Der Steppenwolf

Luigi Natoli - I Beati Paoli


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  Luigi Natoli, che a mio avviso andrebbe annoverato tra i 5-10 maggiori scrittori italiani purtroppo poco conosciuto. I Beati Paoli, un romanzo d'appendice,che gareggia con Robin Hood e I tre moschettieri, e probabilmente li batte entrambi (mi spiace per Dumas), forse paragonabile a 'L'isola di Montecristo' per complessità  e fascino della vicenda e  relativa evoluzione. Se non lo si è letto, una lacuna da colmare (p.s. ha anche un seguito - Coriolano della Floresta, ancora più avvincente e sorprendente) Pieno  di  colpi di scena, passione, delitti, storia, a tratti commovente, tutto in  una Palermo settecentesca che verrebbe voglia di visitare.Pubblicato a puntate sul «Giornale di Sicilia» tra il maggio del 1909 e il gennaio del 1910.  ""Meglio morire, che andare in schiavitù. Di' queste parole al mio figliuolo quando lo vedrai e sarà grande. Porta il mio saluto a donna Aloisia. . Dille che muoio pensando a lei...; e al mio figliuolo, digli... che porti sempre addosso il medaglione che da quarantasette anni mi pende dal collo..." Nel romanzo si crea il mito di una società segreta che mira alla protezione degli oppressi: la tenebrosa setta dei Beati Paoli e il loro implacabile tribunale, facendolo entrare nelle dicerie e nelle fantasticherie popolari come verità storica indiscussa e nostalgica voglia segreta di riscatto.La trama,  particolarmente intricata ma che funziona come un perfetto meccanismo ad orologeria, ricchissima di personaggi, ruota attorno alle vicende di una famiglia della  nobiltà palermitana. L'azione prende avvio in una  Palermo del 1698, meravigliosamente descritta con precisione e fedeltà storica, dove si festeggia la firma pace tra il re di Francia Luigi XIV e Carlo II d'Asburgo, re di Spagna e di Sicilia. ""Vedrai che l'isola passerà all'imperatore e noi avremo fatto la guerra al Savoiardo per dare comodità al Germanico di pigliarsi la nostra bella isola. Da un padrone all'altro; sempre così."" Don  Raimondo Albamonte della Motta, figlio secondogenito, quindi escluso dal diritto di successione viene a sapere che suo fratello maggiore, il duca don Emanuele, partito per la guerra al servizio del suo sovrano, è stato ucciso dai turchi sulla via del ritorno. Ma, proprio in quei giorni la moglie di don Emanuele, donna Aloisia, dà alla luce un figlio maschio, chiamato Emanuele come il padre. Il neonato è dunque il nuovo duca della Motta, eliminando le eventuali ambizioni di don Raimondo di ereditare titolo e annessi. Ma Raimondo, è disposto a tutto pur di diventare il nuovo duca e impossessarsi dei possedimenti e cingersi del lustro della casata, anche a macchiarsi di terribili delitti Una  serie di circostanze, porta alla sparizione  di donna Aloisia e del figlio spariscono che sono dati entrambi per morti. "Non dicevano gli antichi che l'avvenire stava sulle ginocchia di Giove?" Sono passati un po' di anni e Palermo comincia ad agire una misteriosa setta detta i Beati Paoli, pronta a fare giustizia e a ridare a Emanuele il posto che gli spetta. Riunioni segrete organizzate nelle caverne sotterranee che corrono sotto la città e i cui membri la propria identità vestendosi di lunghe tuniche nere e cappucci neri con buchi al posto degli occhi danno vita a decisione e azioni che impongono una legge diversa. Tra le tante azioni si vede la setta è lasciare nel palazzo del duca Raimondo delle lettere di avvertimento scritte in latino, segno dell'indubbia erudizione di almeno uno degli scriventi e contrassegnate dal simbolo di due spade incrociate sopra la croce. Queste contengono allusioni  all'oscuro passato e minacce che fungono da avviso: "pentiti finché sei in tempo" "Voglio vivere la vita, e la vita è nell'istante." Detta così sembrerebbe  pensare che il protagonista del romanzo sia il duca Raimondo o la setta dei Beati Paoli, ma in realtà la trama si sviluppa  attorno a un personaggio apparentemente secondario, il giovane Blasco, questi, un affascinate spaccone che si comporta spavalda fierezza unita ad una aggressiva sfrontatezza, fa innamorare di sé le donne che incontra, e si mette regolarmente nei guai sfidando il potere costituito. "Che cosa è un uomo dinanzi a un diritto violato? Che cosa una vita umana dinanzi alla giustizia che cammina diritta per la sua strada?" Blasco è un giovane impavido e malinconico, in parte per via della sua condizione sociale, ma ha un grande della giustizia  el sue vicende si intrecceranno con quelle dei Beati Paoli pur non condividendo, e anzi a volte contrastando i lor metodi. "Era uno di quei tramonti in un cielo terso e luminoso, come si vedono soltanto a Palermo. Dietro monte Cuccio acuto e arido, il cielo pareva d'oro, ma su su diventava roseo e dalla parte opposta il roseo moriva in una dolce tinta viola. La punta piramidale di Porta Nuova pareva d'oro, d'oro le quattro torri della Cattedrale e i campanili; nell'aria e nella luce vi era come un tenue riflesso di quell'oro." Bello, anzi bellissimo, un romanzo cappa e spada ambientato nella Palermo del 1700. La trama è ben costruita e la lettura scorre veloce e avvincente, forse, a tratti, leggermente ritardata dalle dissertazioni storico culturali per altro molto interessanti!! Un romanzo che cattura, ci si trova lì,  inchiodati, incapaci di mollare il libro, dimenticando facilmente quanto ci circonda. Da leggere, soprattutto per i Palermitani "Sia per la lunga e aspra discordia con Roma, che turbò le coscienze, sia per il fiscalismo rigido degli agenti di governo, la Sicilia attraversò tale pericolo di strettezze da suscitare un vivo malcontento; tanto che qualcuno dal nome Victorius Amedeus fece l'anagramma Cor eius est avidum, e in un canto popolare il nome di Casa Savoia servì a rappresentare la devastazione e la desolazione: Pari ca cci passò Casa Savoia."