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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITÀ

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FËDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

 

Pierre Lemaitre - Il serpente maiuscolo

Post n°298 pubblicato il 08 Giugno 2022 da ixtlann
 

 

 

" Ogni volta che la va a trovare resta annichilita di fronte allo spettacolo di quella casa di campagna così piccolo borghese da sembrare una caricatura. Suo genero torna dalla partita a tennis con un gran sorriso e l'asciugamano gettato sulle spalle con noncuranza, come in uno spot pubblicitario. Quando sua figlia si occupa del giardino sembra Maria Antonietta al Petit Trianon. Per lei è una continua conferma, sua figlia non è un'aquila, altrimenti non avrebbe sposato un simile idiota... E per di più americano. Ma soprattutto molto idiota. Insomma, americano. Per fortuna non hanno figli, Mathilde spera vivamente che sua figlia sia sterile. Oppure che lo sia lui. Uno dei due, perché non osa nemmeno immaginare che razza di bambini potrebbero avere... Da prendere a schiaffi, ogni volta. Mathilde ama i cani però detesta i bambini, soprattutto le bambine."

 

Potrei dire che i polizieschi non sono il mio genere preferito, ma mi accorgo che comunque sono tanti i libri che leggo riconducibili a questo genere ai suoi sottogeneri.

Tra questa che comunque considero lettura d'evasione, ogni tanto mi capita di beccare un libro che proprio mi piace.

Questo noir mi è piaciuto tanto.

Forse, perché mi è stata subito simpatica la sua protagonista, Mathilde Perrin una  donna di sessantatre anni,  vedova che vive abita con il suo dalmata in una villetta non lontano da Parigi.

Ma sarebbe riduttivo, tante sono le caratteristiche che mi hanno fatto appssionare a questo romanzo e senza dubbio anche la qualità della scrittura e della narrazzione, mi banale, mai prevedibile, con continue sorprese avvincente senza per questo togliere il fiato annzi suscitando anche qualche sorriso.

Certo, oggi è tutto raddoppiato, il mento, il seno, il fondoschiena, ma ha gli stessi occhi azzurri, le stesse labbra sottili e quel qualcosa di armonioso nel volto che testimonia la sua antica bellezza. Con il passare del tempo il corpo a poco a poco ha ceduto, ma Mathilde è molto attenta al resto, ovvero ai dettagli: abiti eleganti e costosi (può permetterselo), parrucchiere ogni settimana, trucco professionale e soprattutto, soprattutto, manicure perfetta. Può tollerare le rughe che si moltiplicano, i chili che aumentano, ma non sopporterebbe mai di avere le mani trascurate.

 

La nostra protagonista elegante, molto curata e attenta ai particolari, un po' sovrappeso, in realtà è un abile insospettabile sicario.

Implacabile, precisa, addestrata fin dalla prima giovinezza, quando militava nella resistenza Mathilde non ha mai sbagliato un colpo portando a termine i suoi incarichi con precisione e sangue freddo, seguendo le direttive di chi le passa gli incarichi, il suo vecchio comandante della resistenza, di cui lei è sempre stata un po' invaghita.  Ma, qualcosa comincia ad incepparsi, in questo perfetto meccanismo che è la nostra protagonista, pensieri azioni, cominciano a perdere un po' dello smalto che l'hanno resa eccellente, in più qualche piccolo capriccio, qualche piccola disubbidienza e le cose non seguono più il loro percorso.. Mathilde si lascia un po' andare a certe crudeltà gratuite e stravaganze nelle sue missioni,  inizia a perdere la testa: comincia ad avere buchi di memoria, dimentica di disfarsi dell'arma, sbaglia bersaglio, si convince che il suo vicino di casa le abbia

decapitato cane... Forse è ora di smettere prima che l'organizzazione si sbarazzi di lei o che la polizia si avvicini troppo.

 

Mathilde ricambia il sorriso e tira fuori dalla tasca la mano destra. L'uomo si ferma di colpo alla vista di una pistola Desert Eagle munita di silenziatore. Il labbro superiore di Mathilde si arriccia impercettibilmente. Per una frazione di secondo la canna si dirige verso la fronte dell'uomo, poi scende e Mathilde lo colpisce nelle parti basse.

