Der Steppenwolf

Marjan Kamali - Un marito all'ora del te


 "«La religione è una stampella per i deboli. Una via di fuga. Un'illusione. Un mezzo per farsi manipolare. Non fatevi fregare dalla propaganda!»" Innanzitutto facciamo delle considerazioni preliminari, chissà perché la Giunti Editore ha deciso di dare questo titolo a questo romanzo?Probabilmente un intento commerciale, futile e ingannevole, mi piacerebbe sapere se a conti fatti ne sono stati contenti.Già, perché il titolo non c'entra niente con il romanzo, tende a suscitare l'idea che sarà un libro ironico/comico sulla ricerca di marito da parte di un medio orientale in terra americana. "Capì che chiunque avesse accesso alla diffusione delle informazioni disegnava e colorava il mondo come voleva." Tema forse altre volte sfruttato ma che in  questo caso risulta essere assolutamente diverso dal reale contenuto.Ma se non parla della ricerca di un marito, evento che pure compare all'inizio del romanzo, ma che in realtà si limita ad un solo episodio, anche se ci dice che non è il primo, ma l'ennesimo di una lunga serie, ribadendo un concetto ormai appurato, gli appartenenti a certe culture orientali anche trasferendosi all'estero restano legati alle loro tradizioni, cercano di sposarsi tra connazionali, e spesso sono i genitori a scegliere lo sposo/sposa, il romanzo parla di tutt'altro.Di tutt'altro e forse di troppo, e quando c'è troppa carne a cuocere c'è il rischio di bruciare tutto. "Con l'aiuto di Darya aveva capito come usare il giusto grado di insistenza e di rifiuto, di autocontrollo e di adulazione, mettendo in atto l'arte del tarof la volta successiva." Si, forse, almeno a mio avviso il principale difetto di questo romanzo e che non si sa esattamente di cosa parli, perché prova a parlare di tante cose e per ognuna delle cose di cui tratta, non sembra avere una posizione, sembra retare sempre sulla ambivalenza, ti stranisce e alla fine non ti avvince, anzi a ma a tratti mi ha addirittura annoiato.Ma cerchiamo di procedere con ordine. "Parviz era contento di essere in America, non sentiva la mancanza dell'Iran. Coglieva sempre l'attimo, maledizione." Il romanzo ci parla della famiglia Rezayi, Iraniani, che dopo la rivoluzione islamica del 1978, lascia la Persia per emigrare in America.E, le due figure che più seguiremo, sono quelle Darya, la madre e di Mina, la figlia.Il romanzo è diviso in tre parti, nella prima vediamo la famiglia a New York, i figli vivono ormai da soli, la madre cerca di trovare marito alla figlia, e ci racconta del ménage dei coniugi Rezayi, che dopo un inizio difficile in America si sono più o meno ambientati, o meglio il marito, Parviz, si è perfettamente ambientato,  a fatto dell'America la sua nuova nazione e si è fin troppo adeguato al nuovo stile di vita. Non lo stesso si può dire di Darya, che benché sia riuscita ad avere un posto in banca e abbia riscoperto la sua passione per la matematica dedicandovi un pomeriggio alla settimana  con due amiche, non è soddisfatta, continua, dopo quindici ani a pensare alla Persia, a sua madre morta sotto le bombe, ai suoi parenti, le manca qualcosa, è insoddisfatta, vive nel passato. "«I miei figli si stanno allontanando da me» affermò. «Dicono che sbaglio, che sono antiquata e troppo occidentalizzata. Ogni tanto ho la sensazione che non siano nemmeno più miei. È come se fossero loro. I figli della loro propaganda.»" Questa è forse la tematica più diffusa nel testo, il conflitto tra passato e presente, e chiaramente il passato ha sempre un fascino ineguagliabile, perché tendiamo a dimenticare le cose che non andavano  bene e a ricordare ed esaltare ciò che apprezzavamo.Parviz, non riconoscendo, non afferrando l'origine del disagio della moglie la iscrive ad un corso sull'uso dei fogli excell, sperando che possa servire,  aiutarla a superare il momento critico, il disagio manifestato, ma a Darya, in realtà, di fare questo corso non interessa proprio.Però il primo giorno in aula incontra Sam, un americano che la corteggia, e si lascia andare al piacere dell'essere corteggiata, perché ciò ti riporta indietro, ti fa sentire di nuovo giovane e desiderata, anche se si fa fatica a confessarselo a se stessi,  a riconoscere quando ci sta succedendo e ad ammettere  che ci piace. "Mina dovette imparare di nuovo i «fatti», rendendosi conto che le definizioni di concetti come «storia», «bene» e «male» mutavano a seconda di chi era al potere." E qui la seconda problematica, Darya ama suo marito, ma deve lottare per non lasciarsi andare a ...  a cosa? A una passione? A un piacere illecito. Sogna della gentilezza di Sam, quando ha un marito gentilissimo! Al temine della prima parte Mina, insofferente quanto e più della madre, con una passione per l'arte soffocata e con un corso di economia che segue a fatica, con un ricordo vago della patria natia da cui è fuggita a dieci anni e che acquista nei ricordi un valore e un'immagine sempre più desiderata, decide di tornare per una vacanza in Persia, e la madre che prova simili passioni, l'accompagnerà!La seconda parte ci riporta indietro nel tempo, quando la famiglia era ancora in Iran, a cavallo del prima e del poi, del prima della rivoluzione islamica e del  dopo la rivoluzione islamica, che tutto modifica che tutto cambia, stravolgendo la vita dei nostri protagonisti e di tanti altri, fino a che i Rezayi decideranno di fuggire! "Bisogna vivere nel presente, non si può tornare al passato...»" La terza parte si svolge di nuovo ai giorni nostri e ci presenta prima la vita di Mina e della madre in Iran, dove le cose non sono esattamente come si sarebbero immaginate, il passato è passato e non può restare fisso ad aspettarci, tutto cambia, nel bene e nel male, ma qui in questo paese che non è più ciò che immaginavano, Mina riflette sulla liberta,  sulla tradizione, sul valore della famiglia, sulle strane usanze e trova l'amore, o almeno crede,  incontra un iraniano emigrato come lei in America e lì per caso. Poi di nuovo in America, dove ritroveremo i dubbi sull'amore, sul futuro, sul cosa fare sulle passioni che non dovrebbero esistere e che invece vivono dentro di noi! Tanta roba! Forse troppa, e per ogni cosa si esaltano sempre entrambi gli aspetti, non si capisce mai esattamente cosa vuole dirci la nostra giovane autrice! "Qualcosa aveva provocato un dolore insopportabile. Si rese conto che quel qualcosa era la guerra. Giurò che quando fosse diventata grande avrebbe posto fine a ogni conflitto, per assicurarsi che l'Iran non restasse nuovamente coinvolto. Aveva sempre saputo che la guerra seminava sofferenza e distruzione, ma non aveva immaginato fino a che punto." Da leggere? Non saprei, alla fine ero stanco, e annoiato, ma forse a tanti piacerebbe! In fondo  la vita è più grigia che bianca o nera! E troppo spesso non sappiamo esattamente cosa vogliamo o forse vogliamo cose diametralmente opposte, come sembra dirci la Kamali!! "È impossibile dire addio a una madre. Le 11.17. La bancarella dell'ortolano. Le melagrane. Una bomba. Sospirò e si concentrò su Mina, sul suo volto sereno. Le madri non muoiono."