Der Steppenwolf

Michel Bussi - Ninfee nere


"Acconsento a che si instauri il delitto di sognare Se sogno, sogno ciò che mi viene vietato Mi dichiarerò colpevole. Mi piace avere torto Agli occhi della ragione il sogno è un bandito" Ho cominciato la lettura di questo romanzo con un lieve scetticismo, in genere non amo i gialli e simili, e chi me lo aveva raccomandato aveva usato toni molto, troppo entusiastici, facile restare delusi. La storia è ambientata  a Giverny, in Normandia,  villaggio dove ha vissuto e dipinto Claude Monet, il più che famoso pittore impressionista. Monet e i suoi quadri, le sue ninfee, ma la pittura più in generale sarà il 'leitmotiv' che ci accompagnerà  lungo il dipanarsi della nostra storia. Una serie di omicidi da una mossa alla vita tranquilla e alla calma che regna nella località turistica. "è probabile che per Bénavides il suo superiore Laurenç Sérénac, uscito fresco fresco dalla scuola di polizia di Tolosa, sia una specie di oggetto poliziesco non identificato... Anche se quattro mesi prima Sérénac è stato messo a capo del commissariato di Vernon dall'oggi al domani senza neanche avere il grado di commissario, come si fa a nord della Senna a prendere sul serio un poliziotto che non ha neppure trent'anni, si rivolge a malviventi e colleghi con l'accento occitano e già supervisiona le scene del crimine con cinismo disincantato?" Ad occuparsi delle indagini ci sarà il nuovo ispettore capo di Vernon, Laurenç Sérénac e il suo aiutante Sylvio Bénavides, che toccherà tre donne che l'autore subito ci presenta "Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista. Il paese aveva un grazioso nome da giardino: Giverny. La prima abitava in un grande mulino in riva a un ruscello, sul chemin du Roy; la seconda in una mansarda sopra la scuola, in rue Blanche-Hoschedé-Monet; la terza con la madre in una casetta di rue du Château-d'Eau dai muri scrostati. Neanche avevano la stessa età. Proprio per niente. La prima aveva più di ottant'anni ed era vedova. O quasi. La seconda ne aveva trentasei e non aveva mai tradito il marito. Per il momento. La terza stava per compierne undici e tutti i ragazzi della scuola erano innamorati di lei. La prima si vestiva sempre di nero, la seconda si truccava per l'amante, la terza si faceva le trecce perché svolazzassero al vento."  L'omicidio, che da il via al tutto è quello o di Jérôme Morval famoso oftalmologo, ricco e fedifrago, che viene trovato con una pugnalata al cuore, col cranio spaccato e con il viso dentro al ruscello che abbevera lo stagno delle ninfee.E intorno a questo personaggio di cui un po' alla volta scopriremo aspetti nascosti ruotano sostenuti da brucianti passioni, gli interessi per le famose 'ninfee' , tele di cui non sempre è chiaro la fine che abbiano fatto, prima fra tutte una fantomatica realizzazione di Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire, e al contempo le vicende delle tre protagoniste, con le loro illusioni, con i loro sogni, con i ricordi, confondendo passato presente omicidi un tempo e omicidi di oggi! "Strano che volessero lasciare Giverny, vero? Tutte e tre pensavano che quel paesino fosse una prigione, un gran bel giardino ma con le inferriate. Come il parco di un manicomio. Un trompe-l'œil. Un quadro da cui è impossibile uscire. In realtà la terza, la più giovane, cercava un padre altrove. La seconda cercava l'amore. La prima, la più vecchia, sapeva cose sulle altre due." Ottimo l'intreccio che fa spostare i  sospetti da una parte all'altra fino alla magistrale conclusione che difficilmente si intuisce per intero, restando quindo abbastanza imprevedibile. "Sono cose complicate, le fondazioni. Ufficialmente è il tipo di associazione più disinteressata che ci sia. Provo a farle un esempio. Ecco, immagini un'associazione che si occupa di poveri. Paradossalmente, più il numero dei poveri cala, più la ragion d'essere dell'associazione diminuisce. In altri termini, meglio assolve al proprio compito e più si dà la zappa sui piedi. La stessa cosa si può dire per una fondazione impegnata contro la guerra: la pace, per loro, significa la morte». «Come se un medico curasse talmente bene i suoi pazienti da ritrovarsi disoccupato...»." Ottima la realizzazione dei personaggi tra un chiaro scuro che ci lascia vedere senza farci realmente vedere ed esaltando l'enigma. La trama si porta avanti con colpi di scena e con quadri  che oscillano tra illusione e realtà, tra presente e passato. Un bel noir che ci illude e ci confonde come in un labirinto fatto di specchi in cui è facile smarrirsi.  Una scrittura piacevole fa si che si resti coinvolti nella lettura senza stancarsi e poco propensi a interromperla.Consigliassimo per gli amanti del genere. "Fermatevi una decina di minuti e contate i passanti, sarete sbigottiti dal numero di anziani. Ogni volta saranno più numerosi degli altri. Innanzi tutto perché è così, ci sono sempre più anziani al mondo, non fanno che ripetercelo. Poi, perché gli anziani non hanno altro da fare che gironzolare per strada. Infine, e soprattutto, perché non si notano, è così. La gente si volta per l'ombelico al vento di una ragazza, si fa di lato per far passare il manager che accelera il passo o la banda di giovani che occupa tutto il marciapiede, indugia con lo sguardo sulla carrozzina col bebè dentro e la mamma dietro, ma un vecchio o una vecchia sono... invisibili, proprio perché passano così lentamente che sembra facciano parte della scena, come un albero o un lampione. Se non mi credete fate la prova. Fermatevi. Bastano dieci minuti. Vedrete."