Der Steppenwolf

Paul Beatty - Tuff e la sua banda


 "Una barbetta di spiraline pelose gli vermeggia dal mento. Profonde rughe di preoccupazione gli solcano la fronte. Ha le palpebre a mezz'asta. Le grosse labbra serrate non alludono né a un ringhio né a un sorriso. La faccia di Winston è di quelle che potrebbero chiederti l'ora o il portafoglio con la stessa probabilità." Winston Foshay, detto Tuff, è un nero grande,  grosso,  prepotente e brutale. Vive ad Harlem,  ha abbandonato la scuola e si è dovuto sposare  giovanissimo con la fidanzata incinta, Yolanda, donna sicuramente più colta e  pragmatica, energica e di buon senso cosa che non si può dire del nostro protagonista. "Winston si rannicchiò nel divano, strinse i braccioli e attese il suo olio di ricino letterario. Involontariamente, si lasciò sfuggire le parole Arancia meccanica. Yolanda alzò lo sguardo: «Tuffy, te l'aggiusto io la meccanica. Quando avrò finito di leggerti questo, non sarai più un'arancia». Poi cominciò a leggere a voce così alta da stampare Winston sul divano. Provava una particolare affinità con l'inutile bottone che stava in mezzo al cuscino." Tuff   lavora come picchiatore nel giro dello spaccio. E vive circondato da una corte di personaggi sgangherati e molto folcloristici,  tra cui spicca Fariq, disabile, musulmano e antisemita,  storpio e afflitto da tutte le disgrazie immaginabili, ma sempre pieno di idee. Tuff sopravvive a un regolamento di conti tra bande rivale, ad agguato tesogli da un gruppo di trafficanti e dopo aver fallito un ridicolo tentativo di rapina, in nostro protagonista, decide di dare una svolta alla sua vita e di combinare qualcosa di buono, ma senza cambiarne lo stile. Si presenta al Programma Fratello Maggiore, un programma di assistenza psicologica e sociale per ragazzi  che vivono in condizioni svantaggiate. Ha un mentore in Spencer Throckmorton, un nero convertito all'ebraismo e diventato rabbino. "«Ragazzo, non fare l'arrogante con me, siamo tutti qui per te. Ai miei tempi non c'era bisogno di nessun intervento per raddrizzare la schiena ai ragazzini. C'era coesione. La comunità allevava i bambini. Se la signora Johnson si accorgeva che non ti comportavi bene, ti chiamava, e tu andavi. Ti dava una bella ripassata col bastone, e tu te la prendevi. Ti spediva a casa e telefonava a tua madre. E quando tua madre ti chiedeva: "È vero quello che mi ha detto la signora Johnson?", tu rispondevi: "Sì", e ti prendevi un'altra scarica di botte dai tuoi»." Questa partecipazione e dopo, lunghe discussioni con Spencer, la moglie Yolanda, il padre Clifford, ex militante delle Pantere Nere, e gli amici decide di presentarsi alle elezioni comunali, finanziato da Inez Nomura, una nippo-americana, anche lei, ex militante delle Pantere che sta cercando il nuovo Malcolm X.  La popolarità di cui gode nel quartiere, dove conosce ogni anima, la sa fama di "spaventoso figlio di puttana" e, in più  un paio di giorni trascorsi in galera per un leggero reato fatto all'uopo, per  arringare i compagni di ghetto che sono detenuti,  fanno crescere sempre più il consenso e guadagnare sempre più punti ... "«Un giorno mentre scippavo al Village. Sono passato accanto a un cinema dove davano I 400 colpi. Ignorante com'ero, ho pensato che fosse un film di kung fu, e così sono entrato e ho chiesto: "Uno. Dove sono i pop-corn e le bibite?". Mi aspettavo una di quelle stronzate piene di casino, hai presente? E viene fuori che l'opera...». «Ma lo sentite? L'opera...». «Insomma, come dicevo, questo tizio francese e il suo teppistello stavano...». Winston borbottò qualcosa. Fariq si portò una mano a coppa all'orecchio. «Cosa? Non ti sento». Charley, che era seduto vicino a Winston, tradusse volentieri: «Credo che Winston abbia detto: "Cercando una poetica che desse un senso alle loro esistenze fraintese", e poi una parola tipo balzachiano»." Una storia che potrebbe anche essere avvincente ma che a conti fatti non riesce a catturare completamente, ci si distrae, si resta volte perplessi, non sempre il linguaggio dei protagonisti è chiaro, insomma tante piccole cose concorrono a che alla fine non ci resta un buon sapore in bocca. Il romanzo cha a tratti e anche divertente e graffiante, che ci fornisce un spaccato delle periferie degradate della grandi città americane, non riesce a convincerci.La prosa resta comunque veloce, decisa, forse più adatta a un pubblico addentro a quanto si racconta che a chi vive a miglia di kilometri dal ghetto. Ma certo non posso neanche denigrare un opera che non ho faticato a finire!Solo per amanti del genere! "«È come quel film, quella puttanata spagnola dove i ricchi non riescono ad andarsene da una casa. Luis Bustelo o roba del genere. Che cazzo è... surrealismo? Ecco, mi sono preso i surrealismi»."