Der Steppenwolf

Murata Sayaka - La ragazza del convenience store


Ho solo un ricordo sbiadito del periodo precedente alla mia "rinascita" come commessa del konbini. Sono nata e cresciuta in un quartiere di periferia, in una famiglia come tante, ricevendo una dose di affetto nella media. Eppure ero una ragazzina un po' strana. Una delle ragioni per cui amo leggere e che mi permette di confrontarmi con l'altrui pensiero, e quanto più la cultura che ha prodotto il romanzo è lontana da me tanto più il confronto è interessante.Così da tempo mi rivolgo agli autori del sol levante per trovare un pensiero diverso con il quale fare i conti.Capita a volte che il confronto si davvero strano. D'altra parte ero una commessa perfetta perché applicavo alla lettera le istruzioni di un manuale, ma non avevo la più pallida idea di cosa significasse essere una "persona normale" al di fuori del mio konbini, senza niente e nessuno che mi dicesse cosa fare. È chiaro che alla fin fine siamo tutti uomini e la globalizzazione sempre più ci pone di fronte a tematiche simili e a simili problemi.Forse uno dei più antichi e l'interrogarsi su ci si sia, e forse in questa epoca è sempre più difficile rispondersi.Certo, chi ama Pirandello, sa quanto siano gli altri spesso a definirci.In questo romanzo forse l'iperbole usata va ben oltre. In questo piccolo mondo che si regge sulla normalità gli elementi estranei devono essere eliminati, uno dopo l'altro, in silenzio. Keiko é sempre stata considerata una ragazza strana, sia a scuola che in famiglia. Il suo modo di guardare il mondo in maniera logica, senza ipocrisie o compromessi, crea forte imbarazzo in chi la circonda, in una società, come quella giapponese, ma non solo,  in cui la forma e il conformismo vengono prima di tutto, lei è un'aliena! Un giorno al parco trovammo un uccellino morto.[...]«Che succede, Keiko? Che cos'hai in mano? Ah, un uccellino! Chissà da dove veniva, poverino. Vuoi che lo seppelliamo?» mi chiese con voce dolce mia madre, accarezzandomi la testa. «Potremmo mangiarlo!» le risposi io decisa, dopo averci pensato un attimo. «Eh? Cosa?».[...]«Keiko, sei impazzita?» gridò mia madre, in tono di rimprovero. «È nostro dovere seppellire questo uccellino. Guarda, le tue amichette stanno piangendo. È una cosa triste quando muore qualcuno, questo povero passerotto non ti fa pena?». «Mica tanto... Ormai è morto, no?». Quella risposta lasciò mia madre senza parole.[...]Tutti provavano compassione e piangevano la morte di quel piccolo uccello come fosse il loro migliore amico, ma non si facevano scrupolo a massacrare dei poveri fiori strappandoli brutalmente da terra. Ma Keiko non è una ribelle, non vuole sovvertire l'ordine delle cose, vorrebbe solo adeguarvisi, non essere considerata strana, essere come gli altri, poter conoscere le norme che regolano la vita, perché l'ignorarle la allontana da tutti isolandola.A diciotto anni, mentre studia, risponde all'annuncio di un 'convenience store' (una specie di piccolo supermercato, che cerca commesse part-time. L'ambiente che ci descrive, a noi può sembrare di un altro pianeta, le regole che si seguono sono rigide come potremmo immaginarlo essere nell'esercito. Il primo esercizio riguardava i saluti. Schierati in riga, ci fecero ripetere uno a uno, numerose volte: «Irasshaimase!», la schiena ben dritta e gli angoli delle labbra sollevati in un leggero sorriso, Ma tutto ciò fa buon gioco a Keiko, che finalmente a delle regole precise a cui attenersi, e inoltre dei modelli, le altre commesse da cui mutuare gli atteggiamenti, il modo di parlare e di vestire, per potersi confondere sempre più con il mondo che la circonda.Infatti diciotto anni dopo lei è ancora lì con un lavoro part time e non intende cambiare, inventando qualche scusa che la giustifichi per una scelta tanto bizzarra, il vivere alla giornata, senza una meta senza uno scopo. «Brava, Furukura!» si complimentò subito il capo, che molto cortesemente mi aveva aiutato a imbustare la spesa dell'anziana signora. «Sei stata perfetta, anche se per te era la prima volta. Continua così, mi raccomando... A questo tran tran porrà fine l'incontro con  Shiraha, altro commesso presto licenziato dal supermarket per i suoi inopportuni comportamenti.Keiko, vedendo in lui un'alta persona problematica decide di aiutarlo gli propone di andare a vivere insieme, così da mantenere una facciata di rispettabilità nei confronti degli altri. Ma quella che poteva essere un'improbabile storia d'amore diventa invece la brace da cui si cade dalla padella. Questo esaspererà Keiko che cercherà di tornare alla 'normalità'. Ho svolto alla grande il mio ruolo di "normale" essere umano - penso mentre osservo l'espressione compiaciuta sul viso delle mie colleghe. Scritto in modo da catturare l'attenzione del lettore con una scrittura semplice e fluida il  romanzo risulta  raffinato e commovente, come spesso accade con la letteratura giapponese, che si interroga  sulle pressioni sociali e la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Sono passate esattamente 157.800 ore dall'apertura. E a trentasei anni anch'io ho celebrato il mio diciottesimo anniversario come commessa di quel konbini. Nessuno dei miei colleghi dell'epoca del training lavora ancora con me. Nel frattempo si sono avvicendati ben otto responsabili. I prodotti negli scaffali sono completamente diversi rispetto a diciotto anni fa. Ma io continuo a stare nello stesso posto senza mai cambiare, come prima, come sempre.