Der Steppenwolf

Monaldi Rita e Sorti Francesco - I dubbi di Salaì


 "il Bramante, Giuliano da Sangallo et il Peruzzi, li altri architecti suoi amici che ne la vita ci ànno sempre havuto un gran deretano mentre a Lionardo la iella li si appicica adosso come el miele al cuchiaio et non ci à mai mezo quatrino in tasca."Bellissimo romanzo scritto in modo davvero alternativo, una voce un personaggio, che scrive lettere da cui tutto apprendiamo.Colui che scrive è Salai, (da "Sala[d]ino" ovvero "diavolo"), all'epoca Gian Giacomo Caprotti, allievo e "figlioccio" di Leonardo da Vinci, che forgiò il soprannome, visto che appena arrivato in casa sua comincio a derubare Leonardo, ma di cui col tempo conquisto la fiducia fino ad essere insostituibile.La storia che ci viene raccontata si basa su una "menzogna", il ritrovamento di una serie di epistole scritte da Salai durante una "missione" a Roma insieme al suo patrigno.Ma se il presupposto è una bugia, non lo è ciò che ci verrà raccontato dal nostro eroe.Molto interessante è anche il modo in cui tutto ci viene narrato, come ci "dicono gli autori nella presentazione ""La coerenza strutturale dell´opera e quella formale sono legate a una scrittura plebea, voracemente espressionistica e gestuale, che dilaga per impulso deformante e mimetico al di là di ogni convenzione retorica e condizionamento vernacolare riuscendo tanto più elaborata e fiorita proprio in ragione della sua oscena dismisura"."  In altre parole si è scelto di usare quello che poteva essere il linguaggio usato dal Salai nel '500 reso appena più comprensibile, ma comunque ricco di strafalcioni e "sconcerie", con il protagonista che pensa sempre a soddisfare le proprie voglie sia esse di gola o lussuriose.Ma il modo in cui racconta e le cose che ci racconta più di una volta ci strapperanno qualche sorriso perché in fondo Salai è "un perfetto rappresentante di quel nostro "popolino scarpe grosse cervello fino", che è così difficile poter incontrare al di là dei confini della nostra Penisola e non è forse neppure concepibile nei paesi a maggioranza non cattolica: un individualista logorroico e pur eternamente scettico, la mente priva di veti e gerarchie, osservatore spregiudiziato e perciò acuto dell´animo umano.", e come sempre riconoscendo in lui una seppur piccola parte di noi, ne ridiamo con gusto!Ma a parte tutto questo la storia, benché piuttosto  frammentata dalle digressioni di Salai, resta avvincente e interessante, affascinante e a tratti stupefacente per le cose che ci racconta e che non sappiamo come gestire, se crederci e quanto crederci.E solo per questo il libro meriterebbe di essere letto e riletto.Ma c'è di più. Già gli autori si sono presi la briga di darci qualcosa in più, "un apologo" e una "Appendice" in cui ci diranno quanto possa essere vero quello che abbiamo letto e tante altre cose, in realtà il tutto potrebbe essere confezionato come un piccolo saggio sulle bugie della storia e sulle sue falsificazione, interessante e incredibile, assolutamente da leggere, anche come cosa a se stante!"pare spento et angustiato come una de quele monache tristi et rinsechite che se le guardi capisci subbito che penzano ma guarda tu se me sposavo era molto melio almeno li calsini li lavavo al marito mio no a le altre monache."Quindi per gli appassionati di storia o di romanzi storici un libro da non perdere, ma che probabilmente piacerebbe anche ai curiosi e a lettori amanti di storie ben scritte.P.s.  leggendo la parte finale sulle bugie, non ho potuto fare a meno di rpensaread un saggio sullo stesso argomento, interessante e davvero incredibile che consiglierei agli interessati, si tratta di "Le bugie della scienza: perché e come gli scienziati imbrogliano" di Federico Di Trocchio.