Der Steppenwolf

Cesar Aira - Come diventai monaca


 "Eravamo sole, isolate, cosa ci restava se non aggrapparci l'una all'altra? In questi casi la necessità si fa virtù, e non per questo è meno virtù. Né meno necessità." Innanzitutto dimenticate il titolo! Già, non so se a voi capita, ma io penso sempre che il titolo abbia a che fare con il romanzo, e quindi aspetto che si realizza la congiunzione. Qui non succede. Non so esattamente perché gli abbiano dato questo titolo, avrebbero potuto chiamarlo il 'Gelato alla fragola', sarebbe stato perfetto perché questo strano romanzo comincia e finisce con il gelato alla fragola! C'è da aggiungere come si può leggere nella nota del traduttore un gioco di parole nella titolo originale, che comunque avrebbe la stessa traduzione ma che se si conoscesse bene parlata popolare del Río de la Plata, potrebbe rivelare sorprese che non vi svelo! "Erano una specie di paradiso, e come tutti i paradisi ottenuti a bassissimo prezzo somigliava a un inferno." Un romanzo surreale  non facile da classificare, 110 pagine che ci affascinano e ci confondono. Il nostro protagonista e voce narrante, César, (il bambino si chiama come l'autore, Cesar Aira, come se sitrattasse di un'autobiografia)  ha sei anni, E si trasferisce dal suo paesino nella grande città di Rosario.Il padre a promesso al bambino che lo porterà a mangiare il gelato, cosa che César non ha mai fatto, ignora cosa sia in realtà il gelato e aspetta con ansia di fare questa scoperta che nella sua fantasia è tanto cresciuta. "Mi vidi come una bambola smarrita, scartata, senza bambina..." Il bambino sceglie a caso il gelato alla fragola, ma appena lo assaggia viene preso dal disgusto. Il padre non si fa capace, prima lo sgrida, ma alla fine assaggia il gelato, che fa schifo. E il bambino sta male. Tutto questo mentre in Argentina l'intossicazione alimentare miete tante vittime. "Non ho mai saputo come uscii dalla gelateria, come mi tirarono fuori... cosa accadde... Persi i sensi, il mio corpo cominciò a dissolversi, letteralmente... I miei organi divennero vischiosi... straccetti appesi di necrosi rocciose... verdi... blu... [...]Ero rimasta vittima dei temibili cianidi alimentari... la grande ondata di intossicazioni letali che quell'anno imperversava in Argentina e nei paesi limitrofi... [...] A me era toccato il gelato. Ma persino la cena preparata in casa, amorevolmente... poteva essere veleno... I bambini erano i più colpiti... non ce la facevano... Le casalinghe erano disperate. La madre uccideva la sua creatura con la pappina! Era una lotteria... Un sacco di teorie contraddittorie... Erano morti in tanti... I cimiteri si riempivano di piccole lapidi con iscrizioni affettuose... L'angioletto è volato nelle braccia del Signore... firmato: gli inconsolabili genitori. Io me la sono cavata con poco. Sono sopravvissuta." Il bambino sta male, il padre entra nella gelateria e uccide il gelataio affogandolo nel gelato alla fragola, lui finisce in prigioneIl bambino finisce comunque all'ospedale.Inizia il racconto di un anno di vita di César, che parla di se al femminile, altra cosa che li per li lascia perplessi, invano cercheremo di darci una spiegazione, come per il titolo, buio!Questo anno che ci viene raccontato e parossistico e allucinante, più che surreale, in parte ci avvince in parte ci stupisce.Tra le esperienze in ospedali e quelle successive a scuola, la visita al padre, si giunge all'epilogo sorprendente e inverosimile. "Le giornate però si fermavano nella grande stanza bianca, e dovunque si volgesse lo sguardo, lì c'era l'infermiera. Ana Módena era un geroglifico vivente. Non lasciava mai l'ospedale, non aveva illusioni. Era un fantasma.  [...]  La mia manovra consisteva nel darle a intendere che avevo qualcosa di "difficile" da esprimere. Dovevo ricorrere alla forma indiretta, all'allegoria, alla finzione pura e semplice. E lei si vedeva trascinata nella stessa direzione, a indagare quella sottigliezza... che le sfuggiva... Allora cominciai a mentire con la verità (e viceversa), non so come... Anche a me sfuggiva... Le mie strategie mi morivano fra le mani... ma risuscitavano ingigantite... Nel disperato tentativo di farsi capire in una materia così indocile da una bimbetta completamente intontita dalle disgrazie fisiche, Ana Módena cominciò ad aiutarsi con la mimica... la mimica prendeva l'iniziativa... Era una donna precipitosa, priva di metodo: cadde nella trappola dell'intuizione che vola al buio e colpisce il bersaglio prima che entri in gioco la comprensione..."  Un grande autore, una scrittura fluida, un racconto che ci prende e non ci prende, ci stupisce, ci lascia basiti, difficile inquadrarlo perfettamente e in un attimo siamo alla fine.Ci resta in bocca il gusto del gelato alla fragola, ma è un gusto che non ci piace, Cesar Aira.ha distrutto un mito, ha invertito un pensiero classico!Cosa dire, lo consiglio? Forse, a chi ama il surreale, ma anche in quel caso non saprei dire se potrebbe piacere, potreste trovarlo disturbante, come un gelato guasto. Quindi, faccio come Pilato, me ne lavo le mani! "Inspirò profondamente e alla fine parlò: «Io dico sempre la verità. Io verito sempre la dico. Io bambini. Io sono la Verità e la Vita. Io vito. La verta. La bambini. Sono la seconda mamma. La mamonda secò. Io vi voglio bene a tutti ugualmente. Io vi ugualo a tutti per mamma. Vi dico la verità per amore. L'amità per veritore. La mammà per mamore. Per seconda veritanda! A tutti! A tutti! Però ce n'è uno... Uro c'è penò... C'è peruno...»."