenze. Insieme a lui il povero Felix Pappalardi, già nei Cream e che per i Mountain (e per i loro show ad altissimo volume) diventò persino sordo, prima di essere ucciso dalla moglie nel 1983... l'unione di una chitarra dura come raramente si era sentito prima di allora e di un basso caldo, spaziale, quasi psichedelico ha regalato a noi musicofili tante gemme di rara bellezza, tra le quali la strafamosa Mississipi Queen che si trova in tutte le compilation di classici hard rock che si rispettino.

Ma parliamo di Nantucket Sleighride. Allmusic gli da solo tre stelle ma per me è quasi un delitto. Già la splendida Don't Look Around ci fa capire di che pasta è fatto questo gruppo. Dura, sognante, in qualche modo magica. Le melodie del gruppo sanno ammantarsi di un aura di mistero (vedi la title track) e i testi molto criptici in qualche modo contribuiscono ad ampliare questa sensazione. In prospettiva i Mountain erano molto moderni, si capisce bene come tanti abbiano eletto Leslie West a proprio nume tutelare, ma erano anche legatissimi agli anni '70. My Lady, The Animal Trainer and the Toad, ancora la titletrack... tutti i pezzi del disco a dire il vero non tradiscono le attese. Quando non saltano, vabbè :) Il look del gruppo poi parla da solo.

Godetevi "Don't Look Around"!


 

 
 
 

Nino??? Strano!

Post n°2156 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da Cane_nero
 


Vorrei lasciare un messaggio al senatore di AN Nino Strano (un nome una garanzia), ma non trovo le parole...



Ah ecco, le ha trovate lui :)

 
 
 

Valdichiana's Blood Disco - Il Tritatruzzi

Post n°2155 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da Cane_nero
 

E finalmente.... IL FILM!!!



 
 
 

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