 

Tutti i personaggi sono caratterizzati con precisione e accuratezza tanto che ci sembrerà di averli conosciuti di persona, forse perché ricalcano stereotipi in cui tutti, nel bene e nel male,  ci siamo imbattuti, questo fa si che ci restino impressi e che sia facile collocarle nell'ambito della storia!

 

Al di là di questo è un vero idiota. Uno di quei funzionari meschini e ipocriti che devono tutto all'imbecillità e niente al talento.

 

Come dicevo non è il mio genere preferito eppure questo è un libro che consiglio vivamente certo che vi catturerà, vi farà tifare per la nostra 'dolce' signora e a tratti sono sicuro, sorriderete. Se poi amate il genere, allora è imperdibile!

 

La cosa stupefacente di Mathilde è che non si arrende mai, guardatela lì, in piena notte, che fa un altro giro della proprietà, cammina tra i rovi, si fa largo tra i rami, sbuffa come una balena, ma avanza, tasta il muro, la grata, questa donna è un bulldozer.

 

 

 
 
 

Fredrik Backman - L'Uomo Che Metteva in Ordine Il Mondo

Post n°297 pubblicato il 20 Marzo 2022 da ixtlann
 

Ove

 

"Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo di uomo che indica le persone che non gli piacciono un po' come se fossero dei topi d'appartamento e il suo indice una torcia della polizia."

 

Ove ha 59 anni, ma sembra averne molti di più. E questo non per il suo aspetto esteriore, ma per il modo di essere. Ci ricorda forse quelle figure severe della fine del diciannovesimo secolo.

Un uomo tutto d'un pezzo, rigido e silenzioso, austero e burbero, perché non riesce a immaginare un mondo di relazioni e cortesie.

 

"Perché oggigiorno sono tutti trentunenni con i pantaloni troppo stretti, che non bevono più il caffè normale. E nessuno vuole più prendersi le proprie responsabilità. Un mucchio di uomini con la barba di tre giorni che cambiano lavoro e moglie e marca di automobile come se niente fosse, non appena gli fa comodo."

 

È  cresciuto con un  padre duro e puro e da lui ha mutuato atteggiamenti obsoleti, un profondo senso del dovere e dell'onore e tutto questo lo rende diverso quindi lo isola, cosa che in realtà non gli pesa affatto, anzi, è un solitario e quasi un asociale. 

 

"La gente diceva che era inacidito. Forse avevano ragione, per quel che ne sapeva. Non ci aveva mai riflettuto. Gli davano anche dell'asociale, e Ove presumeva intendessero che non gli andava granché a genio stare insieme alla gente. In quel caso, avevano pienamente ragione: spesso la gente non aveva tutte le rotelle a posto.

[...]

A Ove non piaceva molto chiacchierare, e questo al giorno d'oggi viene considerato un grande difetto caratteriale. Oggi bisogna saper blaterare di qualsiasi argomento con qualunque imbecille che ti capiti a tiro, solo perché è "piacevole"."

 

 

Un persona ferma nel  suo modo di pensare, che non scende a compromessi ne valuta il pensiero altrui perché l'unico pensiero valido è il suo. Uno di quelli che conosce solo il bianco e il nero o per dirla come si dice da queste parti, fatto con l'accetta! Già sembra proprio antipatico e senza impegnarsi molto riesce benissimo in questo ruolo.

 

"La moglie di Ove spesso si lamenta che Ove litiga sempre per tutto. Ma Ove non litiga affatto, per la miseria. È solo convinto che quel che è giusto è giusto, punto. Si tratta forse di un modo irragionevole di affrontare la vita? Ove non crede proprio."

 

In tutta la sua vita ha avuto una sola vera relazione, Sonja, la donna che è diventata sua moglie e il suo intero universo, l'unica per cui è disposto  a cedere,  per lei è anche diaposta a prendere in considerazione un rapporto con il suo  gatto, cosa incredibile. L'unica per merito della quale riesce anche ad avere una parvenza di amicizia, con Rune, il marito di Anita, quella che per un po' è la migliore amica di Sonja. Ma che in questo caso il rapporto è molto formale, vuoto, e si guasta quando i due hanno il primo contrasto.

Ma la moglie è morta e per lui la vita non vale più la pena d'essere vissuta, quindi cerca di porvi fine.

Ma, non sempre le cose vanno come vogliamo o forse  è il diavolo a metterci la coda, anche se deve essere davvero un buon diavolo!

