Der Steppenwolf

Casa Surace - Quest'anno non scendo


 "perché una sorpresa era pur sempre una sorpresa." Io amo le belle sorprese!!Dopo Wu Ming ecco un una factory e casa di produzione, Casa Surace, Avevo da poco cominciato a leggere  questo romanzo che già mi piaceva, il modo di narrare, semplice e immediato, un linguaggio che mischiava l'Italiano a un qualche dialetto meridionale, che tra l'altro sentivo molto vicino, una storia che sembrava conosciuta perché parlava di famiglie del sud, anche se il tutto sembrava, purtroppo un grande luogo comune.Sembrava un libro molto  disimpegnato, leggero e che non sarebbe piaciuto a tutti, (almeno no a chi cerca qualcosa di più profondo) ma al terzo capitolo mi sono ritrovato con gli occhi pieni di lacrime per le risate, e che fossero stereotipi o luoghi comuni, mi è importato davvero poco, me la sono goduta alla grande e mi sono dovuto fermare un attimo per riprendere fiato. Si forse era un po' troppo meridionalista ma ci stava e mi piaceva, non un grande romanzo, non una scrittura innovativa, anche se la sentivi familiare e di sicuro scorreva veloce e ciò che leggevo mi si rappresentava con nitidezza alla mente.Certo ho pensato un libro da consigliare a chi è del sud e conosce le dinamiche qui descritte e ne potrà godere, ma con il progredire della storia quella che mi era sembrata una storia meridionale e meridionalista ha subito lentamente delle sorprendenti metamorfosi."Avevano sottovalutato il Veneto, l'avevano sottovalutato eccome. Avevano sottovalutato il calore, l'ospitalità, la voglia di festeggiare insieme."La storia ha avuto un svolta che non ci si sarebbe aspettata diventando sicuramente di più ampio respiro, e invitando il lettore a superare gli stereotipi "razzisti" che spesso divido l'Italia in "regioni" e popoli in conflitto tra di loro e che non si riescono a capire né a parlare"Nonno Andrea e nonno Alberto erano rimasti un giorno e mezzo in campagna a parlare di vino. Nonno Andrea non era silenzioso, semplicemente non trovava mai qualcuno di interessante con cui parlare. Dopo novant'anni, ci sta.Nonno Alberto, invece, parlava praticamente la sua stessa lingua. Non ci si spiegò mai come avessero fatto a capirsi in quelle trentasei ore, nessuno seppe trovare una soluzione."Ma il romanzo così semplice ci racconta altro, diventa profondo,  dopo aver superato e annullato pregiudizi e distanze  riunendo tutti sotto uno stesso tetto, ci parla di sentimenti, di amicizia,"Una bravata, probabilmente, di due novantenni che avevano finalmente trovato qualcuno di interessante con cui parlare di vino e avevano deciso che doveva andare così. [...]  Nonno Andrea aveva trovato un amico e non se ne voleva separare."e ci parla d'amore"L'amore, come forse saprete, può modificare le percezioni di chiunque: i difetti, le parti più strambe di un essere umano si assottigliano fino a scomparire."Ma più di ogni altra cosa ci parla della famiglia, dell'importanza e della forza che essa sprigiona, dei contenuti e dei valori ad essa legata facendo ricordare a tutti cosa sia e cosa possa significare e lasciando un briciolo di nostalgia nei cuori che possono solo sognare il calore che da essa promana, forse un ricordo che con il tempo diverrà sempre più importante visto che la società contemporanea fa di tutto per far sì che questa diventi sempre più solo una favola!Ed è proprio ad una favola disneyana che si può paragonare questo romanzo natalizio, forse troppo dolce forse troppo facile forse talmente lontano da ciò che ogni giorno viviamo da farcelo percepire come falso anche se sognato e agognatoAppunto una favola!!«Ma tu hai un gran cuore e chi ha un gran cuore alla fine deve vincere. Deve vincere perché, se chi ha un sogno alla fine perde, che speranza c'è per questo mondo?»