Der Steppenwolf

Giuseppina Torregrossa - Il sanguinaccio dell'Immacolata


 «Nel Seicento, per salvare la città dalla peste non bastarono tutti i santi del paradiso. Si dovette scomodare la Madonna e, potenza delle fimmine, l'epidemia si fermò. Chissà se in Italia ci sono più scrittori o "investigatori", la dove con  questo termino intendo indicare ispettori, commissari, giornalisti, professionisti o meni dell'indagine poliziesca, in ogni caso il mazzo si arricchisce don un vice questore, o meglio di una vice "questora" Marò Pajno, partorita dalla penna di Giuseppina Torregrossa.Questo è il primo libro che leggo di quest'autrice ma mi pare che la nostra protagonista nei romanzi precedenti abbia fatto carriera, partendo da commissaria. «Mi puoi allargare qualche vestito per favore? Sono un po' ingrassata» disse. Aveva abbassato il tono della voce, le seccava confessare questa sua debolezza in pubblico. «No» rispose brusca la donna. «E perché?» «Picchì lei l'avi a finiri di mangiare. Che le pare che non le vedo in casa sua le cartuscelle dei cioccolatini, gli scatoloni vuoti della pizza? No, commissaria, se io ci allargo le cammise, vossia si sente autorizzata a mangiare ancora. E se vi fate più pacchiona, poi sono guai. Sintissi a mia, lassassi a vistina così com'è e s'attruvassi un masculu, commissaria!» Chiaramente in questo guazzabuglio di "investigatori" ci si deve differenziare, così alla nostra nuova accolita, abbiamo fornito un olfatto "particolare".La nostra "questora", a capo di un interessante reparto dedito alla lotta la femminicidio,  si è lasciata con il fidanzato storico  per questo è ingrassata, parecchio, cerca di lenire il dolore della solitudine ricorrendo al cibo,  rimedio vecchio che di sicuro fa aumentare la circonferenza della vita , per il resto aiuta ma non risolve. Quindi ci imbattiamo in una donna frustrata, nervosa intrattabile, che in realtà non raccoglie le nostre simpatie. Ma cerchiamo di comprenderla! Accese poi tutte le lampade della casa, illudendosi che la tristezza potesse svanire insieme alle tenebre; ma la luce è nell'animo umano, e il suo in quel momento brancolava nel buio. Detto questo passiamo al nostro romanzo, che ci porta in una Palermo nel periodo che va all'incirca dal giorno dell'Immacolata a dopo l'epifania, periodo in cui pare che tutta la città si dedichi al gioco.La storia comincia con uno strano omicidio scoperto proprio la mattina dell'Immacolate, che potrebbe sembrare una rapina, ma che lascia perplessi perché non si rapina un negozio prima che apra, e poi non è stato toccato niente!La storia è ben raccontata e si arricchisce di personaggi man mano che procede, sconfinando subito in un mondo di mafiosi, dove le regole della vita  sono diverse da quelle che noi conosciamo. in quell'ambiente la meglio parola è quella che non si dice. Il romanzo non è ne bello ne brutto, un poliziesco, infarcito di dialetto siciliano, che dona un momento di folklore e forse di piacere, e non ultimo qualche sorriso,  e di buoni piatti, ma sono ingredienti che troviamo ormai spesso, e che più che stuzzicare la mente stuzzicano il palato!C'è da dire che la trama è ben congegnata, e si dipana lentamente, e anche se qui e li si intuisce qualcosa, bisogna arrivare alla fine per dipanare il tutto, cosa davvero importante in romanzi di questo genere. "Un pingue vigile del fuoco raggiunse a fatica la cima della colonna votiva. Ansimava l'uomo, ché la pancia gli era di ostacolo e sudava, la camicia bagnata sulla schiena, due grosse gore sotto le ascelle. «Manciatilli quattro cannoli» urlò un buontempone dalla folla. «Glielo dico sempre pure io! Ma lui niente, di n'aricchia ci trasi e dill'autra ci nesci» chiosò una virago scarmigliata, forse la moglie, che doveva considerare l'appetito del vigile un argomento di interesse pubblico. E pensare che i panni sporchi un tempo si lavavano in famiglia. Pochi anni di televisione commerciale avevano azzerato il naturale riserbo e l'atavica omertà delle siciliane, pensava Marò con rammarico." In questo romanzo, la protagonista non può usare il suo super potere, l'olfatto, quindi non saprei di preciso in cosa consista e quanto sia super, per il resto si caratterizza per essere una donna, una volta anche molto affascinante, sola, che sente molto questa solitudine che in parte la caratterizza e caratterizza il racconto, al pari della bella città che ci presenta! E al pari di tanti altri "poliziotti" virtuali, non ha un'etica, c'è chi vive in una casa fuori legge, praticamente sulla spiaggia, cè chi chiude un occhio se la spazzatura viene gettata in mezzo alla strada, ottimi esempi da seguire, visto che chi lo dà è una figura eminente! "Ma non sai principessa che munnizza tu puoi solo spostare da tua strada a altra, da tua città a altra, da tuo ricco paese a altro povero; munnizza no trasformare, solo trasportare!» Marò sorrise, quel polacco aveva davvero un gran cervello. «Ecco, tieni. Ora io sposto il sacchetto da mia mano a tua» disse facendogli il verso." Per glia manti del genere, magari potrebbe essere interessante, per gli altri non saprei, la qualità della scrittura non si distingue per particolari pregi, per cui resta un poliziesco. «Per questo non si devono fare figli, perché li condanniamo allo stesso nostro destino: la morte. Siamo egoiste noi madri, pensiamo di conquistarci in questo modo l'eternità; siamo così vanitose che figliamo per lasciare la nostra impronta sulla terra; dissennate li mettiamo al mondo come facessimo un atto di eroismo. E tanto noi moriamo prima, non li vedremo spegnersi, perciò che ce ne fotte? Ma se solo ci fermassimo un attimo a riflettere sul nostro destino e su quello loro, così uguale al nostro, di certo nessuna madre farebbe figli sapendoli condannati a morte! Generare è un peccato di superbia, siamo come Lucifero noi madri, ci crediamo Dio.»