 

"Dev'essere alto almeno due metri. Ove nutre un istintivo scetticismo nei confronti di tutti quelli che superano l'uno e ottantacinque. L'esperienza gli ha insegnato che, in quei casi, il sangue non riesce ad arrivare bene al cervello."

 

Arrivano dei nuovi vicini, subito presi in antipatia da Ove, perché sono 'Imbranati' o meglio il marito è imbranato, la moglie, Parvaneh, incintà, invece sembra l'arma del destino che impedirà a Ove di portare a termine il suo lugubre scopo.

 

"«Biscotti arabi, eh? Ma saranno buoni?» borbotta. «Persi» lo corregge lei. «Eh?» «Io vengo dall'Iran. Quindi non sono araba: sono persa» gli spiega Parvaneh. «Tu sei persa?» «Esatto.» «Be', è il minimo che si possa dire» concorda Ove. La risata della donna lo coglie in contropiede. È come una bevanda gassata, versata troppo rapidamente e che trabocca dal bicchiere. Non s'intona per niente con tutto quel cemento grigio e con quelle mattonelle da giardino allineate. È disordinata, e chiassosa, e non si attiene a nessun regolamento condominiale."

 

Non solo, la donna riporta a galla la parte più intima e vera di Ove,  che è tenera, sensibile, altruista, che altre volte si era manifestata ma a cui lui non dava affatto importanza, perche per Ove è sempre stato normale fare le cose che sa fare, anche per gli altri, anche senza ricompensa e in più gli farà accettare il secondo gatto della sua vita.

 

"Mancavano cinque minuti alle sei, la mattina in cui Ove e il gatto si sono incontrati per la prima volta. Il gatto ha pensato subito molto male di Ove. E la cosa è stata del tutto reciproca.

[...]

Il gatto sedeva con noncuranza al centro del vialetto pedonale tra le abitazioni. Gatto, poi. Aveva mezza coda e un solo orecchio, e qua e là chiazze senza pelo, come se qualcuno glielo avesse strappato a manciate. Un gatto davvero spelacchiato, letteralmente, ha pensato Ove, procedendo di un paio di passi nella sua direzione. Il gatto si è alzato. Ove si è bloccato. I due si sono studiati per qualche istante, come dei potenziali rivali in una locanda di campagna a tarda sera. Ove ha meditato se lanciargli contro uno dei suoi zoccoli. Il gatto è sembrato maledire il fatto di non disporre di zoccoli da lanciare a sua volta."

 

E così un po' alla volta con Parvaneh che si insinua sempre più nell'intimità della sua vita, e che lo spinge delicatamente ma con forza, Ove comincia a mostrare sempre più spesso la sua nuova faccia, riprende a vivere e ad amare la vita.

Già a rileggere la trama così raccontata ci si aspetterebbe un libro pesante, ma il narratore a una mano molto felice e il libro scorre con una facilità impressionante e  purtroppo si arriva alla fine  troppo presto. Ci dispiacerà lasciare questa 'famiglia allargata' in cui ci siamo trovati a vivere per un po', che ci ha fatto ridere e commuovere e ci ha donato momenti indimenticabili.

 

"Alla fine, i medici avevano prescritto a Sonja così tanti antidolorifici che, nel loro bagno, avrebbe potuto rifornirsi un narcotrafficante colombiano."

 

Che dire io amo i libri che mi strappano un sorriso e qui mi sono spesso ritrovato a ridere, quindi  non posso che consigliarlo con fermezza, un libro che spero vi incanti!

 

"Ove s'intendeva di ciò che poteva vedere e toccare. Calcestruzzo e cemento. Vetro e acciaio. Attrezzi. Cose che si potevano calcolare. Capiva gli angoli retti e le istruzioni chiare, i modelli delle costruzioni e i progetti. Le cose che si potevano disegnare sulla carta. Era un uomo in bianco e nero. E lei era il colore. Tutto il suo colore."

 

""Amare una persona è come traslocare in una casa nuova" diceva sempre Sonja. "All'inizio ci si innamora senza riserve: ogni mattina ci si stupisce del fatto che tutto ci appartenga, come se si temesse che, all'improvviso, qualcuno possa irrompere dalla porta annunciando che si è verificato un grave errore e che non era previsto che si abitasse in un luogo così bello. Con il passare degli anni, però, le facciate si consumano, il legno si scheggia qua e là. Non si è più sopraffatti dallo stupore ogni mattina, e si comincia ad amare la casa non tanto per quel che è perfetto, quanto per quel che non lo è. S'impara a conoscerne ogni angolo e centimetro: come evitare che la chiave si blocchi nella serratura quando fuori gela, quali assi del parquet affondano leggermente quando le si calpesta, e come aprire le ante del guardaroba senza farle cigolare. Tutti quei piccoli segreti che rendono la casa nostra, e di nessun altro.""

