Der Steppenwolf

Jonathan Carroll - L'assenza


 "Statue e persone sottili. Mai fidarsi delle persone magre. O sono vanesie, o si danno alla fuga»."Come spesso dico, la valutazione di un romanzo è determinata dalle aspettative che avevamo quando abbiamo dato inizio alla sua lettura. Credo che difficilmente si dia un giudizio assoluto e non falsato da ciò che abbiamo ottenuto rispetto a ciò che ci aspettavamo di aver.Così questa mia recensione non può essere entusiasta, perché un velo di delusione ristagna sulla lettura e sul giudizio che ne ho! Amo Carroll, la sua fantasia, ala sua improvvisa fuga dal reale che ti porta in mondi paralleli, intercomunicanti ma con leggi fisiche diverse, e quindi uso i suoi romanzi per fuggire. In questo caso la cosa non è avvenuta, tranne forse che per poche righe, il romanzo rientra nei canoni della classica storia umana, raccontata in prima persona dal nostro protagonista, Max Fischer, un cartoonista di 30 anni che vive a Los Angeles. Qui incontra Lily, donna molto particolare di cui si innamora e che sposa. Lily ha un figlio, che Max adotta e da cui è molto preso, Lincoln.  Ma ... forse questo figlio non è proprio figlio di Lily, e qui comincia il dramma. Il romanzo va avanti, ci presenta tanti personaggi, molti forse sopra le righe, o forse sono persone normali, del resto cosa definisce la normalità? "«La verità è come l'ossigeno: se ne respiri troppo fa male»."  Purtroppo come dicevo all'inizio, essendo un libro di Carroll, ci si aspetta da un momento all'altro l'irruzione dell'irrazionale, del sorprendente, del magico e man mano che ci si avvicina alla fine del romanzo, ci si rende conto che ciò sarà sempre più improbabile. Grande delusione, che non ci permette neanche di apprezzare appieno ciò che stiamo leggendo, che altrimenti potrebbe anche risultare interessante, ma niente di speciale, un dramma sociale senza tante prerogative. Verso la fine del romanzo per un attimo si apre uno squarcio nel mondo del reale e troviamo Piccola Bianca, un'amica di Lincoln, e che grazie a lui ha avuto modo di vedere il suo futuro, come sarebbe stato cosa lei sarebbe diventata. Tolto questo piccolo passaggio, nient'altro va ad alterare la realtà nella quale si svolge il nostro dramma. "«Sarebbe stata una buona donna, se quand'era viva le avessero sparato ogni cinque minuti»." Romanzo doloroso, con personaggi con cui a volte proprio non riusciamo a collegarci, anche se cerchiamo di capirli, di immedesimarci, ma le scelte  non sempre condivisibili, ce le allontanano. La scrittura è asciutta, con poche concessioni al piacere, anche se lo stile inconfondibile dell'autore ci fa procedere velocemente nella lettura che pur resta avvincente. Forse se non avessi aspettato il magico per tutto il libro, questo romanzo mi sarebbe piaciuto di più, a volte sono le aspettative che determinano il valore che diamoa ciò che stiamo leggendo! "«Sì, ma era gentile». Scosse la testa. «Non mi piace vivere in un mondo dove quello che è "giusto" è così raro da diventare "gentile"»."