Der Steppenwolf

Albert Cohen - Bella del signore


  "Ariane e Solal, lei nobile di nascita, lui altissimo dirigente, entrambi alteri, irrequieti e bellissimi, si incontrano, si amano e fuggono verso la ricerca di una passione assoluta ed esteticamente perfetta." "lei staccava talora la mano per aggiustarsi le chiome e non ci riusciva, oh pazienza, e poi forse le luccicava il naso, oh pazienza, lei era la sua bella, lo aveva detto lui. La bella del signore, ripeteva tra sé, sorridendo agli angeli." Che strano libro!Mi era stato consigliato come libro divertente, così, all'inizio, il suo strano linguaggio ampolloso  mi era parso come un modo per suscitare l'ilarità, unito a una narrazione che mi sembrava quanto meno bizzarra!Così mi sono fermato un attimo per vedere di cosa sii trattasse. Ho scoperto che "Le Monde" lo classificava come uno dei 100 romanzi più significativi del secolo!Ho quindi ricominciato la lettura cancellando l'immagine di libro comico e quella di romanzo rosa suggerito dal titolo e dalla copertina.Il libro  comunque piuttosto voluminoso, 800 pagine, ha bisogno di una mente scevra da pregiudizi e pronta ad affrontare una lettura molto "aperta".Già, perché è proprio difficile definire o classificare questo grande romanzo, che affronta tante tematiche, anche se sembra parlare dell'amore, dell'amore folle (amour fou) e delle follie d'amore. "Lei gli diceva e gli ridiceva che lo amava, e gli domandava, già conoscendo la miracolosa risposta, se lui l'amasse. Lui le diceva e le ridiceva che l'amava, e le domandava, già conoscendo la miracolosa risposta, se lei lo amasse. Così è l'amore ai suoi inizi. Monotono per gli altri, per loro così interessante." Ma è anche ben altro tanto di più. «Bon, perso abbastanza tempo. Al lavoro, adesso. Ma prima un giretto, giusto un paio di minuti per sgranchirsi le gambe e ventilare un poco le meningi prima di mettersi sotto .»  E molte delle tematiche affrontate per quanto serie e attuali sembrano prese come un scherzo, è quindi facile che ci si ritrovi a sorridere, in special modo in quei capitoli in cui per esempio descrive la giornata lavorativa dell'impiegato, (nella fatti specie quelli della Società delle Nazioni, l'organizzazione poi soppiantata dall'O.N.U., ma che si potrebbe calare in qualsiasi amministrazione pubblica)  o i cocktail in cui si cerca l'arrampicata sociale, incredibilmente attuali!In entrambi questi casi il protagonista è Adrien Deume, forse una delle figure  più ridicole, e incredibili del romanzo, ma che sono anche quelle che nella vita reale incontriamo più spesso, magari senza accorgercene! "Dolente di gioia, trattenendo le grida che volevano erompere, egli si amava alla follia. «O Adrien, tesoro mio, ti adoro» mormorava." Il libro forse proprio per la sua dimensione alterna momento estremamente appassionanti o interessanti a tratti piuttosto noiosi, dove la lettura procede a stento, alternando stile e modi di scrivere, fino a giungere a capitoli in cui i pensieri viaggiano sciolti, irrequieti, disordinati accavallati. Credevo fosse una prerogativa di Saramago scrivere senza punteggiatura lasciando fluire le parole, e farle scorrere come un torrente impetuoso, ma qui si trova la stessa modalità. Anzi forse ancora più libera, i pensieri vanno avanti e dietro senza un ordine sovrapponendosi, arrivando alla luce e scomparendo subito dopo per riapparire a tratti  e confondersi in un susseguirsi proprio dei pensieri, ma che sembra difficile da mettere in parole! "Giulietta avrebbe forse amato Romeo se Romeo quattro incisivi di meno, un gran buco nero nel mezzo? No! Eppure avrebbe avuto esattamente lo stesso animo, le stesse qualità morali! Allora perché mi ripetono il ritornello che l'importante e le qualità morali?" Certo alla fin fine è soprattutto un romanzo d'amore, e con il procedere questo aspetto diventa sempre più preminente, magari anche inquietante sorprendente, perché non ci immagineremmo che la storia prendesse certi risvolti, anche se non sarebbe stato difficile immaginarlo,  forse già nell'ampollosità e nella teatralità iniziale c'è tutto che quello che dovremmo immaginare!Interessante la carrellata di personaggi in cui ci imbattiamo, spesso sopra le righe, volutamente eccessivi al limite del credibile, ma al contempo adeguati alla narrazione e alla storia.La prosa sembra spesso eccessiva, ma ben si confà alla storia, che se da una parte e fin troppo profonda, per contro appare troppo "finta" "teatrale", creando uno strano miscuglio di passione e finzione, che si intrecciano in modo serrato creando uno strano fascino che non avremmo immaginato, ma che, al contempo, stanca, irrita, ci sfugge. Interessanti i salti di registro, le incursioni linguistiche che a volte ci sorprendendo arricchendo lo stile e la narrazione. "Era il talento di quell'imbecille, saper dire nulla in parecchie pagine." Il romanzo è troppo per essere descritto in una semplice recensione, sicuramente va letto, anche se non ha tutti lo consiglierei.Forse per la sua lunghezza a tratti eccessiva, avrebbe potuto essere ridotta,  alcuni capitoli sembrano non dare niente, superflui, stancanti, e non è facile a quel punto andare avanti, così come il linguaggio scelto non sempre facilmente digeribile, e infine la storia, tutti sogniamo l'amore ma a volte questo amore si rivela un gran fardello e anziché essere affascinante diventa doloroso.Ma chi deciderà di affrontarne la lettura sicuramente ne sarà ripagato. "«Il sociale, sì. Lo so, lei è troppo nobile per essere snob, lei crede di non annettere alcuna importanza alla mia sottobuffoneria generale. Ma il suo inconscio è follemente snob, come tutti gli inconsci, tutti adoratori della forza. In silenzio, lei protesta, mi trova d'animo basso. E' talmente persuasa che quel che conta per lei è la cultura, la distinzione, la delicatezza di sentimenti, l'onestà, la lealtà, la generosità, l'amore della natura eccetera eccetera. Ma non lo vedi, idiota, che tutte quelle nobiltà sono segni d'appartenenza alla classe dei potenti, e solo questa è la ragione profonda, a te ignota, per cui attribuisci loro un tal prezzo. E' quell'appartenenza che fa tutto il fascino del tipo agli occhi dell'ochetta. Si capisce, lei non mi crede, non mi crederà mai." "«Babbuineria dappertutto. Babbuineria e adorazione animale della forza, il rispetto per la razza militare, detentrice del potere d'uccidere. Babbuineria, il fremito di rispetto quando sfilano i carri armati. Babbuineria, le grida d'entusiasmo per il pugile che sta vincendo, babbuineria gli incitamenti del pubblico. "Dagli, stendilo!" E quando ha messo knock-out il rivale, sono fieri di toccarlo, di dargli pacche sulla schiena. "Questo è sport!" gridano. Babbuineria, l'entusiasmo per i corridori ciclisti. Babbuineria, la conversione del malvagio pestato da Jack London che per il solo fatto d'essere stato pestato, dimentica il suo odio e adora il vincitore."[...]"«Babbuineria, la smania femminile di seguire la moda che è pura imitazione della classe superiore e desiderio di farne parte."