 

 

 
 
 

Jerry Spinelli - Stargirl

Post n°294 pubblicato il 13 Marzo 2022 da ixtlann
 

"Sapevi che esiste un paese dove i "posti incantati" sono indicati ufficialmente? - No. Quale sarebbe? Oz? - L'Islanda. - Ma pensa. - Ignorerò il tuo sarcasmo. Non credi che sarebbe bello avere anche qui una cosa del genere? Camminiamo da qualche parte, o siamo in auto, ed ecco che vediamo una targa di ottone: "Posto Incantato. Ministero degli Interni. U.S." - Lo riempiremmo di spazzatura - commentai. Mi fissò, di colpo seria. - Lo faremmo davvero? Mi sentii a disagio, come se avessi sciupato qualcosa di bello. - Non proprio - la rassicurai. - Non se ci fosse un cartello: Non Sporcare."

 

Davvero una bella sorpresa.

Generalmente non amo molto i libri i cui protagonisti sono dei teen agers, così come non apprezzo gran che quelli che sembrano voler dare delle dritte sulla vita.

Questo piccolo romanzo unisce in se le due cose eppure mi è tanto piaciuto, forse perché riesce ad essere leggero e mai saccente forse perché riesce a parlare d'amore senza mai essere stucchevole, forse perché sentiamo il bisogno di incontrare un a persona come Stargirl, al di là e al di sopra delle convenzioni che ci tengono legati e spesso ci condannano a una esistenza eccessivamente inquadrata!

La vita di provincia dappertutto è soggetta  a regole che ne determinano tutti i canoni, compreso quello estetico e che ti sentire appartenere alla comunittà. Probabilmente in molti stati dell'America la cosa è ancora più pronunciata, come siamo a bituati a notare da libri e film.

 

"L'hai vista? Fu la prima cosa che Kevin mi disse il primo giorno di scuola del penultimo anno delle superiori. - Vista chi? - replicai. - Ah! - Allungò il collo e scrutò la folla. Aveva visto qualcosa di eccezionale, glielo si leggeva in faccia. Ridacchiò, sempre guardandosi attorno. - Te ne accorgerai."

 

Mica, una minuscola città dell'Arizona, e qui le regole sono ferree e il modo di vestire dei ragazzi della high school  somiglia più ad una divisa, e segue i gusti del bello della scuola cos' come la sua compagna detta i modi di comportarsi di tutti. Immaginata il clamore che può suscitare l'arrivo di una nuova studentessa, molto particolare,  che porta con sé un topo, va ai funerali altrui, canta ai suoi compagni di scuola tanti auguri, anche a quelli che non vorrebbero e ha scelto di farsi chiamare Stargirl .

Benchè il suo comportamento sia sempre gentile, non è accettato dalla comunità scolastica, troppo eccentrico, ma un po' alla volta lei riesce  a farsi seguire, anche perché va a fare il tifo per la squadra della scuola che prima non era mai seguita e che invece dopo il suo arrivo e i suoi modi molti allegramente esibizionistici diventa una attrazione. Tra i suoi compagni quello che resta più colpito è Leo, voce narrante della nostra storia, che si innamora di Stargirl, contraccambiato. Si arriva al punto che il suo comportamento fa scuola e viene mutuato da lla maggior parte degli altri studenti che ... cambiano.

 

"Se qualcuno prendeva un bel voto, anche altri gioivano. Se qualcuno si storceva una caviglia, anche altri soffrivano. Scoprimmo quale colore avessero gli occhi degli altri. Fu Stargirl a guidare quella ribellione: una ribellione per invece che contro. Per noi stessi. Per le rane assopite che eravamo stati così a lungo. Ragazzi taciturni prendevano la parola nelle discussioni in classe."

