Der Steppenwolf

Luigi Natoli - Latini e catalani - Mastro Bertuchello -


 "«Il pudore non è sempre una virtù angelica, - diceva mastro Bertuchello, quando ricordava i casi del conte; - qualche volta, anzi il più delle volte è un suggerimento del diavolo per perdere gli uomini, perché l'uomo è la bestia più singolarmente caparbia in amore e più si vede negato di cogliere il frutto, più si ostina a volerlo cogliere, a costo di commettere le più grosse corbellerie»." Non tutte le ciambelle escono con il buco!In questo caso il buco c'è ma non è tondo.Natoli è un buon narratore e un appassionato conoscitore  delle vicende siciliane, quindi i suoi romanzi sono prettamente storici, con vicende che scendono nei particolare ma ben incastonati in un momento ben preciso e ben descritto. "L'ometto era piccolo, magro, coi capelli neri che gli scappavano a lunghe ciocche sul collo di sotto la cuffia. Il suo volto lungo con un muso di faina, raso, aveva un'età indefinibile. Gli si potevano dare venti o quaranta anni. Dal naso al mento, per la piega amara e beffarda delle labbra aveva quarant'anni; ma gli occhi grandi, vivaci, che ridevano anche quando la bocca pareva amara, erano quelli di un giovane a venti anni." Così questo mastro Bertuchello ambientato nel medioevo siciliano, (1330 circa) mentre ci raccontano la storia di un gruppo personaggi, ci da una bella visione dei fatti storici e delle guerre fratricide volute dalle più importanti baronie siciliane come i Chiaramonte, i Ventimiglia i Palizzi, volte alla conquista del potere supremo detenuto dalla corona aragonese sempre più debole e pronta a tramontare.Questo aspetto storico è davvero ben curato e interessante, tant'è  che all'inizio sembra che il romanzo non decolli e che si voli troppo alto, che il tutto sia distante e poco avvincente.Quando il romanzo comincia ad entrare nel vivo, conosciamo il nostro protagonista, Mastro Bertuchello, che ci viene presentato come una persona scaltra oltre che intelligente,  che si giostrerà tra personaggi di rilievo e peso, senza per altri farsi male, anzi uscendo vittorioso da i duelli metaforici che intraprende. "Bertuchello mio! Non t'invischiare con femmine e la sera, quando reciti il Pater noster, non dimenticare mai la variante; non bisogna dire libera nos a malo, ma libera nos a foemina. È il più grande dei mali. Io non so se gli angeli abbiano sesso, ma credo che quelli che furono cacciati dal paradiso dovevano essere femmine»." In realtà più volte si ha l'impressione che il nostro protagonista sia un allocco, piuttosto che un falco e ci lasciano perplessi le sue strategie e le sue scelte, ma chiaramente è un romanzo e si sa alla fine comunque vince il nostro eroe, incredibilmente!Questo è forse il limite del romanzo, la storia narrata che vista dall'alto appare intrigante, non sempre ci appare funzionale, spesso ci troviamo a dire, mah! Per le scelte, le parole le azioni intraprese dai nostri personaggi.In ogni caso il romanzo scivola abbastanza velocemente, grazie ad una prosa facile e sciolta, appassionandoci alle vicende dei nostri protagonisti e rendendoci invisi i "cattivi". Un bel romanzo d'avventura, con  spazio per buoni sentimenti, amicizia, amore, ma anche tradimenti, orgoglio, arroganza e cattiveria. "Voi non sapete quanto io sia cocciuto!... do dei punti a un mulo." La capacità dell'autore di farci passeggiare per le vie di Palermo e farci incontrare i vari personaggi che con poche pennellate vengono ben definiti, rende piacevole e avvincente la lettura di questo romanzo d'appendice, che soddisferà soprattutto gli appassionati di storia siciliana!! "Sapete chi erano i Sette Savi? No? Procurate di ignorarlo sempre, perché erano uomini, i quali si nutrivano delle radici di una pianta che fa dare di volta al cervello, e si chiama «filosofia». E qualche volta, la Santa Madre Chiesa, per guarire da questa pazzia non ha trovato altro rimedia che il fuoco, come fece in Francia,"