Der Steppenwolf

Penelope Fitzgerald - La libreria


 "Nel 1959 Florence Green passava ogni tanto una notte dopo la quale non sapeva con certezza assoluta se aveva dormito o no. Questo era per via del rovello se acquistare una piccola proprietà, la Old House, con un suo deposito sul litorale, allo scopo di aprirvi l'unica libreria di Hardborough." Florence Green è piccola di statura, asciutta, di aspetto «alquanto insignificante davanti e totalmente dietro»; è vedova, sola, e non più giovane. Vive in una piatta cittadina ventosa, circondata da paludi, affacciata su di un mare ostile, dove la vita è stagnante, senza alcun fermento culturale. "Di aspetto Florence era piccola, poco consistente e asciutta, alquanto insignificante davanti, e totalmente dietro. Non si parlava molto di lei, nemmeno a Hardborough, dove tutti venivano visti arrivare dalle ampie distanze, e dove tutto quello che veniva visto era oggetto di discussione." Corre l'anno 1959,  Florence ha lavorato in un negozio di libri, e vuole sfruttare questa sua esperienza, decide quindi di aprire una piccola libreria, ma scopre a sue spese quanto la gente possa mostrarsi ostile verso qualsiasi cosa scuota le sonnolente abitudini e i rapporti che regnano sovrani. La libreria ha un breve, momentaneo successo con la vendita di un romanzo appena pubblicato,  intitolato Lolita. "Mi perviene una lettera da John Drury & Co., in rappresentanza della loro cliente signora Violet Gamart di The Stead, circa il fatto che l'attuale allestimento della sua vetrina attira tanta indesiderata attenzione da parte di clienti potenziali ed effettivi, da causare una ostruzione temporanea irragionevole come quantum e durata rispetto all'uso della strada, e che la loro cliente intende denunciare un particolare danno nei confronti propri data la necessità che ella, in qualità di Giudice di Pace e Segretaria di numerosi comitati (se ne acclude a parte l'elenco) deve effettuare i suoi acquisti con celerità."  Ma già in questo piccolo respiro economico, si nota quanto il paese abbia inviso questa iniziativa, un po' lla volta la nostra protagonista si troverà a lottare per la sopravvivenza della sua libreria e della sua stessa persona.Un romanzo che scivola via dolcemente ma che poi ti fa star male, per chè ti riorda che il potere e il suo esercizio sono spesso nelle meni di gente ignobile, che esercita la sopraffazione gratuitamente, senza ragioni apparenti se non il piacere di sapersi al di spra di tutto e di tutti, mostrandoci qundo spesso la falsità accompagni il  perbenismo. "«Lavori troppo, Florence» disse Milo. «Tento di concentrarmi... Mettili giù, quelli, sono appena arrivati e non li ho controllati. Si deve riuscire per forza, se si dà tutto quello che si ha». «Non vedo perché. Tutti devono dare tutto quello che hanno, alla fine. Devono morire. Morire non si può definire una riuscita»." Sicuramente da leggere, anche se fa soffrire! "«Ho avuto un matrimonio molto felice, visto che me lo chiede» disse. «Mio marito lavorava nello stesso posto dove lavoravo io. Poi passò alla vecchia Camera di Commercio, prima che diventasse un Ministero. Mi raccontava del suo lavoro quando rincasava la sera». «E lei era felice?». «Lo amavo, e cercavo di capire il suo lavoro. A volte mi colpisce il fatto che gli uomini e le donne non sono precisamente le persone giuste gli uni per le altre. Qualche volta deve succedere, è ovvio»."