Der Steppenwolf

Franco Di Mare - Il paradiso dei diavoli


 "Nel Riccardo III di Shakespeare, a chi gli dice che è crudele come un animale, il re risponde: «Vi sbagliate, perché non esiste bestia feroce nel cui cuore non alberghi un sentimento di umana pietà. Io non ne ho alcuna, dunque non sono una bestia»" Un grande autore un magnifico libro.Franco Di Mare sa scrivere, e lo sa fare bene, portandoti sempre dentro ciò di cui narra.Avevo apprezzato moltissimo il suo "Il caffè dei miracoli" che era riuscito a farmi ridere e pensare ad un tempo, così come gli altri ambientati a Bauci, ora mi sono imbattuto in questo romanzo che potremmo definire "noir", ma è sicuramente di più. Una galleria di personaggi, un squarcio dolce amaro di una città bella e maledetta. "Eduardo De Filippo che diceva che essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male." Pieno di storie che si intrecciano e che ci avvincono, in cui oltre all'azione, ci cattura proprio la Napoli palcoscenico in cui tutto si svolge, mentre si legge verrebbe voglia di collegarsi a Google Maps e di seguirlo per strade e vicoli nei bar e nelle trattorie, una Napoli bella è terribile, vera, dura, pericolosa  e affascinate, la sua Napoli come la vive e come la sente l'autore, ma anche molto vicina a come ci si immagina questa stupefacente città.  "chi s'annammora 'e capilli e diente, s'annammora 'e niente»" La saggezza popolare, presente e diffusa durante tutto l'arco della storia con motti e proverbi, per la maggior parte tradotti, ma comunque comprensibili, si interfaccia con la saggezza classica, moltissime le citazioni che fanno da contrappunto ai detti popolari.Molto bella la costruzione del racconto con i personaggi che vengono introdotti e presentati una allo volta da quando erano ragazzi per ritrovarseli cresciuti, adulti che si affacciano ad una vita che spesso può essere dura. "Dopo 'e confetti vengono 'e difetti." Questi gli ingredienti di base che l'autore con maestria usa per creare un romanzo avvincente, che ti cattura e che ti lascerà andare solo alla fine, che forse non vorresti veder arrivare, anche perché non ti senti stanco, potresti continuare a leggere questa storia che scorre via tanto facilmente, senza essere banale, in cui l'italiano e il dialetto si mischiano sapientemente ammaliando il lettore. "«Chi è sazio nun crede a chi sta dijuno»," Davvero una grande penna! Consigliatissimo! " «Corruptio optimi pessima» sillabò Marco.«Questa è facile. È di san Gregorio Magno. Significa che se i buoni si corrompono, cioè si guastano, allora diventano pessimi.»"