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La Fondazione degli Italiani intervista Nella Cirinnà

Post n°30 pubblicato il 17 Marzo 2010 da deinoteralibri

"E' l’essere sempre coinvolti in sentimenti d’amore che ci dà la forza di continuare il cammino con grinta e passione - sosteneva Laura." Nella Cirinnà, L'Uomo di Numeri


Nella Cirinnà è musicista, musicologa, regista teatrale e autrice di programmi radiotelevisivi. Ha firmato numerosi programmi ed ha collaborato alla ripresa diretta di opere, balletti e concerti sinfonici con molti direttori d’orchestra. Una personalità estremamente decisa e molto affabile. Il primo romanzo di Nella Cirinnà “L’Uomo dei Numeri”, edito Deinotera, è una storia d’amore tra Laura, giornalista musicale, e Daniele, economista: un incrocio di vite, di momenti passati assieme tra un viaggio e l’altro, tra una vita e l’altra. L’amore che stravolge, la passione che si cela nella segretezza e nella complicità degli amanti. Ma non solo, il tempo testimone di questi sentimenti protegge ed asseconda la loro unione come fa Virgilio per Paolo e Francesca.
Il lettore attraverso i capitoli del romanzo, che spaziano tra i ricordi ed il presente, tenta di raggiungere l’illusione di un momento reale, del ricongiungimento con la vita del presente nella Storia d’amore e negli affetti famigliari. Grazie al suo lavoro di sceneggiatrice televisiva e teatrale, Nella Cirinnà offre ai suoi lettori un percorso particolare, montato in sequenze: una narrativa che si potrebbe definire estremamente visuale che coinvolge gli strati inconsci e permette al rimosso di arrivare alla coscienza.

 

 

Qual è il messaggio che ha voluto dare ai lettori?

 

"Il messaggio finale è quello dell’amore. Laura è una donna che ha dato molto, è un’altruista, una persona generosa negli affetti e in tutte le sue manifestazioni. Se questo messaggio di 'amore' arriva nel finale a sorpresa, significa che lei nella sua vita ha dato il bene."

 


Chi è l’uomo dei numeri?

 

"È un uomo affascinante. L’uomo del quale ogni donna si potrebbe innamorare: l’uomo che sfugge, che non riesci a prendere, l’uomo che ti fa sentire eccezionale come nella canzone di Mina 'Grande, Grande, Grande'. Però l’uomo dei numeri non ti assicura la quotidianità come l’uomo normale. È un uomo libero dentro di sè, con il desiderio di realizzare se stesso ed imporsi. Infatti per lui è importante il lavoro. In amore, vi è questa donna, che lui, razionalmente, non accetta, e tuttavia è più forte di lui: gira e rigira, stanno sempre insieme. Lui mette i paletti, stabilisce come e quando vedersi; lei, stranamente, donna così decisa nel lavoro e nella vita con i figli, si trova a subirlo con amore."

 


A differenza del figlio di Laura, alla fine c’è la sensazione di codardia che scaturisce dall’Uomo dei numeri...

 

"Si. Il figlio è risentito verso questo uomo perché avendo letto il libro della madre capisce che lei ha sofferto. Però c’è un punto da definire: il figlio, così giovane, riesce a capire sua madre. Lui che non è ancora entrato nel mondo amoroso dai sentimenti forti, può capire l’intensità dei sentimenti, sapere che cos’è la vera sofferenza, la gioia, la passione. Sono tutti sentimenti che per lui, ragazzo-figlio, sono ancora lontani: non li ha ancora vissuti. E quindi ha risentimento perché crede che la madre abbia sofferto."

 

Laura sembra seguire il fato, come concetto della pre-destinazione. Nel libro ricorre questa tematica. Lei crede nella reincarnazione?

 

"Ad un certo momento Laura si domanda il motivo per cui rimane attaccata all'uomo dei numeri. A questo punto pensa alla reincarnazione perché una sensitiva le ha detto che in una vita precedente è stata la compagna di Omar Khayyam, poeta-filosofo e letterato dell’epoca del Gran Tamerlano. Laura ricerca il libro di quartine del poeta e lo legge. Personalmente credo alla reincarnazione".

 

I sentimenti che descrive sono molto verosimili e non sembrano per niente romanzati...

 

"Penso che le persone si ritrovano nel libro. In realtà ho molti amici che mi hanno ispirata. Di recente una cara amica mi ha telefonato per confidarmi che si era rispecchiata in tutto, anche nella Roma anni ’50. Il critico Ruggeri, mi ha scritto che il libro è 'un viaggio dentro le donne e di una donna dentro gli uomini'."

 


Nella Cirinnà come donna, vivrebbe una storia di questo tipo?

 

"Vivere questa storia? Se io l’avessi vissuta avrebbe significato di avere vissuto intensamente. Se c’è l’amore nella vita, c’è tutto: sia in modo positivo, sia in modo difficile, la cosa importante è che ci sia amore. Vi sono donne che probabilmente non hanno mai amato perché non hanno avuto la capacità o la fortuna dell’incontro. Avere un incontro d’amore importante è comunque una bella cosa".

 


Cosa rappresentano per lei gli amanti?

 

"Una battuta diceva che 'il matrimonio è una catena talmente pesante che bisogna essere in tre a portarla". Ho conosciuto molto persone che avevano l’amante. Indubbiamente, essere amanti quando sono tutte e due sposati è molto più semplice, perché s’incontrano solo per fare sesso. Se invece uno dei due è libero diventa una sofferenza. Il copione è sempre lo stesso, cambiano gli attori. In fondo è un modo di sublimare il momento sessuale. Se ci sono cose più importanti tra i due, credo che se uno è sposato dovrà lasciare l’altro per mettersi insieme con l’amante. Se questo non avviene è chiaro che non vi è amore. Comunque vi sono anche molti interessi: donne che hanno una certa situazione e che non la vogliono perdere, 'le famosi mogli di' che hanno un infinità di privilegi, come la moglie dell’Uomo dei numeri. La moglie pur sapendo che il marito ha un’altra non glielo dice per convenienza: l’uomo esce di casa solo quando viene cacciato via. L’uomo da solo non ha il coraggio".