 

Ma, il suo modo di fare comunque alla fine la porta  a ricreare i contrasti non superati mai completamente, quando lei si trova a fare il tifo anche per la squadra avversaria in un eccesso di sportività, superando il contrasto e la rivalità fra le scuole della comunità,  viene quindi considerata troppo egocentrica, impicciona, arrogante, e soprattutto traditrice. Um muro di ostracismo si alza nei suoi confronti. Stargirl si trova così a venire esclusa, senza però dare peso alla cosa dato che per lei hanno più valore i sentimenti delle persone per lei più importanti: la sua famiglia, un paleontologo in pensione, la sua unica amica e Leo di cui ormai è innamorata.

 

"Allora - chiesi - quando comincia l'incantesimo? Eravamo seduti fianco a fianco, di fronte alle montagne. - È cominciato con la nascita della terra. - Aveva gli occhi chiusi. Il viso dorato nel sole calante. - E non finisce mai. C'è sempre. È qui, semplicemente."

 

 Ma è proprio Leo, che trovandosi ad essere escluso dai suoi vecchi amici perché troppo vicino alla ragazza traditrice, non spendo cosa scegliere tra l'amore  che tanto lo aveva preso e finalmente reso felice, e l'essere accettato da tutti, insisterà affinché lei abbandoni il suo modo di essere, che poi era anche ciò che lo aveva irretito, per uniformarsi agli altri studenti e lei ci prova, per amore di Leo cerca di adeguarsi. Ma non basta.

 

"La sua presenza illuminava ogni angolo della mia giornata. M'insegnò a divertirmi. A stupirmi. A ridere. Avevo sempre avuto un buon senso dell'umorismo, ma ero troppo timido per mostrarlo se non a sprazzi. Più che ridere, sorridevo. Ma con lei gettai indietro la testa e risi forte per la prima volta in vita mia."

 

Un romanzo forse leggero e certamente veloce che ci ricorda 'la ragazza del convenient store' anche se diametralmente opposto, chi siamo, ci dobbiamo rispecchiare negli altrui occhi o posiamo trovare in noi la forza per esprimere liberamente ciò che sentiamo, quanto gli altri ci condizionano?

La scrittura fluida e la trama avvincente fa si questo libricino di 170  pagine finisca in un attimo a ci lasci il rimpianto e l'immagine  di Stargirl negli occhi e nel cuore!

Decisamente consigliato.

 

"È molto difficile non fare assolutamente niente. Anche mentre stiamo seduti qui, i nostri corpi fremono, le nostre menti sono in ebollizione. C'è un gran fracasso, dentro di noi. - È grave? - Lo è, se vogliamo sapere cosa c'è al di fuori. - Non bastano occhi e orecchie? - Di solito sí. Ma a volte interferiscono e basta. La terra ci parla, ma non possiamo sentirla perché i nostri sensi fanno troppa confusione."

 

"Ci sono stagni, nel deserto di Sonora. Potresti finirci dritto in mezzo e non saperlo, perché di solito sono asciutti. Non sospetteresti mai l'esistenza di rane addormentate pochi centimetri sotto i tuoi piedi, il battito del cuore rallentato a un paio di pulsazioni al minuto. Dormono e aspettano, quelle rane del fango, perché senz'acqua la loro vita non è completa. Per lunghi mesi dormono sottoterra. Finché arriva la pioggia. E allora centinaia d'occhi sbucano dal fango, centinaia di voci risuonano ogni notte sull'acqua. Fu uno spettacolo meraviglioso assistere al risveglio di noi rane del fango, vivere quel risveglio."

 

 

 
 
 

Murata Sayaka - La ragazza del convenience store

Post n°293 pubblicato il 07 Marzo 2022 da ixtlann
 

Ho solo un ricordo sbiadito del periodo precedente alla mia "rinascita" come commessa del konbini. Sono nata e cresciuta in un quartiere di periferia, in una famiglia come tante, ricevendo una dose di affetto nella media. Eppure ero una ragazzina un po' strana.

 

Una delle ragioni per cui amo leggere e che mi permette di confrontarmi con l'altrui pensiero, e quanto più la cultura che ha prodotto il romanzo è lontana da me tanto più il confronto è interessante.

Così da tempo mi rivolgo agli autori del sol levante per trovare un pensiero diverso con il quale fare i conti.

Capita a volte che il confronto si davvero strano.

 

D'altra parte ero una commessa perfetta perché applicavo alla lettera le istruzioni di un manuale, ma non avevo la più pallida idea di cosa significasse essere una "persona normale" al di fuori del mio konbini, senza niente e nessuno che mi dicesse cosa fare.

