Der Steppenwolf

Arturo Pérez-Reverte - Il maestro di scherma


 "Apparteniamo all'ultima delle tre generazioni che la Storia tende capricciosamente a ripetere, di tanto in tanto. La prima ha bisogno di un Dio, e lo inventa. La seconda gli innalza templi e cerca di imitarlo. E la terza utilizza il marmo di questi templi per costruire postriboli in cui adorare la propria cupidigia, la propria lussuria e la propria bassezza. È così che agli dèi e agli eroi succedono sempre, inevitabilmente, i mediocri, gli imbecilli e i codardi. " Più leggo questo autore più mi convinco che sia un grande non sufficientemente apprezzato.Bello anche questo romanzo ambientato nella Madrid del 1868, alla vigilia della Rivoluzione spagnola che portò alla detronizzazione della regina Isabella II .Come al solito Perez-Reverte riesce  a portarti dentro l'azione dei propri romanzi, da subito, e a farti familiarizzare immediatamente con i suoi personaggi, anche la dove ci si dovrebbe sentire spaesati per i tempo, per i luoghi per le attività che li contraddistinguono. "«Forse è questo l'errore. Chi non ha bisogno di niente da nessuno, è libero. Come Diogene nella sua botte.»" In questo caso il nostro protagonista, Jaime Astarloa,  come è facile immaginare è un maestro di scherma, e quindi è la scherma a dettare i tempi e i modi del nostro romanzo.Ogni capitolo ha  come titolo una mossa del fioretto che di cui viene spiegato il senso, (sono un profano e ne sono stato avvinto, immagino chi sa tirar di scherma quanto ne sarebbe intrigato!)  "2 Attacco di seconda intenzione - "Gli attacchi di seconda intenzione si utilizzano per ingannare l'avversario. Iniziano da un attacco semplice."" Già, infatti l'unico nota stonata forse è la scherma, o per essere più precisi la difficolta nel figurarsi i vari colpi che vengono  nominati, vien voglia di capire di più o meglio cosa sia una battuta di quarta, o una parata di terza o una fianconata.   Il romanzo verte molto sui colpi e sulle parate, ma anche ignorandoli completamente, si procede con facilità nella lettura che resta avvincente e intrigante, anche se non decisamente veloce, tranne che nel finale, dove forse invece ci si affretta un po' troppo. "«Non do importanza all'età» disse lei. «Ho sempre considerato una sciocchezza nasconderla, o cercare di dimostrare meno anni di quelli che ho. Rinnegare l'età significa rinnegare la vita stessa.»" I nostri personaggi da subito si "intuiscono", nel loro profondo, oltra a conoscerli e ad averli subito ben presenti, l'autore riesce a far si che già immaginiamo qualcosa di non detto su di essi, la fantasia suscitata da descrizioni e fatti, fa si che quasi ci aspettiamo come vadano a finire le vicende che ci vengono narrate e che comunque riescono a sorprenderci. "«Non si è mai abbastanza ingiuste con gli uomini, don Jaime.»" Quindi mentre il clima sociale va surriscaldandosi e la rivoluzione sembra incombere sempre più, osserviamo il nostro protagonista distaccato e assente da questi giochi di potere, ma preso in quello dell'amore e dell'onore, così profondamente da risultare avulso dalla realtà, immerso in una sua realtà che mal si incontra con quanto lo circonda. "«L'amore, don Jaime. L'amore» proseguì al termine di una triste riflessione. «È l'unica cosa che può renderci felici e, paradossalmente, ciò che ci condanna alle peggiori sofferenze. Amare significa schiavitù.»" Uno degli aspetti che ci colpisce è proprio data dall'diatriba interiore che si viene a creare nell'evolversi del racconto, con Don Jaime si troverà dibattuto, schiacciato dalla diatriba interiore tra l'essere una persona d'onore con un codice rigido a cui far riferimento e un amore che non vuol confessare neanche a se stesso, ma che lo porta a trasgredire i suoi principi. "Non esiste cosa che vi piaccia tanto da dispiacervi per averla persa.»" Una lotta che spesso lo lascia attonito, immobile, non reattivo, e non sempre in guardia come un maestro di scherma dovrebbe essere, ma è proprio questa sua abitudine alla guardia che lo salverà. "«E vi sbagliate quando dite che non sembro il tipo d'uomo che fugge; tutti fuggiamo, prima o poi. Anch'io.»" Un romanzo passionale e appassionato, tanto lento nella scrittura quanto  veloce nell'evolversi delle vicende che, anche se parzialmente immaginate chiedono conferme e chiarimenti. "«C'è sempre una storia da raccontare.» " Sicuramente da leggere!! "«E che mi dite della chiesa cattolica? È contraria alla violenza, ed è sopravvissuta venti secoli senza la necessità di esercitarla.» «Ma non fatemi ridere, don Marcelino. Il cristianesimo fu sostenuto dalle legioni di Costantino e dalle spade dei crociati. E per quanto riguarda la chiesa cattolica, pensate ai roghi dell'Inquisizione, alle carceri di Lepanto e ai reggimenti degli Asburgo... Chi vi aspettate che possa sostenere la vostra tesi?»"