 

Lei pensa realmente che oggi giorno sia possibile coltivare un amore di questo tipo?

 

"Oggi la donna purtroppo fa delle scelte molto oculate, non le fa sulla scelta emozionale. Ecco perché, secondo me, i rapporti uomo-donna, oggi, sono sempre molto più in crisi. Non ci si abbandona più, non si dà più credito a chi ti sta vicino e non c’è più la voglia di sacrificarsi: tutto e subito. Con i media, le cose negative sono trasmesse fin dentro le nostre case e dimentichiamo lo spirito di emulazione che risiede nei giovani. Questo, secondo me, è un danno gravissimo".

 


Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo?

 

"Ho scritto tutta la vita sia per la Radio che per la televisione, speciali e prosa. Quando ho deciso di mettermi davanti al computer per scrivere qualcosa per me, piano piano ha preso corpo questo romanzo. Inizialmente ho elaborato la parte interna, alla quale, in seguito, ho dato la struttura del romanzo vero e proprio. Avevo iniziato con un sagra familiare ed invece ho costruito una storia d’amore con dentro una sagra familiare con la storia della famiglia di Laura, una siciliana, trapiantata a Roma con i suoi cari".

 


Lei mi ha detto che è stata molto attenta alla struttura stessa e alla forma del romanzo. Cosa ci può dire in proposito?

 

"Ho voluto costruire questo romanzo in modo che venisse fuori uno spaccato di vita che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Sono anni molto importanti per me: anni vissuti, in cui noi donne abbiamo ottenuto tantissimi diritti e allo stesso tempo abbiamo perso molto. E' molto importante che le giovani donne possano capire il potere che hanno in mano, soprattutto, per un domani, per i loro figli . La storia del romanzo è questa storia d’amore, tra lei giornalista e lui, economista; dentro c’è anche la storia di lei, che racconta la Roma degli anni ’50 e ’60, attraversa il movimento femminista, parla della sua separazione e dell’incontro con questo uomo con il quale avrà una relazione che dura nel tempo".

 


Le tematiche che lei affronta sono in stretto rapporto con la vita contemporanea e ciononostante riesce, con i ricordi, a comunicare i valori di un tempo?

 

"Una cosa che ho sottolineato è che Laura, donna nata negli anni ’40, al momento della separazione, tira fuori la sua parte sicula che la porta al sacrifico, perché i figli maschi non subiscano altri traumi vedendo per casa la presenza di un altro uomo. Laura si crea quasi un alibi con questo uomo sposato che probabilmente non lascerà mai la moglie per lei. In tal modo Laura si sente cautelata: vive una cosa sua e parallelamente può vivere tranquillamente con i suoi figli e crescerli senza i sensi di colpa. Questo le viene dall’educazione repressiva ma nello stesso tempo affettuosa della madre, aspetto che lei riconoscerà con gli anni. Laura parla di una famiglia che oggi non esiste più, in cui c’era il nonno, che in siciliano veniva chiamato “vostra eccellenza” e le figlie davano del Voi al padre".

 


Lei ha fatto il ritratto di una donna che non ha avuto paura di affrontare delle scelte difficili. Oggi giorno vi sono molte donne in questa situazione. Cosa ne pensa realmente?

 

"Essere genitori è difficilissimo, nessuno ce lo insegna. I tempi cambiano e non possiamo rimanere ancorati a quelle cose che andavano bene venti anni prima. Infatti anche Laura dice che bisognerebbe vivere con gli occhi dei figli, mettersi al posto loro, adeguarsi e allo stesso tempo mediare, per avere un buon rapporto genitore – figlio. Quando si dice che la famiglia non esiste più, non è vero: è solo cambiata la famiglia. Purtroppo i genitori sono cambiati. Personalmente pur avendo lavorato tutta la vita, sono sempre stata molto presente per i miei figli".

 


Vi è un intento autobiografico celato dietro le pagine?

 

"Ci sono alcuni elementi autobiografici, soprattutto per la descrizione dei figli, i familiari ed i fratelli di Laura. Mi sono ispirata a ricordi d’infanzia, agli anni ’50 e alla vita d’adolescente. Anche per quanto riguarda l'elemento della reincarnazione ho riportato esattamente quello che mi è stato detto da una sensitiva ovvero che ero stata in una vita passata la compagna di Omar Khayyam".

 

 

Come definirebbe il suo libro?

 

"Una storia d’amore, semplicemente".

 


Ha intenzione di scrivere qualcos’altro?

 

"Ancora non mi sono liberata di questo libro. Vorrei ricorreggerlo e cambiare alcuni passi. Comunque sto pensando a dei racconti: quattro racconti sugli “Addii” legati alla sonata di Beethoven. Amerei molto scrivere un programma di sala in cui darei la mia interpretazione di Sherazade. Descrivere e suscitare la musica che in quel momento si sta ascoltando in sala".

 


"Avevo seminato germogli per avere sempre fiori dal colore diverso che avrebbero sottolineato la passione, la gelosia, la tenerezza, la fantasia, l’allegria e la giovinezza, tutti ingredienti per vivere sempre fuori dagli schemi…" Nella Cirinnà, L'Uomo di Numeri

 


Carlotta Degl'Innocenti
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Data di creazione: 17/03/2010
 

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