 

È chiaro che alla fin fine siamo tutti uomini e la globalizzazione sempre più ci pone di fronte a tematiche simili e a simili problemi.

Forse uno dei più antichi e l'interrogarsi su ci si sia, e forse in questa epoca è sempre più difficile rispondersi.

Certo, chi ama Pirandello, sa quanto siano gli altri spesso a definirci.

In questo romanzo forse l'iperbole usata va ben oltre.

 

In questo piccolo mondo che si regge sulla normalità gli elementi estranei devono essere eliminati, uno dopo l'altro, in silenzio.

 

Keiko é sempre stata considerata una ragazza strana, sia a scuola che in famiglia. Il suo modo di guardare il mondo in maniera logica, senza ipocrisie o compromessi, crea forte imbarazzo in chi la circonda, in una società, come quella giapponese, ma non solo,  in cui la forma e il conformismo vengono prima di tutto, lei è un'aliena!

 

Un giorno al parco trovammo un uccellino morto.

[...]

«Che succede, Keiko? Che cos'hai in mano? Ah, un uccellino! Chissà da dove veniva, poverino. Vuoi che lo seppelliamo?» mi chiese con voce dolce mia madre, accarezzandomi la testa. «Potremmo mangiarlo!» le risposi io decisa, dopo averci pensato un attimo. «Eh? Cosa?».

[...]

«Keiko, sei impazzita?» gridò mia madre, in tono di rimprovero. «È nostro dovere seppellire questo uccellino. Guarda, le tue amichette stanno piangendo. È una cosa triste quando muore qualcuno, questo povero passerotto non ti fa pena?». «Mica tanto... Ormai è morto, no?». Quella risposta lasciò mia madre senza parole.

[...]

Tutti provavano compassione e piangevano la morte di quel piccolo uccello come fosse il loro migliore amico, ma non si facevano scrupolo a massacrare dei poveri fiori strappandoli brutalmente da terra.

 

Ma Keiko non è una ribelle, non vuole sovvertire l'ordine delle cose, vorrebbe solo adeguarvisi, non essere considerata strana, essere come gli altri, poter conoscere le norme che regolano la vita, perché l'ignorarle la allontana da tutti isolandola.

A diciotto anni, mentre studia, risponde all'annuncio di un 'convenience store' (una specie di piccolo supermercato, che cerca commesse part-time. L'ambiente che ci descrive, a noi può sembrare di un altro pianeta, le regole che si seguono sono rigide come potremmo immaginarlo essere nell'esercito.

 

Il primo esercizio riguardava i saluti. Schierati in riga, ci fecero ripetere uno a uno, numerose volte: «Irasshaimase!», la schiena ben dritta e gli angoli delle labbra sollevati in un leggero sorriso,

 

Ma tutto ciò fa buon gioco a Keiko, che finalmente a delle regole precise a cui attenersi, e inoltre dei modelli, le altre commesse da cui mutuare gli atteggiamenti, il modo di parlare e di vestire, per potersi confondere sempre più con il mondo che la circonda.

Infatti diciotto anni dopo lei è ancora lì con un lavoro part time e non intende cambiare, inventando qualche scusa che la giustifichi per una scelta tanto bizzarra, il vivere alla giornata, senza una meta senza uno scopo.

 

«Brava, Furukura!» si complimentò subito il capo, che molto cortesemente mi aveva aiutato a imbustare la spesa dell'anziana signora. «Sei stata perfetta, anche se per te era la prima volta. Continua così, mi raccomando...

 

A questo tran tran porrà fine l'incontro con  Shiraha, altro commesso presto licenziato dal supermarket per i suoi inopportuni comportamenti.

Keiko, vedendo in lui un'alta persona problematica decide di aiutarlo gli propone di andare a vivere insieme, così da mantenere una facciata di rispettabilità nei confronti degli altri. Ma quella che poteva essere un'improbabile storia d'amore diventa invece la brace da cui si cade dalla padella. Questo esaspererà Keiko che cercherà di tornare alla 'normalità'.

 

Ho svolto alla grande il mio ruolo di "normale" essere umano - penso mentre osservo l'espressione compiaciuta sul viso delle mie colleghe.

