Der Steppenwolf

Piersandro Pallavicini - Nel giardino delle scrittrici nude


 "Ma quale soddisfazione intellettuale di pubblicare, per favore. Quale orgoglio? Qualcosa che ripaghi l'immane sforzo compiuto ogni giorno per anni, questo vorresti, questo vorremmo tutti." Ero stato colpito dalla copertina di questo libro e letta un breve sinossi, avevo pensato che forse mi sarebbe potuto piacere.Sara Brivio, scrittrice di scarsa fama ha ereditato un paio di miliardi di euro dal padre, facendole fare un salto qualitativo che la porta da uno squallido appartamentino di Vigevano, in un quartiere degradato in una splendida villa al centro di Milano, dall'arrivare a stento a fine mese al potersi concedere qualsiasi lusso. Sara è divorziata e la figlia non può vederla, perché attribuisce le attribuisce la fine del matrimonio con il tradimento del padre, essere inetto bugiardo e taccagno, di cui ora potrà vendicarsi, come di tane altre cose che non le vanno giù nel mondo dell'editoria. "Cioè soldi, esatto, agio di scialacquare migliaia di euro senza pensieri come vorrebbe chiunque, le impiegate di banca, gli imprenditori, le maestre d'asilo, i panettieri, le commesse del supermercato, perché mai chi scrive dovrebbe essere diverso, forse perché saremmo artisti? E lo siamo, per carità, certo che lo siamo, ma gli artisti spendono come tutti, il piacere che discende dai beni materiali ci appaga come succede a chicchessia." Questo crea il presupposto per un romanzo che dovrebbe essere spiritoso interessante che dovrebbe anche mostrarci, cosa succede dietro le quinte del mondo dei libri, e invece ne esce un romanzo insulso, noioso fino alle lacrime, che vorrebbe essere glamour  ma che non sa neanche dove il glamour stia di casa, lasciando solo il cattivo gusto dei parvenu. Probabilmente avrebbe anche voluto essere faceto, ma non strappa neanche un accenno di sorriso, forse vorrebbe, per giunta,  essere erotico, ma non ci si avvicina neanche un po', l'unica cosa che pervade l'intero palcoscenico è la noia,  in quantità industriale, lo squallore, il vuoto.   "Due milioni di euro al mese non dovrebbero tenermi lontana dalla brutta gente che popola il mondo?" E per quel che riguarda il mondo dell'editoria ... non si limita ad altro che a inutili elenchi di nomi, di autori, veri o inventati  che siano, come di titoli, di case editrici, di premi e così via che solo appesantiscono lo scritto senza null'altro aggiungere. Anche quando cambia registro e assume altri toni che vorrebbero essere nostalgici, riesce solo a stancare. E come se non bastasse con un finale, tutto sommato in parte prevedibile, ma sicuramente triste, deludente più dello stesso romanzo che già si leggeva a fatica, di un buonismo squallido e inutile, melenso, ammorbante. Probabilmente potrebbe vincere il premio per peggior romanzo dell'anno, ma anche io dovrei essere premiato, per essere giunto alla fine del libro e per essere riuscito a scrivere tanto a proposito di un romanzo che si poteva recensire con un paio parole, inutile e seccante!! "Poi è tutta la sera che arrivano piatti di pesce, e su quale mare, di grazia, si affaccerebbe l'Austria?"