 

Scritto in modo da catturare l'attenzione del lettore con una scrittura semplice e fluida il  romanzo risulta  raffinato e commovente, come spesso accade con la letteratura giapponese, che si interroga  sulle pressioni sociali e la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo.

 

Sono passate esattamente 157.800 ore dall'apertura. E a trentasei anni anch'io ho celebrato il mio diciottesimo anniversario come commessa di quel konbini. Nessuno dei miei colleghi dell'epoca del training lavora ancora con me. Nel frattempo si sono avvicendati ben otto responsabili. I prodotti negli scaffali sono completamente diversi rispetto a diciotto anni fa. Ma io continuo a stare nello stesso posto senza mai cambiare, come prima, come sempre.

 

 

 
 
 

Penelope Fitzgerald - La libreria

Post n°292 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da ixtlann
 

 

"Nel 1959 Florence Green passava ogni tanto una notte dopo la quale non sapeva con certezza assoluta se aveva dormito o no. Questo era per via del rovello se acquistare una piccola proprietà, la Old House, con un suo deposito sul litorale, allo scopo di aprirvi l'unica libreria di Hardborough."


Florence Green è piccola di statura, asciutta, di aspetto «alquanto insignificante davanti e totalmente dietro»; è vedova, sola, e non più giovane. Vive in una piatta cittadina ventosa, circondata da paludi, affacciata su di un mare ostile, dove la vita è stagnante, senza alcun fermento culturale.

 

"Di aspetto Florence era piccola, poco consistente e asciutta, alquanto insignificante davanti, e totalmente dietro. Non si parlava molto di lei, nemmeno a Hardborough, dove tutti venivano visti arrivare dalle ampie distanze, e dove tutto quello che veniva visto era oggetto di discussione."

 

Corre l'anno 1959,  Florence ha lavorato in un negozio di libri, e vuole sfruttare questa sua esperienza, decide quindi di aprire una piccola libreria, ma scopre a sue spese quanto la gente possa mostrarsi ostile verso qualsiasi cosa scuota le sonnolente abitudini e i rapporti che regnano sovrani. La libreria ha un breve, momentaneo successo con la vendita di un romanzo appena pubblicato,  intitolato Lolita.

 

"Mi perviene una lettera da John Drury & Co., in rappresentanza della loro cliente signora Violet Gamart di The Stead, circa il fatto che l'attuale allestimento della sua vetrina attira tanta indesiderata attenzione da parte di clienti potenziali ed effettivi, da causare una ostruzione temporanea irragionevole come quantum e durata rispetto all'uso della strada, e che la loro cliente intende denunciare un particolare danno nei confronti propri data la necessità che ella, in qualità di Giudice di Pace e Segretaria di numerosi comitati (se ne acclude a parte l'elenco) deve effettuare i suoi acquisti con celerità."

 

 Ma già in questo piccolo respiro economico, si nota quanto il paese abbia inviso questa iniziativa, un po' lla volta la nostra protagonista si troverà a lottare per la sopravvivenza della sua libreria e della sua stessa persona.

Un romanzo che scivola via dolcemente ma che poi ti fa star male, per chè ti riorda che il potere e il suo esercizio sono spesso nelle meni di gente ignobile, che esercita la sopraffazione gratuitamente, senza ragioni apparenti se non il piacere di sapersi al di spra di tutto e di tutti, mostrandoci qundo spesso la falsità accompagni il  perbenismo.

 

"«Lavori troppo, Florence» disse Milo. «Tento di concentrarmi... Mettili giù, quelli, sono appena arrivati e non li ho controllati. Si deve riuscire per forza, se si dà tutto quello che si ha». «Non vedo perché. Tutti devono dare tutto quello che hanno, alla fine. Devono morire. Morire non si può definire una riuscita»."

 

Sicuramente da leggere, anche se fa soffrire!

 

"«Ho avuto un matrimonio molto felice, visto che me lo chiede» disse. «Mio marito lavorava nello stesso posto dove lavoravo io. Poi passò alla vecchia Camera di Commercio, prima che diventasse un Ministero. Mi raccontava del suo lavoro quando rincasava la sera». «E lei era felice?». «Lo amavo, e cercavo di capire il suo lavoro. A volte mi colpisce il fatto che gli uomini e le donne non sono precisamente le persone giuste gli uni per le altre. Qualche volta deve succedere, è ovvio»."


 

 

 
 
 
 
 

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Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna